CARCERE: PRONUNCIA DELLA CASSAZIONE SUL CONTROLLO DELLA CORRISPONDENZA DEI DETENUTI IN REGIME SPECIALE (SENT. N. 34768/2025

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Controllo della corrispondenza dei detenuti in regime speciale: la Cassazione ribadisce i limiti e le garanzie – Sentenza n. 34768/2025


1. Introduzione: il diritto alla corrispondenza nel sistema penitenziario

Il diritto alla corrispondenza dei detenuti rappresenta uno degli aspetti fondamentali della tutela della dignità umana e dei diritti della persona privata della libertà. Tale diritto, pur non assoluto, trova fondamento negli articoli 15 e 27 della Costituzione, che garantiscono rispettivamente la libertà e la segretezza delle comunicazioni e la funzione rieducativa della pena.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34768/2025, è tornata ad affrontare il tema dei limiti e delle condizioni entro cui l’autorità giudiziaria può disporre il controllo della corrispondenza dei detenuti sottoposti a regime speciale, precisando i criteri di legittimità e proporzionalità che devono orientare tale misura.


2. Il caso e la questione giuridica

La vicenda trae origine dal reclamo di un detenuto in regime di alta sicurezza (art. 41-bis O.P.), che lamentava la violazione del proprio diritto alla segretezza della corrispondenza a seguito di un controllo disposto dall’amministrazione penitenziaria senza una motivazione specifica e senza un provvedimento dell’autorità giudiziaria.

La questione sottoposta alla Cassazione riguardava, dunque, la legittimità del controllo della corrispondenza dei detenuti in regime differenziato e, in particolare, la necessità che tale controllo sia fondato su un provvedimento giudiziariamente motivato, conforme ai principi di necessità, proporzionalità e finalità di sicurezza pubblica.


3. La motivazione della Corte di Cassazione

Con la sentenza n. 34768/2025, la Suprema Corte ha ribadito che il controllo della corrispondenza dei detenuti costituisce una limitazione di un diritto fondamentale, ammissibile solo se giustificata da specifiche e concrete esigenze di sicurezza o di prevenzione del crimine.

La Corte ha richiamato l’art. 18-ter dell’Ordinamento Penitenziario, secondo il quale il controllo della corrispondenza, sia in entrata che in uscita, deve essere disposto con decreto motivato dell’autorità giudiziaria e deve indicare le ragioni di ordine e sicurezza pubblica che rendono necessaria la misura.

Viene quindi riaffermato un principio cardine: la misura restrittiva deve essere temporanea, proporzionata e non generica. Il controllo non può diventare uno strumento ordinario di vigilanza sul detenuto, ma deve essere utilizzato solo in presenza di specifiche circostanze di rischio, con un controllo giurisdizionale effettivo sulla sua applicazione.


4. Il bilanciamento tra sicurezza e diritti fondamentali

La Corte sottolinea l’importanza del bilanciamento tra le esigenze di sicurezza dell’istituto penitenziario e la tutela dei diritti inviolabili del detenuto.
In particolare, il diritto alla corrispondenza non può essere sacrificato in modo indiscriminato sull’altare della sicurezza, ma deve essere limitato solo nella misura strettamente necessaria a prevenire rischi concreti di comunicazioni illecite o attività criminose.

Tale orientamento è coerente anche con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che più volte ha condannato gli Stati membri per violazione dell’art. 8 CEDU quando il controllo sulla corrispondenza non risultava fondato su un provvedimento motivato o non rispettava i principi di proporzionalità e legalità.


5. Rilievi sistematici e implicazioni pratiche

La pronuncia della Cassazione conferma la centralità del controllo giurisdizionale sulle limitazioni dei diritti dei detenuti e ribadisce che il regime speciale, pur caratterizzato da maggiori restrizioni, non sospende i diritti fondamentali, ma li sottopone a un regime di bilanciamento più rigoroso.

Dal punto di vista operativo, la decisione impone all’amministrazione penitenziaria di:

  • adottare sempre un provvedimento motivato e circostanziato;
  • specificare la durata e le ragioni della misura;
  • assicurare che il controllo sia effettivamente proporzionato rispetto al fine di sicurezza perseguito.

Ciò contribuisce a rafforzare la trasparenza e la legalità dell’azione amministrativa, evitando prassi arbitrarie e garantendo il rispetto dello Stato di diritto anche all’interno degli istituti di pena.


6. Conclusioni

La sentenza n. 34768/2025 della Corte di Cassazione rappresenta un importante richiamo al rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti, riaffermando che il controllo della corrispondenza è legittimo solo se fondato su un provvedimento giudiziario motivato, proporzionato e necessario.
In tal modo, la Corte contribuisce a delineare un equilibrio tra esigenze di sicurezza e garanzie della persona detenuta, in linea con i principi costituzionali e convenzionali.


7. Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con una consolidata esperienza nel diritto penitenziario e nella tutela dei diritti dei detenuti, offre assistenza in materia di ricorsi avverso provvedimenti restrittivi, reclami giurisdizionali e tutela della corrispondenza e della privacy in ambito carcerario.
L’approccio scientifico e la conoscenza approfondita della giurisprudenza nazionale e sovranazionale permettono allo Studio di garantire una difesa tecnica qualificata e orientata alla salvaguardia della legalità costituzionale nel sistema dell’esecuzione penale.


Cassazione Penale, sentenza n. 34768 del 2025 integrale, in formato pdf:

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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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