LA COMMISSIONE EUROPEA METTE IN MORA IL “SISTEMA MAFIOSO” DELL’ITALIA NEL CONCEDERE LE CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME

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Il sedicente “avvocato degli italiani” Conte, nel precedente Esecutivo, di cui era sempre Presidente del Consiglio, in modo illiberale e anti concorrenziale, violando le stesse norme europee, aveva prorogato le concessioni demaniali marittime a danno degli introiti per le autorità locali e per tutti quegli imprenditori che avessero voluto partecipare ad un gara pubblica per ottenere una concessione e potendo così imprendere nel settore turistico-balneare.

Online i dati aperti delle concessioni demaniali marittime | mit

(A tal proposito, di seguito, vi riporto l’articolo di i Alex Giuzio – Fonte: MondoBalneare.com)

Concessioni balneari, UE avvia procedura di infrazione contro l’Italia

Bruxelles ha inviato oggi la lettera di messa in mora, affermando che l’estensione fino al 2033 sarebbe in contrasto col diritto europeo. Fonte: MondoBalneare.com

La Commissione europea ha inviato oggi all’Italia una lettera di messa in mora relativa al rinnovo automatico delle concessioni balneari. Lo ha reso noto un comunicato stampa della stessa Commissione Ue. Il nostro paese ora ha due mesi di tempo per rispondere alle argomentazioni sollevate dall’Europa, dopodiché Bruxelles potrà passare alla seconda tappa della procedura d’infrazione, inviando un parere motivato ed eventualmente comminando all’Italia una sanzione pecuniaria.

Nella lettera di messa in mora, la Commissione Ue chiede all’Italia di «garantire trasparenza e parità di trattamento» nell’assegnazione delle concessioni demaniali marittime. Nello specifico, Bruxelles ritiene che la normativa italiana in materia «sia incompatibile con il diritto dell’Ue e crei incertezza giuridica per i servizi turistici balneari, scoraggi gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia di coronavirus, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane». La norma italiana a cui la Commissione Ue fa riferimento è la 145/2018, che ha disposto l’estensione delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2033. Tale legge, secondo l’Europa, sarebbe in contrasto con la direttiva 2006/123/CE detta “Bolkestein” sulla liberalizzazione dei servizi, nonché con la sentenza della Corte di giustizia europea “Promoimpresa” del 14 luglio 2016, che aveva dichiarato illegittime le proroghe automatiche e generalizzate sulle concessioni balneari. La sentenza “Promoimpresa” riguardava la proroga al 2020 disposta dal governo Monti, ma in seguito, nel 2018 il primo governo Conte aveva stabilito una nuova estensione fino al 2033, giustificandola non come una proroga automatica bensì come un “periodo transitorio” necessario ad attuare una riforma organica del settore, che l’allora ministro del turismo Gian Marco Centinaio stava concordando con Bruxelles. Tuttavia il primo governo Conte è caduto e l’attuale esecutivo Pd-5Stelle non ha mai portato a compimento il lavoro. Di qui la decisione della Commissione europea di comminare una procedura di infrazione all’Italia.

Secondo quanto afferma la lettera di messa in mora, «gli Stati membri sono tenuti a garantire che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali (per esempio le spiagge), siano rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. L’obiettivo è fornire a tutti i prestatori di servizi interessati – attuali e futuri – la possibilità di competere per l’accesso a tali risorse limitate, di promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse». «L’Italia non ha attuato la sentenza della Corte di giustizia europea», sottolinea infine Bruxelles. «Inoltre da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione». L’Italia aveva subìto una procedura di infrazione europea sulle concessioni balneari già nel 2009, quando era in vigore il regime di “rinnovo automatico” ogni sei anni al medesimo soggetto. Nel 2010 il rinnovo automatico fu abrogato dall’ultimo governo Berlusconi, portando la Commissione Ue a chiudere la procedura di infrazione, e da allora l’Italia è andata avanti con diverse proroghe (prima al 2015, poi al 2020 e infine al 2033), ma senza mai attuare la necessaria riforma complessiva sul demanio marittimo, che possa conciliare il diritto europeo con le aspettative degli attuali concessionari e con le esigenze di un comparto turistico unico al mondo. Ora, con la nuova lettera di messa in mora, il governo non potrà più permettersi ritardi nell’approvazione della necessaria riforma. Fonte: MondoBalneare.com

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