GOVERNO CONTE: OFFENSIVA CONTRO LO STATO DI DIRITTO

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Oltre ad aver violato la Costituzione italiana con dei dpcm incostituzionali, l’attuale Governo cerca anche di ridimensionare il diritto penale.

(Articolo scritto da Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno)

Il "Decreto Semplificazioni" nelle slides del Governo - claai.info
Decreto Legge “Semplificazioni” 16 luglio 2020 n. 76.

L’attuale esecutivo, dopo aver ripetutamente violato la Costituzione italiana con dei dpcm incostituzionali (vedi ordinanza n. 45986/2020 del Tribunale Civile di Roma), minando in tal modo lo stato di diritto, a causa delle restrizioni della libertà di circolazione ed economica che hanno determinato un progressivo depauperamento economico degli italiani, dietro il pretesto di voler contrastare il fenomeno, frequente fra i funzionari pubblici, denominato “burocrazia difensiva”, ossia quella ritrosia e timore di assumere decisioni per promuovere attività di interesse pubblico, timore nascente dal pericolo di incorrere in conseguenze giudiziarie a proprio carico, ha emanato il Decreto Legge “Semplificazioni” 16 luglio 2020 n. 76.
Con tale decreto, il Governo ha legiferato delle modifiche in materia penale, ridimensionando la portata della fattispecie incriminatrice del reato di “abuso d’ufficio” ex art.323 c.p.
La suddetta modifica stabilisce che è configurabile il reato di abuso d’ufficio solo quando non vengono rispettate specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge.
Con questa riforma si esclude dalla fattispecie de quo l’inosservanza di norme di rango secondario, regolamentare e subprimario.
L’innovazione della nuova previsione normativa sussiste anche nel fatto che quantunque venisse volata la legge di rango primario, sarebbe comunque esclusa la fattispecie incriminatrice di abuso d’ufficio se dalla norma violata risultassero dei margini di discrezionalità in capo al funzionario pubblico.
Lo scopo di questa riforma è palesemente quello di contrastare la giurisprudenza penale prevalente (la quale prevede una limitazione rigida dell’eccesso di potere dei funzionari pubblici), privando di conseguenza il giudice penale di sindacare l’eventuale vizio di eccesso di potere compiuto dalla Pubblica Amministrazione.
Questa riforma finisce per depenalizzare, per giunta in modo retroattivo, anche le fattispecie criminose più gravi, che danneggiano l’interesse pubblico.
Questa politica rappresenta il proseguo di una pericolosa tendenza giuridico-culturale improntata sulla depenalizzazione, che è stata già avviata nei precedenti Governi di centrosinistra (come avvenne con D.Lgs. n.50/2016 – aggiunto ad opera del D.L. n. 32/2019, durante il Governo Gentiloni).

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