
Giustizia per le vittime di amianto: la Corte d’Appello di Roma riconosce maggiorazioni contributive ad ex operaia della Videocolor di Anagni
Il caso: trent’anni di esposizione inconsapevole all’amianto
M.R., ex operaia della storica Videocolor di Anagni (già Vdc Technologies Spa), ha trascorso quasi trent’anni a contatto diretto con l’amianto senza saperlo. Oggi, a 56 anni, è affetta da una grave pneumopatia interstiziale riconosciuta come malattia professionale asbesto-correlata.
Il primo riconoscimento è arrivato dal Tribunale di Frosinone, che ha condannato l’INAIL a indennizzarla per il danno biologico. Successivamente, la Corte d’Appello di Roma ha esteso la tutela, imponendo all’INPS di riconoscere le maggiorazioni contributive per il periodo di esposizione (1979-2006) e di ricostituire integralmente la posizione assicurativa della lavoratrice.
L’operaia, già in pensione dal 2011, riceverà circa 20.000 euro di arretrati e un incremento mensile della pensione pari a 500 euro.
Il contesto giuridico: malattie professionali e diritti previdenziali
La vicenda rientra nell’ambito delle tutele riconosciute dalla normativa italiana in materia di amianto, che prevede:
- Indennizzo INAIL (ex art. 13 D.lgs. 38/2000) per il danno biologico da malattia professionale;
- Benefici previdenziali amianto (art. 13, comma 8, L. 257/1992) con la maggiorazione contributiva 1,5 per ogni anno di esposizione, utile al pensionamento anticipato o all’aumento dell’assegno pensionistico;
- Riconoscimento giudiziale dei diritti in caso di diniego amministrativo da parte di INPS o INAIL.
Il caso dimostra come i lavoratori esposti all’amianto possano non solo ottenere il riconoscimento della malattia professionale, ma anche una tutela previdenziale rafforzata.
L’importanza della prova dell’esposizione
Elemento centrale nei giudizi di questo tipo è la prova della concreta esposizione ad amianto. Nel caso Videocolor, le perizie tecniche hanno evidenziato che:
- i macchinari, i forni per i cinescopi, le vasche e i ventilatori erano rivestiti di pannelli contenenti amianto;
- l’attività lavorativa nei reparti pedana, sala maschere e vuoto rendeva l’esposizione inevitabile;
- i sintomi clinici (dispnea, tosse cronica, insufficienza respiratoria) e la diagnosi specialistica hanno confermato la natura professionale della patologia.
Questa ricostruzione probatoria ha permesso di affermare il nesso causale tra attività lavorativa ed insorgenza della malattia.
La competenza dello Studio Legale Bonanni Saraceno
Lo Studio Legale Bonanni Saraceno ha maturato una pluriennale esperienza nella tutela delle vittime di esposizione ad amianto, assistendo lavoratori e familiari nei giudizi contro INAIL, INPS e datori di lavoro.
Grazie a un approccio interdisciplinare, che unisce analisi giuridica, perizie medico-legali e indagini tecniche ambientali, lo Studio è in grado di:
- ottenere il riconoscimento delle malattie professionali da amianto presso l’INAIL;
- assicurare benefici previdenziali e maggiorazioni contributive presso l’INPS;
- promuovere azioni risarcitorie contro i datori di lavoro per la responsabilità civile derivante da omessa protezione dei dipendenti.
Il caso Videocolor di Anagni conferma come la difesa tecnica mirata possa tradursi in risultati concreti: riconoscimento della malattia, adeguamento pensionistico e ristoro economico.
Conclusioni
La recente sentenza della Corte d’Appello di Roma non rappresenta solo un importante successo individuale per M.R., ma costituisce un precedente significativo per tutti gli ex lavoratori della Videocolor e, più in generale, per le vittime di esposizione ad amianto in Italia.
In un contesto in cui l’amianto continua a mietere vittime, la tutela legale specializzata si rivela essenziale per ottenere giustizia.
Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con la sua competenza in diritto del lavoro, previdenziale e risarcitorio, si conferma un punto di riferimento per chiunque voglia far valere i propri diritti contro l’inerzia delle istituzioni e le omissioni dei datori di lavoro.
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