Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha espresso un parere critico sulle misure contenute nel decreto legge recentemente approvato dal Consiglio dei ministri e attualmente in discussione al Senato, in merito alla gestione dell’emergenza carceri. Pur riconoscendo gli obiettivi del decreto, volti alla semplificazione delle procedure di esecuzione penale e alla riduzione del carico di lavoro per la magistratura di sorveglianza, il CSM sottolinea che le misure introdotte, specialmente quelle riguardanti la liberazione anticipata e le misure alternative, rischiano di essere inefficaci senza una fase transitoria ben articolata.
In particolare, il CSM evidenzia che le nuove disposizioni impongono al giudice di attivarsi d’ufficio entro termini specifici, il che potrebbe aggravare il carico di lavoro dei magistrati di sorveglianza, data l’elevata quantità di detenuti di cui sono responsabili. Questo potrebbe rendere necessaria una complessa riorganizzazione delle attività delle cancellerie e degli stessi magistrati, rischiando di vanificare i vantaggi procedurali del decreto.
Inoltre, per i detenuti che hanno scontato la pena in diversi istituti, il termine di 90 giorni per concludere il procedimento di liberazione anticipata o per le misure alternative potrebbe non essere rispettato a causa della complessità delle istruttorie. Il CSM suggerisce quindi di trasmettere periodicamente tutte le informazioni istruttorie agli uffici di sorveglianza, per facilitare la raccolta dei dati necessari.
Infine, riguardo alla nuova norma sul peculato per distrazione, il CSM avverte del rischio di incertezze interpretative future, dato che la norma potrebbe sovrapporsi con il peculato semplice e comportare una riduzione delle sanzioni. La Commissione Giustizia del Senato ha esaminato gli emendamenti senza apportare modifiche sostanziali alle misure sul carcere, ma ha aggravato le sanzioni per frodi gravi ai danni degli interessi finanziari dell’UE.