DEMOCRAZIA IN STATO COMATOSO

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Articolo scritto da Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno

Storicamente le emergenze e le crisi hanno agevolato l’anomia e di conseguenza l’autoritarismo.

Quando subentrano le emergenze mondiali, come quella che stiamo vivendo a causa del Covid-19, emergono tutte le fragilità dei sistemi democratici, emerge anche in Italia quella atavica tendenza, insita nell’istintuale natura dell’uomo, verso modelli di controllo e di stato di polizia, tipici dei regimi totalitari, come sta accadendo in Ungheria.

La democrazia alla deriva già con la crisi finanziaria del 2008

La giustificazione della situazione straordinaria di necessità ed urgenza crea le condizioni politiche per limitare se non sospendere le garanzie costituzionali, in modo tale da assopire e paralizzare qualsiasi reazione democratica da parte dell’opinione pubblica che, inerte, sembra accettare tutto come una “condicio sine qua non”.

Già con la crisi finanziaria del 2008 si manifestarono i prodromi di questa deriva invasiva e totalitaria, con la creazione di strumenti declinati sia a livello nazionale e sia a livello internazionale, come ad esempio l’abolizione del segreto bancario, lo scambio di dati finanziari, ma soprattutto con la creazione di una normativa antiriciclaggio invasiva ai limiti dell’assurdo, senza per altro ottenere rilevanti risultati nella lotta all’evasione e alla corruzione, ma ottenendo solamente il pessimo risultato di danneggiare e rallentare l’economia reale, soprattutto quella delle piccole e medie imprese.

In Italia sono stati sviluppati ed ampliati ulteriormente i poteri dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, eliminando quasi tutte le garanzie costituzionali a favore dei contribuenti, che grazie a questa normativa restrittiva si sono ritrovati ad essere considerati tutti dei potenziali evasori fino a prova contraria.

Leggi che hanno generato giustizialismo e ridimensionato il Parlamento

I vari governi hanno escogitato le forme più abiette per penalizzare la libertà economica dei contribuenti, arrivando ad incrementare l’utilizzo del sequestro preventivo.

Grazie a questa escalation si è passati ad esercitare il più bieco giustizialismo generando leggi che di fatto hanno abolito la prescrizione e hanno ridimensionato il ruolo del Parlamento, limitandolo alla mera ratifica dell’attività del governo.

La grave crisi sanitaria generata dal Covid-19 ha dato il via all’applicazione di un modello sostanzialmente autoritario, che con l’emissione di una raffica di decreti del presidente del consiglio e di ordinanze del ministero della sanità ha di fatto sancito la fine dei nostri diritti costituzionali ed il controllo assoluto di ogni libertà di movimento e la chiusura di ogni attività professionale, reprimendo così la libertà economica.

Volente o nolente, il sistema politico, economico e sociale, a cui eravamo abituati fino a quando non è iniziata la diffusione della pandemia del Covid-19, non lo vivremo più.

Il nostro futuro modello di vita si avvicinerà per molti aspetti operativi e quindi sostanziali, sempre in nome dell’emergenza sanitaria, ad un modello simile a quello ungherese, in cui la democrazia sarà sospesa per ragioni di ordine pubblico e per garantire la salute e l’incolumità della collettività.

Questa pandemia non sta uccidendo solamente un gran numero di vite umane, colpendo le nostre relazioni umane, ma sta uccidendo anche le nostre istituzioni, sta mettendo in una duratura quarantena anche la nostra stessa democrazia, addormentando in uno stato comatoso, potenzialmente irreversibile, la nostra Costituzione.

I cittadini italiani sono spauriti in un limbo di incertezze psicologiche ed economiche mai vissute, forse neanche dai loro nonni durante la seconda guerra mondiale.

Stato di necessità che esautora il Parlamento e porta all’autoritarismo

Il Parlamento è latitante nelle sue prerogative costituzionali, ossia le attività legislative, il Governo esercita le sue funzioni dopo il “tramonto”, utilizzando come mezzi di comunicazione i social media.

Conte, sempre in nome della sua emergenza, esercita le sue funzioni esautorando il Parlamento e limitando i nostri diritti costituzionali a forza di decreti emessi, dopo laceranti discussioni.

Un aspetto ancor più preoccupante è l’aumento di conflittualità che emerge nei rapporti tra Governo, Regioni ed Enti Locali, una conflittualità mai vista in questi termini nella storia della Repubblica italiana.

Lo stesso Capo dello Stato si è ritrovato a dover assistere sgomento e senza poter intervenire per limitare in modo incisivo questo modus operandi dell’attività governativa.

Per quanto lo stato di emergenza dovuta alla pandemia del Covid-19 imponga ogni importante decisione in tempi rapidi su quali interventi compiere per fronteggiare la grave situazione sanitaria, non si possono comunque mortificare e depotenziare le funzioni attribuite dalla Carta Costituzionale al Presidente della Repubblica italiana ed al Parlamento, fondamentale organo costituzionale per il controllo dell’attività governativa e per l’esercizio di quella legislativa.

Per questi motivi è essenziale che il Governo abbia un confronto reale con il Parlamento e anche con l’opposizione e questo potrà accadere solamente quando il Parlamento tornerà a riunirsi regolarmente per esercitare le funzioni che gli attribuisce la Costituzione italiana, fonte primaria e fondamentale del nostro sistema democratico.

Anche perché, se siamo in presenza di un’emergenza che ricorda le emergenze belliche e quindi di portata storica, ciò postulerebbe la formazione di un governo di unità nazionale e in mancanza, sarebbe almeno opportuna una costruttiva e solidale collaborazione tra Governo e opposizione.

Tornare a far funzionare il Parlamento e confronto con l’opposizione

Il numero di volte in cui Conte si è concesso all’ascolto dell’opposizione, solo due volte e solo perché suggerito dal Presidente della Repubblica, denota una qualche superbia a danno degli interessi nazionali, visto che certi errori commessi all’inizio della diffusione della pandemia potevano essere evitati o se non altro limitati nei loro effetti.

Il modus operandi dell’azione governativa ha compromesso e minato lo stato di diritto della nostra Nazione, comprovato dal fatto che la riduzione delle libertà personali e delle libertà economiche disposta tramite il dpcm, ha impedito un controllo parlamentare, solo tardivamente recuperato nei successivi decreti legge.

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