IL LIBERALISMO INTEGRALE COME ANTIDOTO CONTRO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI COSTITUZIONALI E LA BUROCRAZIA

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(Articolo scritto da Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno)

Carta da Parati Word cloud per il liberalismo classico • Pixers ...

L’azione governativa incostituzionale che fino ad oggi abbiamo visto concretizzarsi con una inimmaginabile sfrontatezza e accondiscendenza della classe politica e delle istituzioni, non è un fatto casuale, ma figlia di una certa cultura politica radicata in Italia e di un retaggio illiberale che non ha mai abbandonato certe tendenze interventiste e stataliste che hanno sempre fatto prevalere il potere statuale sulla società, nella illusoria concezione che l’intervento dello Stato nella sfera sociale, economica e culturale, possa realizzare la “giustizia sociale”.

In una società pienamente e compiutamente liberale non può sussistere alcun accostamento positivo tra etica e Stato, perché la funzione dello Stato non può essere che quella esclusivamente di garante dei diritti costituzionali e quindi pre-politici, perché esso non deve e non può essere un creatore di diritti e tanto meno di “un’etica pubblica”.

La reiterata violazione costituzionale risponde proprio a quella concezione secondo la quale lo Stato possa decidere il giusto ed il bene dei cittadini derogando anche agli stessi principi e diritti costituzionali.

Questa è la cultura cui appartengono le compagini politiche che compongono l’attuale maggioranza parlamentare, di cui l’attuale governo è l’espressione politica.

Se la principale espressione partitica della sinistra italiana, nella sua evoluzione politica post marxista, ha abbracciato la visione democratica della società, non ha di certo mai sposato i principi del liberalismo, inteso nella sua accezione di liberalismo classico, ma tutt’al più, dopo decenni di ostracismo verso qualsiasi tesi che non rispondesse ai dogmi della cultura marxista, oggi è intenta a voler rappresentare la tradizione liberal, che non ha nulla a che vedere con il liberalismo.

La cultura liberal tenta di subordinare la politica al raggiungimento di finalità etiche (la così detta giustizia sociale) e quindi è completamente indifferente del fatto che ciò porti ad un incremento del potere politico, mentre un liberale valuterà la realizzabilità dei fini alla luce di questo conseguente incremento.

In quanto il liberale contrasta ogni tipo di concezione che mitizza lo Stato come produttore di un ordine tramite la legislazione e la pianificazione economica-sociale, anche durante un’emergenza pandemica.

Sia la difesa intransigente della libertà individuale, la consapevolezza dell’insanabile contrapposizione tra il potere e la libertà di ricercare sempre nuove soluzioni ai problemi sociali, sia la tendenza di diffidente prudenza nella possibilità di incrementare il potere politico per raggiungere fini, dei quali non possiamo conoscere tutte le possibili conseguenze, sono gli assiomi fondamentali della tradizione liberale.

Da ciò si comprende tanto la disinvoltura con cui l’attuale Governo ha violato la Costituzione utilizzando dei dpcm incostituzionali, esautorando completamente la funzione legislativa del Parlamento, consentendosi di attuare la restrizione dei principi inviolabili delle libertà individuali, come la libertà di circolazione, tutelata dall’art. 16 Cost., quanto la complicità della maggioranza che proprio nella sua cultura liberal (post marxista) vede la risoluzione di ogni problema, al punto da giustificare anche la violazione della Costituzione e dei diritti costituzionali.

Quindi, secondo la cultura liberal e post marxista, lo Stato può negare anche le fondamenta del suo ordine giuridico, ossia la Costituzione e da stato di diritto si trasforma in stato di polizia da cui trae origine la cultura dell’Interventionism e del Welfare State, ossia l’odierna situazione che noi cittadini stiamo vivendo grazie ai provvedimenti incostituzionali disposti da Governo.

La proliferazione di commissioni di esperti e soloni scienziati, istituite dal Governo, commissioni a cui è stato affidato il futuro delle nostre libertà, nasce proprio da quella cultura “scientista”, secondo la quale il così detto “metodo scientifico” possa risolvere qualsiasi problema sociale, una concezione che cela quel substrato ideologico socialista e razionalistico che è ancora ben radicato nella cultura dei post marxisti..

Il vero problema che ci si pone in uno stato di diritto e quindi veramente liberale, è quello di evitare che si manifesti un potere legislativo privo di limiti costituzionali che compromettano inevitabilmente le libertà individuali dei cittadini.

Questa deriva illiberale nasce anche dal fatto che esiste una certa cultura, tipicamente italiana che scinde il liberalismo dal liberismo, una distinzione decisamente insostenibile, perché senza libertà economica non può declinarsi alcuna libertà individuale, visto che la maggior parte delle istituzioni sociali, come il linguaggio, l’etica, il diritto, lo Stato, il mercato, i prezzi ed altro ancora sono il risultato non intenzionale di azioni umane che, nel realizzare dei propri interessi soggettivi interagiscono con altre azioni umane con uguali fini, riassunto nella definizione hayekiana di “ordine spontaneo”, ossia quelle situazioni nuove ed impreviste.

Con la rivoluzione “marginalistica” e il sopraggiungere della “teoria dei valori soggettivi”, la concezione secondo la quale il liberalismo etico-politico di stampo crociano prevalga sul liberalismo economico (ossia il liberismo) è priva di senso, oltre ad essere anacronistica.

In uno stato liberale non esiste alcuna emergenza che possa giustificare la violazione della Costituzione e delle libertà individuali , neanche la pandemia del Covid-19, perché in uno stato di diritto per risolvere ogni problema si ricercano quelle soluzioni che direttamente o indirettamente si avvicinano all’obiettivo di ridurre il potere politico statuale che possa offuscare ogni orizzonte alle libertà individuali.

Quello che stiamo vivendo oggi è il prevalere del diritto pubblico sul diritto privato e quindi sulla libertà economica.

La mancanza di attenzione alla tutela della libertà economica deriva proprio da quella concezione secondo la quale può esistere il liberalismo prescindendo dalla libertà economica, ossia dal liberismo.

Infatti esiste un’analogia tra economia di mercato e diritto giurisprudenziale da una parte e tra economia pianificata e legislazione dall’altra parte.

Là dove esiste una libertà di mercato ed il diritto giurisprudenziale vige un sistema liberale compiuto.

In questa crisi sanitaria, oltre ad una grave violazione della Costituzione, abbiamo avuto la conferma di quanto sia pernicioso l’annoso problema che penalizza da sempre lo Stato italiano, ossia l’elefantiaco peso ostativo della burocrazia della pubblica amministrazione.

Se esiste un cambiamento positivo che possa nascere da questa pandemia è proprio quello di attuare una riforma radicale della cosa pubblica e quindi una sua sostanziale sburocratizzazione.

Iniziando dalla semplificazione della nostra legislazione, molto spesso farraginosa e contraddittoria che agevola la corruzione e la non trasparenza.

Il non rispetto dei dettami costituzionali nasce da una cultura illiberale di delegittimazione della facoltà di scelta individuale dei cittadini, che anche dal movimento dei cinque stelle, sono considerati incapaci di essere autonomi nello scegliere i propri interessi e quindi anche nella visione della così detta democrazia, impropriamente chiamata, diretta del movimento cinque stelle si cela un subdolo tentativo di pilotare la volontà dei cittadini tramite la piattaforma Rousseau, esautorando così l’organo costituzionale rappresentativo della sovranità popolare, quale è il Parlamento.

La mancanza di una cultura liberale e costituzionale porta l’attuale maggioranza parlamentare a confondere un istituto di diritto sostanziale come quello della Prescrizione e quindi garantito dalla Costituzione al secondo comma dell’art.25, con un istituto di diritto procedurale.

La legge del ministro della Giustizia Bonafede, non a caso esponente del movimento cinque stelle, rientra in questa visione incostituzionale e illiberale tipica di una cultura giustizialista e giacobina, che sono un retaggio di quella cultura socialista ed intervista e di quella cultura pseudo liberale perché razionalista che vede nella ragione l’infallibilità dell’azione umana, il così detto “razionalismo costruttivistico” continentale, che di liberale ha ben poco, antitetico al vero liberalismo, ossia quello anglosassone evoluzionista, che nel dubbio e non nella certezza della ragione, fonda le basi dell’evoluzione e del progresso dell’umanità.

Su queste basi e su questo strato culturale si è realizzata un’egemonia del diritto pubblico sul diritto privato, che ha trasformato il diritto da un insieme di norme di comportamento aventi carattere generale ed astratto, in un complesso farraginoso di direttive al cui fondamento non ci sono più la certezza del diritto e la prevedibilità dei comportamenti individuali, indispensabili per l’esistenza di un ordine, ma l’esclusiva esistenza di certi comportamenti finalizzati al raggiungimento degli obiettivi che una maggioranza politica ha ritenuto giusti e validi.

In questa situazione di crisi economica derivante dalla pandemia del Covid-19, che molto probabilmente diventerà una depressione economica, il dedalo incontrollato della nostra legislazione contraddittoria, da cui trae origine la dannosa burocrazia , ostacola e ostacolerà ulteriormente tutti i presenti e futuri finanziamenti erogati dalla Bce per aiutare la ripresa dell’economia italiana e le imprese italiane.

Il potere corrotto della burocrazia italiana ricava la sua legittimazione proprio dall’inflazione legislativa, un’inflazione generata da una tendenza decennale della nostra classe politica che utilizza la legislazione come strumento per plasmare il diritto facendogli assumere dei connotati diversi a seconda del mutare delle maggioranze parlamentari e degli accordi dei partiti politici e gruppi sociali che li esprimono.

Al punto che oramai il diritto e quindi la sua certezza, sono stati mortificati da un modus agendi del confronto politico che si è trasformato in una sorta di guerra giuridica, di tutti contro tutti, combattuta tramite il potere legislativo per realizzare fini particolari fondati molto spesso sulla logica del voto di scambio.

Quindi tutte queste forze politiche che azzerano gli istituti di diritto sostanziale, le libertà individuali ed i diritti costituzionali fondano la loro azione sull’idea della pianificazione legislativa, che porta con se anche la pianificazione economica, ossia su dei tentativi di eliminare il processo di formazione spontanea delle istituzioni sociali, come il mercato ed il diritto.

Da questa concezione nasce l’assistenzialismo e le sue declinazioni più abiette e pericolose come il “reddito di cittadinanza”, ossia dal concetto di rendere gli italiani non dei consapevoli cittadini, ma dei sudditi obbedienti e “sfamati” dallo Stato, il cui Governo, come in una Repubblica di Platone, sa scegliere il meglio per loro, su come devono vivere, spostarsi e consumare, anche al costo di violare la Costituzione italiana.

Al posto di regole di condotta generali ed astratte, garantite dalla Costituzione, che permettono la realizzazione dei fini individuali, secondo una concezione liberale della società, progressivamente si sta passando ad un sistema improntato su norme di comportamento e di disposizioni atte a conseguire i fini che gli attuali pianificatori e legislatori ritengono che debbano essere perseguiti.

Questi disposizioni statuali impongono dei comportamenti che prevalgono sulle libertà individuali e quindi sui diritti costituzionali, che non sono considerati degli intoccabili ed universali valori. ma solo delle concessioni statuali conformi alle finalità sociali della pianificazione economica e legislativa dell’attuale Governo.

Una società non può essere realmente liberale e quindi libera se le è impedito di produrre spontaneamente un ordine fondato sulla prevedibilità dei comportamenti e non sulla loro obbligatorietà, come vorrebbe la cultura interventista e costruttivistica del Governo.

In questa drammatica fase storica, l’Italia si trova ad un bivio, continuare ad essere vittima della sua estensione illimitata della legislazione, che genera mostri come l’inefficiente e corrotta burocrazia, compromettendo definitivamente un ordine politico liberale e quindi le sue libertà individuali e uccidendo definitivamente la certezza del diritto o riformare la cosa pubblica in funzione della tutela costituzionale della prevedibilità dei comportamenti e della libertà della loro spontanea espressione, basandosi sempre sulla permanenza nel tempo di regole giuridiche spontaneamente prodotte dall’azione individuale, la cui principale caratteristica è proprio la sua prevedibilità, che rende possibile la convivenza e la realizzazione dei piani individuali, eliminando così definitivamente quella pianificazione legislativa, intesa come insieme di norme dispositive che il legislatore-politico può mutare a suo piacimento e per interessi politici di parte.

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2 risposte a “IL LIBERALISMO INTEGRALE COME ANTIDOTO CONTRO LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI COSTITUZIONALI E LA BUROCRAZIA”

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