I CONFUSIONARI 557 PROGETTI ITALIANI PER IL RECOVERY FUND

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Recovery Fund Italia: cosa prevedono i 557 progetti presentati?

Le ultime notizie sul Recovery Fund hanno confermato ancora una volta che l’elaborazione del piano italiano, da trasmettere poi all’Europa, non sarà qualcosa di facile.

Qualche giorno fa il governo ha tracciato i 6 pilastri fondamentali del suo progetto, dalla salute fino alla digitalizzazione, passando poi per argomenti particolarmente importanti come l’istruzione e non solo.

Stando alle ultime notizie de Il Corriere della Sera, ad oggi sarebbero stati già presentati dall’Italia 557 progetti, per un controvalore di 677 miliardi di euro, ben superiore ai 209 miliardi che il Belpaese riceverà dal Recovery Fund. La scrematura sarà dunque necessaria.

Altro grande assente nella lista dei 557 progetti sul Recovery Fund l’ecobonus del 110%, attualmente previsto fino alla fine del 2021.

I progetti presentati

Stando a quanto riportato dal quotidiano, nella lista (provvisoria) sono state inserite diverse voci.

Si pensi ad esempio ai 2 miliardi per il sostegno del 5G, o ancora ai 4 miliardi destinati all’eliminazione delle tasse sugli aumenti contrattuali e ai 10 miliardi per la riduzione delle imposte sul lavoro.

Occhi puntati poi sugli 1,5 miliardi rivolti alle RSA e sui 2,7 miliardi per il diritto allo studio (borse + rette agevolate). Al centro delle proposte per il Recovery Fund anche la Pubblica Amministrazione, con 3 miliardi per le nuove assunzioni, 4 miliardi per lo smart working e 5 miliardi per la creazione di poli di cooworking.

10 miliardi di questi progetti presentati sono stati indirizzati alla lotta ai contanti, mentre altri 2 miliardi sono stati pensati per lo sviluppo di una piattaforma e-commerce (l’Amazon italiano, lo ha definito Il Corriere).

Svariati miliardi di euro, invece, per le infrastrutture tra cui la Torino-Lione (oltre 1 mld), la Palermo-Messina-Catania (4,5 mld), l’AV Napoli-Bari (2,6 mld). Senza contare poi le agevolazioni per garantire l’accesso ai mezzi pubblici anche ai meno abbienti.

Ovviamente bisognerà scegliere fra tutti i progetti proposti nella lista temporanea. Soltanto più avanti dunque sapremo con certezza quali proposte entreranno nel piano italiano sul Recovery Fund e quali invece rimarranno inascoltate.

ARTICOLO TRATTO DA: https://www.money.it/Recovery-Fund-Italia-557-progetti-quali-sono?utm_source=Money.it&utm_campaign=a318c1e1bf-RSS_EMAIL_CAMPAIGN&utm_medium=em

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CRONACA DI UN NO-DEAL ANNUNCIATO, TRA REGNO UNITO E UNIONE EUROPEA

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Brexit: cos'è il no-deal?

Nella primavera del 2019, la mancata intesa sulla Brexit e le continue pressioni interne costrinsero Theresa May a dimettersi e si ripresentò lo spettro del No-Deal.

Dopo le elezioni di dicembre 2019,  subentrò come primo ministro Boris Johnson, il quale, il 31 gennaio del 2020, è riuscito ad ottenere la Brexit, creando in tal modo una fase di transazione.

Dal punto di vista letterale il termine significa «nessun accordo»., dunque il No-Deal può essere definito come una Brexit senza una intesa tra Regno Unito e Unione europea.

Il periodo di transizione nel quale Regno Unito e UE dovranno trovare un accordo di natura commerciale è iniziato il primo febbraio scorso e se non verrà raggiunta alcuna intesa entro la fine dell’anno, il No-Deal determinerà diverse dannose conseguenze per entrambe le parti.

Il mercato si è subito allarmato sui risvolti pratici del No-Deal sui suoi effetti in conseguenza dell’uscita del Regno Unito dall’UE senza un accordo, che genererebbe gravi conseguenze economche per entrambi gli interlocutori.

Il No-Deal determinerebbe l’introduzione di nuovi dazi, tariffe e controlli doganali, secondo quanto previsto dalle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), a cui dovrebbero sottostare il Regno Unito e l’Unione Europea.

Uno scenario negativo per entrambe le economie, messe duramente alla prova dall’emergenza coronavirus, che imporrà ai rispettivi PIL di archiviare il 2020 con forti flessioni.

In finale, il no-deal modificherebbe radicalmente l’attuale situazione ed equilibrio commerciale ed economico per entrambi, anche in riferimeno alla precaria situazione economico-sociale causata dalla pandemia del Covid-19.

Il fatto che un ipotetico accordo dovrà essere ratificato da tutti gli Stati membri dell’Unione Europea lo rende ancora più difficoltoso da raggiungere ed il suo fallimento potrebbe peggiorare ulteriormente le relazioni commerciali e di conseguenza il Pil dei Paesi membri più fragili e con un debito pubblico già alquanto compromesso, come è quello italiano.

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VOTARE SI, SIGNIFICA VOLERE 200 MILIARDI DI SPRECHI DELLA PA E LA RIDUZIONE DELLA SOVRANITA’ POPOLARE

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Io voto no al referendum del | Ienevideo

Il 20 e il 21 settembre si svolgerà il referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari e coloro che sono a favore di tale riduzione e quindi voteranno “Si”, sostengono che ciò determinerà un risparmio per la spesa pubblica.

L’Ufficio studi della Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (CGIA) ha realizzato una ricerca in cui ha comparato il mancato gettito derivante dall’evasione fiscale che danneggia la Pubblica Amministrazione con i costi aggiuntivi che penalizzano le famiglie e le imprese italiane a causa del malfunzionamento dei servizi pubblici.

Sebbene questa ricerca non abbia alcun rigore scientifico, presenta comunque un rigore concettuale, da cui si evince che l’ammontare di 110 miliardi di euro annui di evasione fiscale (Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze) risulta decisamente inferiore al danno economico recato ai contribuenti a causa degli sprechi e della corruzione all’interno della PA, che ammonta a oltre 200 miliardi di euro all’anno, ossia quasi il doppio rispetto all’evasione fiscale.

L’Ufficio studi della CGIA ha elencato i seguenti sprechi ed inefficienze presenti nella Pubblica Amministrazione:

  1. il costo annuo di 57 miliardi di euro per le imprese nella gestione dei rapporti con la burocrazia della PA (Fonte: “The European House Ambrosetti);
  2. i 53 miliardi di euro di debiti commerciali della PA nei confronti dei propri fornitori (Fonte: Banca d’Italia);
  3. il deficit logistico-infrastrutturale che penalizza il sistema economico nazionale pari ad un importo di 40 miliardi di euro all’anno (Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti );
  4. La perdita di 40 miliardi di euro per il Pil a causa delle fatiscenze della giustizia civile (Fonte: CER-Eures);
  5. i 24 miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non consentono di abbassare la pressione fiscale italiana in rapporto con la media degli altri Paesi europei (Fonte: Discussion paper 23 Commissione Europea);
  6. i 23.5 miliardi di euro all’anno di spesa pubblica causata dalla corruzione a dagli sprechi (Fonte: ISPES);
  7. i 12.5 miliardi di euro all’anno causati dagli sprechi e le inefficienze del settore del trasporto pubblico locale (Fonte: “The European House Ambrosetti-Ferrovie dello Stato).

Dopo aver riportato la suddetta ricerca dell’Ufficio studi della CGIA, si deduce che coloro che sostengono questa riforma costituzionale sulla riduzione dei parlamentari preferiscono compromettere l’equilibrio dei pesi e contrappesi costituzionali, riducendo il Parlamento, ossia l’unico organo rappresentativo della sovranità popolare, perché eletto direttamente dal popolo, anziché razionalizzare e ridurre i vergognosi sprechi nella pubblica amministrazione..
Perché l’unica verità che non si vuole affermare e l’unica seria riforma, che per opportunismo politico, nessun partito vuole realizzare, sono quelle riguardanti la pubblica amministrazione, ossia quell’elefantiaco colosso, che è il frutto di decenni di voto di scambio tra una cittadinanza senza alcuna dignità civica e una classe politica incapace e solo protesa a prosciugare le finanze dei contribuenti pur di crearsi un feudo elettorale ben ripagato con posti di lavoro a spese dello Stato.
Per non parlare anche dei sontuosi emolumenti e liquidazioni dati a dirigenti statali, perché rappresentanti delle correnti politiche maggioritarie di turno.
La cialtroneria gattopardesca di questa nazione continua ad esercitare la sua deleteria influenza propagandistica, sempre a danno dei cittadini, che, essendo loro stessi vittime della irrazionale e rabbiosa reazione alla politica, finiscono per assecondare questo processo di trasformazione da cittadini a sudditi, avallando la riduzione dei loro diritti costituzionali, come la rappresentatività parlamentare.

Vedete, io comprendo che il livello medio di istruzione in Italia è più basso di quello degli altri Paesi europei, risultato di anni di depauperamento progressivo della qualità formativo-scolastica (grazie anche ai postumi della demagogia sessantottina che portò alla legittimazione del 6 politico), ma qui si tratta di buon senso.
Infatti, sono decenni che si parla di corruzione e spreco nella pubblica amministrazione e invece di affrontare in modo legislativo questa depauperante vergogna, ci si sfoga contro i propri diritti costituzionali.
Inoltre, abbiamo avuto la testimonianza di Carlo Cottarelli, che quando provò ad affrontare questo annoso problema italiano fu emarginato e “radiato” dal Governo Renzi.
Qui si va oltre i deficit culturali, qui si arriva ad una patologia neurologica, ad una sorta di dislessia ipertrofica nel giudicare la realtà in modo differente da quella che in maniera consapevole ed evidente si conosce e si subisce, in sostanza si è vittima di una bipolarità cognitiva, del tipo: io so che la pubblica amministrazione è corrotta e sprecona e per risolvere ciò riduco i miei diritti costituzionali.

ILLE NIHIL DUBITAT QUI NULLAM SCIENTIAM HABET

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