L’evoluzione della società economica italiana ha portato a una inevitabile trasformazione del vetusto codice fallimentare (risalente al 1942, con più recenti modifiche) nel nuovo codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (nel prosieguo anche CCII).
Ciò perché le istanze economico-sociali erano disattese dal suddetto codice fallimentare a causa della sua anacronistica normativa, che tradiva le aspettative del mondo imprenditoriale e del conseguente indotto occupazionale.
La trasformazione legislativa attuata nello storico passaggio giuridico tra il codice fallimentare e il codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è stato tanto formale con la sostituzione lessicale del termine “fallimento” con quello più moderno di “liquidazione”, quanto sostanziale per il cambiamento di focalizzazione dell’oggetto giudiziale e stragiudiziale, molto più sensibile alla salvaguardia del debitore di quanto accadesse con il codice precedente.
Come riscontrato dall’attività dello studio legale Bonanni Saraceno, il numero di coloro (persone giuridiche piccole e medie-grandi e persone fisiche e professionisti) che ricorrono alle procedure del CCII è incrementato progressivamente, in particolare il numero delle medie e grandi aziende che ricoprono all’istituto della composizione negoziata.
Il suddetto dato è confermato dal recente Report dell’Osservatorio crisi d’impresa di Unioncamere, il quale evidenzia il crescente successo della composizione negoziata, una procedura introdotta nel novembre 2021 per gestire in modo extragiudiziale le difficoltà economico-finanziarie delle imprese, anticipando l’emersione delle crisi aziendali prima che diventino irrecuperabili. Nel primo semestre del 2024, le domande di accesso a questa procedura sono aumentate del 53,5% rispetto allo stesso periodo del 2023, e si prevede un incremento del 60% entro fine anno.
In termini di risultati concreti, nel 2023 il 22% delle aziende che hanno avviato il percorso ha individuato un piano di risanamento, mentre nel primo semestre del 2024 tale percentuale è stata del 18%. Complessivamente, 167 imprese hanno trovato una via d’uscita dalla crisi, preservando 8.250 posti di lavoro.
La composizione negoziata non solo facilita la continuità aziendale, ma contribuisce anche a ridurre il carico sui tribunali, svolgendosi principalmente al di fuori delle aule giudiziarie. Tuttavia, alcune fasi, come la concessione di misure protettive, richiedono l’intervento del giudice. Nel primo semestre del 2024, questa procedura ha rappresentato l’8,6% delle nuove procedure concorsuali, con una forte crescita rispetto agli anni precedenti.
Le dimensioni delle aziende che ricorrono alla composizione negoziata sono aumentate nel tempo: nel primo semestre del 2024, il valore medio della produzione era di 32 milioni di euro, contro i 7 milioni del 2022. Anche il numero medio di dipendenti è cresciuto, passando da 26 nel 2022 a 66 nel 2024.
Dal punto di vista geografico, la maggior parte delle richieste proviene dal Nord Italia (58%), seguito dal Centro (21%), mentre il Sud e le Isole contribuiscono rispettivamente per il 15% e il 6%.
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