INFLUENZA O COVID-19? – GUIDA PRATICA PER DISTINGUERE I SINTOMI E COSA FARE

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Coronavirus Covid-19 ieri: In Italia 5724 nuovi casi ed un totale di 74.829  positivi. Le

Come faccio a sapere se è influenza o Covid-19? Le due infezioni hanno molti sintomi uguali, ragion per cui sono in tantissimi a chiedersi come e se è possibile distinguere un raffreddore o malanno di stagione dal coronavirus.

Con l’arrivo dell’autunno e dei primi freddi, l’influenza stagionale è dietro l’angolo: secondo le stime quest’anno colpirà fino a 8 milioni di persone. Preoccupa il fatto che arriverà con il Sars-Cov-2 ancora in circolazione.

Ad oggi solo il tampone può dare una diagnosi certa, tuttavia i medici spiegano che alcune condizioni possono aiutare a distinguere i due virus anche senza test. Anche l’ordine in cui si presentano i sintomi può rivelare qualcosa di più. Ecco a cosa prestare attenzione e i consigli dei medici.

Come scoprire se è influenza, raffreddore o Covid-19

Agli esordi della malattia, Covid-19 e influenza possono presentarsi in modo simile o uguale. I sintomi in comune sono febbre altatosse, bruciore di gola, secrezioni nasali, difficoltà a carico del sistema respiratorio.

Il raffreddore da solo non è automaticamente sintomo di Covid-19 (potrebbe trattarsi anche di allergia autunnale), ma se naso che cola e congestione sono accompagnati da altri sintomi, come febbre superiore a 37,5, è probabile che abbiate contratto il Sars-Cov-2.

Nell’influenza, anche senza febbre, si presentano in genere anche mal di testa insistente, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Questi dolori possono essere presenti anche in caso di Covid-19, ma sono più raramente riportati dai pazienti.

Un segnale tipico del Covid-19 è l’alterazione di di gusto e olfatto, mai segnalata nella storia comune influenza. Questo sintomo va però distinto dalla difficoltà di percepire i sapori e gli odori che si avverte quando sia ha il naso chiuso. In caso di forte raffreddore, comunque, il paziente riesce a distinguere il dolce e l’amaro, mentre chi ha il coronavirus no.

Per quanto riguarda la tosse, quella tipica del Covid-19 è secca, stizzosa e insistente, ma molto simile a quella provocata da altri virus influenzali. Dalla tosse soltanto non è quindi possibile capire se si ha il Covid-19 o si è semplicemente raffreddati, e la presenza contemporanea della febbre può aiutare ma solo il parere del medico o l’esito del tampone può togliere il dubbio.

Virus a confronto

Il Covid-19 e i virus influenzali si presentano in modo molto simile, soprattutto all’inizio: entrambi portano febbre e difficoltà respiratorie, con sintomi che vanno dal molto lieve al grave, fino alla morte nei soggetti più deboli e a rischio.

In secondo luogo, entrambi si trasmettono per contatto e goccioline di saliva. Ecco perché per prevenire il contagio vengono consigliate le stesse misure igienico-sanitarie, come il lavaggio frequente delle mani e una buona etichetta respiratoria (tossire e starnutire nel gomito o in un fazzoletto da buttare subito).

Indossare la mascherina in tutti i luoghi e quando si è vicino ad altre persone, misura introdotta per limitare la diffusione del Covid-19, è importante anche per prevenire la trasmissione di altri virus influenzali.

Influenza vs Covid-19: sintomi e differenze

Come spiega l’OMS, un importante elemento di differenza tra Sars-Cov-2 e virus dell’influenza è la velocità di trasmissione. L’influenza ha un periodo di incubazione (dal momento del contagio alla comparsa dei sintomi) mediamente più breve. Per il Covid-19 si stimano mediamente 5-7 giorni di incubazione, mentre per l’influenza 3.

di  Fiammetta Rubini – (Fonte: www.money.it)

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CARLO COTTARELLI INTERVISTATO DA FABRIZIO V. BONANNI SARACENO: l’intervista sulla crisi economica causata dal Covid-19

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«Serve subito un intervento in deficit finanziato a livello europeo, perché lo shock economico è continentale. Per evitare una recessione, l’Europa avrebbe bisogno di un’espansione fiscale da almeno due punti di Pil, che sono per l’Italia 36 miliardi di euro, ma il deficit va fatto quando il colpo è forte, come accade ora».

Carlo Cottarelli

Carlo Cottarelli non è certo un tifoso del deficit facile, ma come direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici della Cattolica promuove o firma analisi serrate che mettono in luce sprechi e occasioni mancate della nostra finanza statale e locale.

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L’OFFENSIVA DEL PIZZO DI STATO

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Cartelle esattoriali, riparte la riscossione: rate e notifiche, cosa succede dal 16 ottobre 2020

Anna Maria D’Andrea – DICHIARAZIONI E ADEMPIMENTI

Cartelle esattoriali, riparte l’attività della riscossione. Dal 16 ottobre 2020 l’AdER riavvia le procedure di notifica, così come ripartono i pignoramenti. Per le rate scadute durante il periodo di sospensione, la scadenza è fissata al 30 novembre 2020.

16 OTTOBRE 2020Cartelle esattoriali, riparte la riscossione: rate e notifiche, cosa succede dal 16 ottobre 2020

Cartelle esattoriali, dal 16 ottobre 2020 riparte l’attività ordinaria dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

Dopo le sospensioni previste prima dal decreto Cura Italia a partire dall’8 marzo, e successivamente prorogate fino al 15 ottobre 2020, è oggi la data di ripresa dell’attività di notifica dei ruoli congelati durante il lockdown, così come dei pignoramenti su stipendi e pensioni.

Il 16 ottobre 2020 termina la tregua fiscale concessa dal Governo, in considerazione delle ripercussioni economiche della pandemia. Per le rate scadute nel periodo di sospensione, la scadenza ultima per mettersi in regola è fissata al 30 novembre 2020.

A stretto giro è fissata inoltre la scadenza delle rate scadute nel 2020 relativamente alla pace fiscale. L’appuntamento con la rottamazione delle cartelle e con il saldo e stralcio non ammette ritardi: il termine di tolleranza di 5 giorni non si applica agli importi in scadenza il 10 dicembre 2020.

Cartelle esattoriali, riparte la riscossione: rate e notifiche, cosa succede dal 16 ottobre 2020

La ripresa dell’attività dell’AdER sarà graduale. La data del 16 ottobre 2020 rappresenta, in ogni caso, il “ritorno alla normalità” per quel che riguarda il rapporto Fisco-contribuenti.

Dopo la sospensione disposta con decorrenza dall’8 marzo (21 febbraio per i contribuenti con sede legale ed operativa nei comuni della zona rossa) e fino al 15 ottobre 2020, l’Agenzia delle Entrate Riscossione procederà con le ordinarie attività di recupero dei debiti tributari e non derivanti da cartelle esattoriali, avvisi di accertamento ed addebito.

Ripartono quindi anche i pignoramenti su stipendi e pensioni, anch’essi bloccati a partire dallo scorso 8 marzo.

Se l’attività di notifica di nuove cartelle sarà influenzata dalla disposizioni previste dal decreto Rilancio, con il quale è stato previso il differimento al 2021 degli atti in scadenza nel 2020, la ripartenza sarà totale per quel che riguarda gli atti già notificati ed i relativi pagamenti.

La scadenza per pagare le rate sospese, relative alle cartelle congelate fino al 15 ottobre 2020, è fissata al 30 novembre 2020. Resta la possibilità di richiederne la rateizzazione, per spalmare in 6 anni (72 rate) il pagamento della somma contestata dal Fisco, o in 120 rate (10 anni) nei casi di comprovate difficoltà economiche, secondo i criteri disposti dal decreto MEF del 6 novembre 2013

Anche per quel che concerne il pagamento delle rate sospese, in scadenza il 30 novembre 2020, bisogna dar conto delle novità introdotte dal decreto Rilancio. Per i piani di rateizzazione in essere al 15 ottobre o richiesti entro la medesima data, il contribuente potrà beneficiare del maggior periodo di decadenza, stabilito nel mancato pagamento di dieci rate, anche non consecutive, invece delle cinque ordinariamente previste.

Cartelle esattoriali, scadenza il 10 dicembre 2020 per rottamazione ter e saldo e stralcio

Appuntamento da segnare in rosso sul calendario è poi quello con la pace fiscale. Il 10 dicembre 2020 scadono tutte le rate di rottamazione e saldo e stralcio previste per l’anno in corso.

I contribuenti potranno mettersi in regola e versare l’intero importo dovuto, per continuare a beneficiare dei vantaggi della definizione agevolata delle cartelle.

Da tenere a mente c’è però la cancellazione, per le rate in scadenza nel 2020, della tolleranza di 5 giorni. Il termine del 10 dicembre 2020 è quindi da considerarsi categorico, per non perdere i vantaggi della pace fiscale.

Per il versamento delle somme dovute entro il 10 dicembre 2020 sarà possibile utilizzare i bollettini già in possesso, anche nel caso di versamento in date differenti rispetto a quelle originarie.

In caso di smarrimento della “Comunicazione delle somme dovute” e dei bollettini di pagamento sarà possibile richiederne una copia nuova tramite il servizio online.

(Fonte: informazionefiscale.it)

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LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO CONDANNA IL “COLPO DI STATO” ITALIANO CONTRO LA CERTEZZA DEL DIRITTO

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Strasburgo bacchetta l’Italia. Il virus non può fermare la giustizia

La Corte Europea dei Diritti dellUomo è un tribunale internazionale con sede a Strasburgo, in Francia. La Corte si compone di un numero di giudici pari a quello degli Stati membri del Consiglio d’Europa che hanno ratificato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti delluomo e delle libertà fondamentali.

“Il caso in questione riguarda il tentativo di separazione di due coniugi, dal quale dipende anche il futuro di un bambino minorenne. Ed è per questo motivo che Strasburgo ha intimato allo Stato italiano di discutere al più presto una causa che era stata invece rinviata di sette mesi. Una decisione che potrebbe portare, in futuro, anche ad una condanna dell’Italia per i ritardi ma che, soprattutto, evidenzia lo stato di sofferenza in cui si trova la Giustizia italiana.

In attesa che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede corregga – come promesso a Cnf, Ocf, Aiga e Camere penali e civili venerdì scorso – l’articolo 83 del dl Cura Italia, riducendo così la libera scelta di singoli presidenti di Tribunale e procuratori capo su come gestire udienze e indagini in tempo di pandemia, l’avvocatura documenta, passo passo, le storture della Giustizia. Ataviche, per certi versi – basti pensare alle carenze strutturali -, ma acuite o rese abnormi dall’emergenza. Tanto che per l’Ocf si tratta di «uno dei livelli più critici della storia repubblicana». La considerazione è contenuta in un documento sulla ripresa del sistema giudiziario, con la richiesta, avanzata dall’Organismo guidato da Giovanni Malinconico, di un “Piano straordinario per la Giustizia Italiana”, in grado di interrompere la paralisi, rendendo la Giustizia accessibile e libera dalle distorsioni del sistema. Le misure di distanziamento sociale hanno imposto uno stop di oltre due mesi, che ha risparmiato solo pochissimi affari cautelari e questioni in materia di famiglia e minori per oltre due mesi. Una sospensione che nemmeno la “Fase 2” ha risolto, se è vero com’è vero che nella maggior parte dei tribunali i processi continuano ad essere ridotti all’osso e i rinvii all’ordine del giorno. Si tratta circa un decimo delle cause, il tutto senza alcuna misura di messa in sicurezza degli ambienti giudiziari né risorse a sostegno della funzione giurisdizionale.

In questo quadro, la gestione della “Fase 2” è rimasta in mano ai capi degli uffici giudiziari, che hanno prodotto oltre 300 linee guida e protocolli che hanno intasato la Giustizia, più che semplificarla, interferendo, a volte, anche «con le garanzie assicurate alle parti e alla loro difesa dalla disciplina processuale derivante dalla legge primaria». Le tecnologie non sono state d’aiuto: in primis perché comunque i cancellieri non hanno facoltà di accedere ai fascicoli da remoto, in secondo luogo per la mancanza di risorse materiali «che non consente né collegamenti di linea stabili né la presenza di personale tecnico qualificato».

Il contesto è quello della crisi che, notoriamente, fa lievitare la domanda di Giustizia e tutele. Da qui la richiesta di un intervento normativo per far ripartire la macchina giudiziaria, rispettando le indicazioni dell’autorità sanitaria, ma anche «le garanzie di tutela delle parti e delle regole del “giusto processo”». L’Ocf chiede dunque un piano e risorse per far ripartire i processi in tribunale, linee guida unitarie sul territorio nazionale, la costituzione di un tavolo unitario per la giurisdizione che garantisca l’efficacia della tutela delle parti e l’effettiva terzietà del giudice, nonché un immediato potenziamento delle strutture giudiziarie di prossimità. Ma l’intervento, per l’Ocf, dovrà avere un raggio più ampio. Con una tutela dell’avvocatura, rimasta quasi a secco di fronte alle iniziative del Governo per tamponare la crisi, e penalizzata dal blocco delle attività giudiziarie. Partendo «dall’indiscusso rilievo costituzionale della funzione dell’avvocatura», scrive l’Ocf, la professione forense va tutelata nella sua dignità, con la garanzia del «diritto all’equo compenso e di forme che rendano effettivo il diritto al pagamento degli onorari per chi è ammesso al patrocinio a spese dello Stato», misure necessarie «per la tenuta della funzione sociale del difensore e del suo ruolo». Ma servono anche interventi di detassazione e di contribuzione agevolata. L’altro capitolo è quello relativo alla crisi della Giustizia, legata allo scandalo toghe, che ha messo in «serio pericolo la credibilità dell’intero apparato giudiziario».

Serve, dunque, una riforma globale dell’ordinamento giudiziario, ma con il concorso dell’avvocatura – pur nel rispetto dell’autonomia della magistratura -, con la separazione delle carriere dei magistrati, «necessaria per ristabilire i principi di parità delle parti e di terzietà del giudice nel settore penale». Ma vanno anche riviste le norme sulla prescrizione e realizzate «tutte quelle misure proposte dall’avvocatura per la ragionevole durata del processo penale e per la razionalizzazione dei tempi del processo civile», con un rafforzamento della presenza della componente forense nei ruoli dirigenziali e consultivi degli apparati di governo della giurisdizione centrali e territoriali, il rafforzamento del ruolo costituzionale dell’avvocatura e l’inserimento della componente forense nei ruoli direttivi ministeriali.”

(Fonte: IL DUBBIO)

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COVID: DATI ECONOMICI ALLARMANTI, CON L’AUMENTO DEL MERCATO ILLEGALE E CRIMINALE

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Mercato nero dei farmaci. Viaggio nelle piazze dello spaccio!  AssoCareNews.it - Quotidiano Sanitario Nazionale

Il volume dell’economia sommersa in Italia sta diminuendo, ma il mercato nero vale oltre il 10% del PIL.

Lo riporta l’Istat in un rapporto pubblicato sul proprio sito ufficiale che documenta la situazione nel nostro Paese nel 2018.

Mercato nero oltre il 10% del PIL italiano
L’analisi evidenzia quindi una diminuzione di circa 3 miliardi di euro da 194.965 a 191.764 miliardi di euro, nonché una minore incidenza sul PIL nazionale, con una percentuale che passa dall’11,2% del 2017 al 10,8%.

Le attività illegali sono aumentate in numero assoluto, seppur di poco, da 18,896 miliardi di euro a 19,238 miliardi di euro, con l’incidenza del prodotto interno lordo che rimane invariata all’1,1%.

Nel complesso, l’economia non osservata, ovvero la somma di tutte le attività economiche non rivelate dallo Stato, comprese le dichiarazioni insufficienti, il lavoro irregolare e le vendite di prodotti e servizi illegali, ammontava a 211,002 miliardi nel 2018, rispetto a 213,862 miliardi nel 2018. lo scorso anno.
Un calo che prosegue dal 2014, anno in cui si è raggiunto uno dei massimi livelli di sommersione del Belpaese, ovvero H. 13% del PIL mondiale dell’Italia.

Parallelamente si è registrata una diminuzione dell’1,3% del numero di lavoratori senza regolare contratto a 48.000 unità, per un totale di 3.652 milioni di occupati irregolari, con un aumento dello 0,4% solo in questo settore, l’agricoltura.

Il business della droga è in aumento !!
Il settore in cui si concentra la maggior percentuale di persone non dichiarate è il settore terziario, con un focus particolare sulle attività commerciali, trasporti, alloggio e pasti. Tutte queste aziende hanno un valore superiore al 40% e un valore aggiunto del 21,3% del volume totale.

In termini di entrate da attività illecite, l’attività in più rapida crescita è quella associata alla droga. Con un volume totale di 14,7 miliardi di euro, in un anno è stato osservato un aumento di 0,3 miliardi di euro e un tasso di crescita medio del 3,5% dal 2015.

Economia sotterranea in declino
Alcuni dati che vengono elencati fanno luce su come tutte le attività produttive non coperte dal governo centrale e le entrate che ne derivano stiano diminuendo di anno in anno, soprattutto dal picco del 2014.

Tuttavia si tratta di percentuali ancora elevate e da sole rappresentano più di un decimo del prodotto nazionale.

Inoltre, queste comportano gravi squilibri nell’approvvigionamento di risorse per la spesa pubblica come ospedali, scuole e redistribuzione del reddito necessarie per far fronte a una situazione di crisi come quella legata al coronavirus negli ultimi mesi.

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AVVISO FISCALE: Esenzione IVA beni anti Covid

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Esenzione IVA beni anti Covid, i chiarimenti AdE sull'elenco: inclusi anche i termoscanner

Esenzione IVA per merce anti-Covid secondo decreto rilancio: Elenco prodotti e dettagli che ti aiuteranno ad applicare la norma. A renderlo più chiaro c’è l’Agenzia delle Entrate con circolare n.26 del 15 ottobre 2020. C’è spazio per scanner termici, macchine riutilizzabili e dispenser per la disinfezione.
15 OTTOBRE 2020 Esenzione IVA per asset anti-Covid che includono chiarimenti AdE nell’elenco: gli scanner termici includono anche
Esenzione IVA nel 2020 e aliquota ridotta del 5% dal 2021 per i beni anti-Covid secondo il decreto di rilancio: l’Agenzia delle Entrate si concentra sull’elenco dei prodotti e fornisce dettagli e orienta l’applicazione della norma. C’è spazio per scanner termici, macchine riutilizzabili e porta dispenser per la disinfezione.

Mesi dopo, arrivano chiarimenti per fare luce sul regime alleggerito con la Circolare n. 26 del 15 ottobre 2020.

Esenzione IVA sull’elenco di scanner termici, maschere e altri prodotti anti-covid
L’articolo 124 del decreto legislativo 19 maggio 2020, n. 34, prevedeva l’esenzione IVA fino alla fine del 2020 e un’aliquota ridotta del 5% dal 2021 su una gamma di strumenti e prodotti, dalle maschere chirurgiche ai ventilatori polmonari per terapia intensiva e sub-intensiva, utili per Combattere la pandemia, i cosiddetti asset anti-Covid.

Il testo normativo contiene un elenco di asset che sono considerati prima “necessari” dalla Commissione UE e poi dal legislatore italiano al fine di prevenire la diffusione del COVID-19 e delle pandemie in genere, la cura e la protezione di chi è colpito da questi virus contrastare la comunità, compresi gli operatori sanitari “.

L’elenco, come sottolineato nella Circolare n. 26 del 15 ottobre 2020, non è esemplare, ma obbligatorio: solo i beni anti-Covid inseriti nell’elenco possono accedere all’esenzione e all’aliquota ridotta del 5%.

Inoltre, lo scopo igienico è richiesto anche per prodotti adatti ad altri scopi: ad esempio, soluzioni idroalcoliche. Si tratta di una precisazione che è già inclusa nella risposta alla domanda 370 del 17 settembre 2020.

Esenzione IVA per merce anti-Covid: la circolare con le spiegazioni dell’Agenzia delle Entrate sul listino
Proprio per la difficoltà di orientarsi con certezza sull’elenco dei beni anti-Covid che hanno accesso al regime IVA agevolato, l’Agenzia delle Entrate ha raccolto alcune domande nella circolare n. 26 del 15 ottobre che riguardava l’amministrazione finanziaria e le persone correlate hanno ricevuto risposte.

Le istruzioni si applicano per identificare le categorie di appartenenza di alcuni prodotti utilizzati quotidianamente per combattere la pandemia di coronavirus.

Con le informazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate nella Circolare n. 26 del 2020, l’elenco contenuto nell’articolo 124 del Decreto Rilancio resta vincolante, ma diventa più chiaro e, in un certo senso, più ampio:

Gli scanner termici appartengono ai termometri a tutti gli effetti.
Nella struttura sono compresi i supporti per dispenser e il “dispenser murale per disinfettante”.
via libera all’esenzione IVA e aliquota ridotta anche per gli strumenti diagnostici per l’effettuazione di esami sierologici, condizione che possono essere classificati nei codici doganali della Circolare 12 / D di maggio 2020 delle autorità doganali e di monopolio;
Ampliato anche l’elenco delle maschere comprese nel regime agevolato: oltre alle maschere chirurgiche o Ffp2 e Ffp3, comprende anche le maschere riutilizzabili che vengono vendute insieme al rispettivo filtro e ai filtri stessi.
Nel testo integrale della Circolare n. 26 del 15 ottobre 2020 dell’Agenzia delle Entrate una raccolta di domande e risposte sul sistema dell’IVA agevolata per i beni contro Covid, che prevede un’esenzione per il 2020 e un’aliquota fiscale ridotta del 5% dal 2021.

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EFFETTI COLLATERALI DEL CORONAVIRUS: IL 65% DEGLI ITALIANI MANIFESTA DISTURBI PSCICHICI A CAUSA DELLA PAURA E DEL DISAGIO

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La salute mentale ai tempi del coronavirus. Gli studi in Italia – Popular  Science

L’epidemia di Covid-19 ha causato disturbi mentali nel 65% degli italiani, nel 63% degli inglesi, nel 69% degli spagnoli e nel 50% dei tedeschi durante il blocco, con una media europea del 58%. È il risultato di uno studio condotto dall’Elma Research Institute in Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Polonia su 1000 persone per Angelini Pharma in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale del 10 ottobre. I sintomi menzionati includono insonnia, difficoltà a dormire o svegliarsi di notte (19%), mancanza di energia o debolezza (16%), tristezza o pianto (15%), ansia e ansia eccessive (14%), mancanza di interesse o piacere nel fare ( 14%), attacchi di panico e ansia (10%). Il 61% presentava almeno due di questi sintomi. In Italia il numero è leggermente superiore al 67% e il 50% del campione ne ha sofferto per la prima volta (media europea 46%), mentre il 33% ha avuto un peggioramento dei sintomi preesistenti (media europea 39%). Disturbi in cui vengono condivisi con partner, familiari e amici (54% media europea, 51% in Italia), mentre solo una minoranza ha fatto ricorso a un professionista come un medico di base (18%), uno psicologo (11%) o uno psichiatra (9% media europea, Italia 6%). Solo uno su quattro ha cercato informazioni sulla salute mentale relative al Covid-19 (26%), ad eccezione di Italia (35%) e Spagna (38%), dove le percentuali erano più alte. Le persone cercavano informazioni principalmente su Internet (65%), in televisione (18%) e dal medico di base (18%). “Il blocco ha gravemente compromesso la salute mentale delle persone, soprattutto in alcuni paesi come l’Italia”, ha affermato Agnese Cattaneo, direttore medico globale di Angelini Pharma. Le persone sono diventate molto consapevoli del rischio di disturbi mentali, forse a seguito della pandemia: il 76% ammette che chiunque, compresi se stessi, potrebbe sperimentare questo tipo di malessere. Da qui la richiesta di un maggiore sostegno governativo (76%), in quanto i disturbi mentali sono fonte di discriminazione ed emarginazione per il 64%. Mattarella: “La pandemia aumenta le sofferenze” “La Giornata mondiale della salute mentale è un’occasione per riflettere sui bisogni delle persone più vulnerabili e sulla vulnerabilità psicologica associata a condizioni di isolamento sociale ed emarginazione”. Lo scrive in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Quest’anno – aggiunge – gli eventi della pandemia hanno esacerbato le sofferenze di persone con malattie mentali, spesso costrette a vivere lontano dalle proprie famiglie per motivi terapeutici, e che in alcuni casi risentono degli effetti della chiusura Inoltre, le tragiche conseguenze della pandemia hanno aumentato lo stress psicologico e aggravato la situazione delle emergenze mentali e sociali “.” Date le difficoltà incontrate dai servizi sanitari, i paesi stanno trovando innovazione Sono emerse modalità per fornire assistenza e iniziative per rafforzare il supporto psicosociale. Le famiglie continuano a svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare le persone con malattie mentali, spesso gravate da una difficile gestione dal punto di vista economico e relazionale Le istituzioni saranno presenti è importante che nessuno venga lasciato solo e tutti abbiano accesso agli aiuti più appropriati su tutto il territorio nazionale. Particolare attenzione va riservata alla scuola e agli altri spazi educativi e relazionali che necessitano di essere incoraggiati e sostenuti per creare reti e forme di integrazione tra le persone “. La salute mentale – aggiunge il Presidente Mattarella – è un diritto che va garantito a tutti. e che tutela e sostiene chi non può rappresentarsi. L’Italia è da tempo in prima linea ed è stata un punto di riferimento nel contesto internazionale. È quindi importante continuare a sostenere gli investimenti in programmi di salute mentale “. Il mancato rispetto di tale obbligo rappresenterebbe una battuta d’arresto culturale e civile che il nostro Paese attualmente non può permettersi. L’impegno delle istituzioni e della società civile deve essere quello di tutelare la dignità di ogni individuo e, soprattutto, di sostenerlo in condizioni di fragilità a coloro che si oppongono alle psicologiche iden lottare affinché a tutti sia garantita una vita all’insegna dell’inclusione e del superamento di pregiudizi e discriminazioni. “

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BREXIT: CRONACA DEL FALLIMENTO DI UN NEGOZIATO ANNUNCIATO

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La Gran Bretagna cresce più del previsto, nonostante Brexit - Il Sole 24 ORE

Brexit: le tensioni tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea si stanno intensificando e stanno portando a estenuanti negoziati che ora falliranno.

Solo un giorno prima della scadenza del termine dei negoziati per Boris Johnson, nessuna delle due parti ritiene che l’altra abbia fatto offerte sufficienti per portare i colloqui a una conclusione positiva.

Il governo del Regno Unito non vuole accettare la posizione intransigente dell’UE sulla pesca e Bruxelles chiede al Regno Unito di abbandonare altri settori chiave come le sovvenzioni alle imprese.

La Brexit non raggiungerà più un accordo? Quali sono le conseguenze per la Gran Bretagna e soprattutto per l’Europa?
Brexit: c’è ancora spazio per i negoziati? La situazione
Lo stallo dovrebbe continuare mercoledì 14 ottobre, quando Johnson e il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parleranno dell’impasse in una videochiamata.

Il primo ministro ha detto che abbandonerà i negoziati se non ci saranno progressi evidenti entro il 15 ottobre, quando i leader dell’UE terranno un vertice a Bruxelles.

Nella difficile trattativa è intervenuta anche Angela Merkel:

“Vogliamo un accordo. Ma dobbiamo anche tener conto della realtà: un accordo deve essere nell’interesse di entrambe le parti, nell’interesse del Regno Unito e nell’interesse dei 27 membri dell’Unione europea. “”

In questo contesto, sembra fallire anche l’ipotesi di mini-accordi con cui procedere se non si fanno progressi su questioni generali.

Se non verrà raggiunto alcun accordo, il Regno Unito uscirà dal mercato unico e dall’unione doganale alla fine dell’anno senza alcun accordo commerciale, creando interruzioni e costi aggiuntivi per milioni di imprese e consumatori già scioccati dalla pandemia di coronavirus.
Il no-deal si avvicina!
Uno dei principali ostacoli a un accordo resta l’accesso dell’UE ai diritti di pesca nelle acque del Regno Unito. La Francia cerca gli stessi vantaggi di cui gode oggi in una politica comune contro la quale il governo britannico si oppone fermamente.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha detto ai legislatori che era probabile un no-deal senza un approccio alla questione della pesca.

L’UE ha ribadito che prima che il Regno Unito possa prendere in considerazione un compromesso sul diritto di pesca, deve fare concessioni su ciò che è noto come parità di condizioni per le imprese, compresa la definizione della sua politica della pesca. Aiuto di Stato.

L’Unione vuole impedire alle società britanniche di ottenere un vantaggio sleale sui concorrenti europei.

La Brexit continuerà a svolgere un ruolo chiave nelle prospettive economiche, in particolare per l’Europa e il Regno Unito.

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CORONAVIRUS: QUASI 6 MILA CASI IN UN SOLO GIORNO, CON 41 DECESSI, INCREMENTO DELLE TERAPIE INTENSIVE

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Covid-19 - Situazione in Italia

Le infezioni da Covid in Italia sono di nuovo in aumento: nelle ultime 24 ore si sono registrati 5.901 nuovi casi, contro i 4.619 di lunedì con 112.544 strisci, circa 27.000 in più rispetto a lunedì. Il numero totale di persone infette, comprese vittime e guarite, sale a 365.467. Cresce leggermente anche il numero delle vittime: 41 in un giorno, contro le 39 di lunedì, per un totale di 36.246.

Conte: “Nessuna polizia in casa, ma servono maggiori responsabilità”.

Fresco è l’aumento del numero dei ricoverati in terapia intensiva: in sole 24 ore sono stati rianimati altri 62 pazienti per un totale di 514 pazienti (452 ​​il lunedì). Il bollettino del ministero della Salute segnala anche che è stata superata la soglia dei 5mila ricoverati nei reparti normali: 5.076, 255 in più rispetto a lunedì. I positivi al momento sono 87.193, con un incremento di 4.429 rispetto a domenica: di questi 81.603 sono in isolamento domiciliare (+4.112). Alla fine 242.028 furono dimessi e curati, contro i 1.428.

“Rispetto a marzo-aprile, quando il nuovo coronavirus ha colpito principalmente la Lombardia e alcune regioni del nord, la grande differenza è che il contagio è ora in tutto il Paese”. Lo afferma il ministro della Salute Roberto Speranza nel programma “Di Tuesday” di La 7. “Nessuna regione può sentirsi libera e indenne dai rischi”, ha aggiunto, perché la curva epidemica “è in crescita in tutta Italia”. Stiamo lavorando “per evitare le misure più drastiche su cui dobbiamo lavorare per sfruttare il vantaggio che abbiamo sugli altri paesi”. L’andamento dei casi nelle prossime settimane, ha detto Speranza, “dipenderà dalle misure che il governo e le regioni prenderanno e dal comportamento della popolazione”.

L’ALLARME DEL MEDICI OSPEDALIERI – Con i numeri attuali della pandemia di Covid-19, “gli ospedali italiani possono resistere per almeno 5 mesi e al momento la situazione è gestibile, ma quando vediamo un aumento esponenziale dei casi, come avviene in altri casi”. In paesi come la Francia il sistema ospedaliero poi non durerebbe più di 2 mesi ”. Lo comunica all’ANSA Carlo Palermo, segretario del sindaco dei sindacati medici ospedalieri italiani, Anaao-Assomed.

Se si passa da circa cinquemila casi di contagio al giorno a oltre diecimila come in Francia, osserva, “c’è il rischio che crolli il primo fosso ospedaliero anti-Covid perché gli ospedali non sono disposti ad affrontare un’epidemia esponenziale”. “Anche adesso – avverte – si registrano critiche, a cominciare dalla mancanza di operatori sanitari e di strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati”.

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HOMO SINE LIBERTATE, IMAGO MORTIS

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L'Arte è Libertà
“LA LIBERTA’ CHE GUIDA IL POPOLO” (La Liberté guidant le peuple) è un dipinto a olio su tela (260×350 cm) del pittore francese Eugène Delacroix, realizzato nel 1830 e conservato nel museo del Louvre a Parigi.

Cari amici liberali o per meglio dire o ardire (visti i tempi in cui tutti si auto definiscono liberali senza avere una cultura liberista e quindi veramente liberale) liberisti, sento l’urgente bisogno di denunciare la deriva autoritaria legislativa in cui stiamo lentamente (neanche tanto) sprofondando, sento l’impellenza di manifestare tutto il mio disagio dinnanzi a questo reiterato scempio e attentato alla nostra Costituzione.
La compiacente complicità, colposa o dolosa che sia, aggravata da un surreale quanto criminoso nesso di causalità psichica tra il costante terrorismo sanitario esercitato dal Governo con il favoreggiamento dei media e la reazione autolesionista di una cittadinanza ormai irretita nelle sue nevrosi e molto spesso psicotiche paure, che annebbiano parzialmente o totalmente la sua capacità analitica e reattiva dinanzi alle reiterate violazioni dei principi costituzionalmente garantiti, come la tutela della propria libertà di circolazione e della propria libertà economica, è aberrante.
Questa fatale e remissiva accettazione tacita risulta ancor più sconvolgente, quando permane anche nella consapevolezza di ciò che grazie agli avvocati Pruiti e Palombi è stato desecretato, ossia i verbali del CTS, che in modo alquanto omertoso il Governo ha cercato in tutti modi di occultare, con la sua dolosa condotta reticente.
Dolosa condotta, perché si è evinto dai suddetti verbali quanto il Governo non fosse stato volontariamente tempestivo nel chiudere i primi focolai a febbraio, come peraltro consigliato dallo stesso CTS, per poi chiudere un’intera Nazione per mesi devastandone la già precaria stabilità economica e annullando i diritti costituzionali.
Un Governo che continua a reiterare il suo modus operandi in modo autoritario, auto delegandosi con degli atti ministeriali (quindi atti privi di forza di legge).
Historia magistra vitae (diceva il realistico Machiavelli) e da ciò dovremmo dedurre che non serve chiamarsi Mussolini per concretare una condotta autoritaria, infatti, può bastare anche un nome affine a un titolo nobiliare, cambiano gli addendi ma la somma è sempre la stessa o forse sarebbe più opportuno dire la “sottrazione”, quella delle nostre libertà democratiche e costituzionalmente garantite, compresa la rappresentatività della sovranità popolare esercitata dal Parlamento, ormai esautorato come quando furono varate le incostituzionali “leggi fascistissime”.
Soltanto che allora venivano legiferate in nome del Fascismo mentre oggi si legiferano altrettanti atti incostituzionali, chiamati DPCM, in nome dello Stato di Emergenza, che non esiste, perché non v’è alcuna guerra con una nazione straniera in corso, almeno questo afferma la fonte primaria del nostro diritto costituito, ovverosia la Costituzione italiana.

Fabrizio V. Bonanni Saraceno

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