IURE HEREDITARIO: ACCETTAZIONE TACITA E I DIRITTI DEL DE CUIUS FATTI VALERE DAGLI EREDI

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Introduzione: la rilevanza della successione ereditaria e delle azioni giudiziarie

Nel diritto successorio italiano, uno dei temi più dibattuti riguarda la possibilità, per i discendenti, di far valere i diritti ereditari del proprio genitore defunto. In particolare, ci si interroga spesso su quando l’accettazione tacita dell’eredità possa ritenersi compiuta, specie in presenza di un’azione giudiziaria volta a ottenere un risarcimento spettante al de cuius.

In questo articolo analizzeremo un principio giurisprudenziale rilevante, secondo il quale il figlio può dimostrare l’accettazione tacita dell’eredità anche attraverso l’esercizio di un’azione risarcitoria, purché sia dimostrato o non contestato il suo status di erede.

L’accettazione tacita dell’eredità, ai sensi dell’art. 476 del Codice Civile, si verifica quando il chiamato all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la volontà di accettare, senza una formale dichiarazione.

Esempi tipici sono:

  • La vendita di un bene ereditario;
  • Il pagamento di un debito del defunto;
  • L’inizio di una causa per rivendicare un diritto spettante al defunto.

L’azione giudiziaria come prova dell’accettazione tacita

Secondo un orientamento consolidato della giurisprudenza, l’avvio di un’azione legale per far valere i diritti patrimoniali del genitore defunto può costituire prova dell’accettazione tacita dell’eredità.

Tuttavia, è necessario che nel corso di tale giudizio venga dimostrato – o comunque non contestato – che l’attore sia effettivamente figlio del de cuius. Questo elemento è fondamentale per legittimare l’azione e, di conseguenza, per fare presumere l’accettazione dell’eredità.

Il ruolo dello status di figlio nel contesto ereditario

Lo status di figlio non è soltanto un dato anagrafico: rappresenta un presupposto giuridico essenziale. Infatti, per far valere in giudizio un diritto risarcitorio del defunto, occorre che il soggetto attore sia considerato, anche giuridicamente, erede legittimo.

Se questo status non è accertato, il rischio è che l’azione venga dichiarata inammissibile per carenza di legittimazione attiva. La prova della filiazione diventa dunque un elemento cruciale nella strategia difensiva e nella costruzione della domanda.

Conclusione: cosa devono sapere gli eredi

Per chi intende agire in giudizio per far valere un diritto del proprio genitore defunto, è importante:

  • Verificare il proprio status giuridico di figlio;
  • Valutare se l’azione intrapresa possa costituire accettazione tacita dell’eredità;
  • Considerare le conseguenze dell’accettazione, specie in presenza di debiti ereditari.

Responsabilità Civile e Accettazione Tacita dell’Eredità: Cosa Dice la Cassazione n. 16594

Introduzione: la responsabilità civile e il ruolo degli eredi

Nel diritto italiano, la responsabilità civile non si estingue con la morte della persona offesa. In determinate circostanze, i diritti risarcitori possono essere esercitati dagli eredi, che agiscono per conto del defunto. Ma cosa accade quando l’erede non ha ancora formalmente accettato l’eredità? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16594, ha chiarito un punto fondamentale: anche l’esercizio di un’azione giudiziaria può valere come accettazione tacita dell’eredità, a precise condizioni.

In questo articolo analizziamo il principio espresso dalla Suprema Corte e le implicazioni pratiche per chi intende agire in giudizio per far valere una pretesa risarcitoria ereditata.


Cassazione n. 16594/2024: il principio di diritto

Con l’ordinanza n. 16594, la Corte di Cassazione ha affermato che:

Chi agisce in giudizio per far valere una pretesa risarcitoria che sarebbe spettata al proprio genitore defunto può dimostrare l’accettazione tacita dell’eredità attraverso l’esercizio stesso dell’azione giudiziaria, purché sia provato – o comunque non contestato – il suo status di figlio del de cuius.

Cosa significa in termini pratici?

Questo principio introduce un’importante semplificazione probatoria per gli eredi. In pratica, se il figlio agisce per ottenere un risarcimento spettante al genitore, l’atto stesso di agire in giudizio può costituire accettazione tacita dell’eredità. Tuttavia, tale effetto si produce solo se viene dimostrata la qualità di figlio, cioè il legame di filiazione con il defunto, elemento imprescindibile per la legittimazione.


Accettazione tacita dell’eredità: un concetto chiave nel diritto successorio

L’accettazione tacita dell’eredità si verifica quando il chiamato all’eredità compie un atto che presuppone necessariamente la volontà di accettare, anche senza una dichiarazione formale. In base all’art. 476 del Codice Civile, rientrano tra questi atti:

  • La disposizione di beni ereditari;
  • L’assunzione di debiti del defunto;
  • L’esercizio di azioni giudiziarie derivanti dai diritti del de cuius.

Con la sentenza n. 16594, la Cassazione conferma che agire in giudizio per un risarcimento spettante al defunto è un atto inequivoco, che può valere come accettazione tacita dell’eredità.


Il ruolo determinante dello status di figlio

Come evidenziato dalla Cassazione, l’esercizio dell’azione giudiziaria non basta da solo. Perché si possa configurare un’accettazione tacita, è necessario provare lo status di figlio, ovvero dimostrare il legame familiare con il defunto. Se tale status è incontestato nel processo o comunque provato con documenti (ad esempio certificato di nascita, stato di famiglia), allora l’azione è legittima e produce anche effetti successori.


Le implicazioni per chi intende agire in giudizio

Questa pronuncia è particolarmente rilevante per chi:

  • Vuole ottenere un risarcimento per danni subiti dal proprio genitore defunto (es. responsabilità medica, incidenti stradali, mobbing);
  • Non ha ancora formalmente accettato l’eredità, ma intende agire;
  • Si trova a dover provare la propria qualità di erede in giudizio.

La strategia legale deve quindi includere anche la valutazione del profilo successorio, per evitare eccezioni di legittimazione attiva o decadenze.


Conclusione: un orientamento che tutela gli eredi

La Cassazione, con l’ordinanza n. 16594, ha ribadito l’importanza del principio di continuità giuridica tra defunto ed erede. Il figlio, agendo per far valere un diritto risarcitorio maturato in capo al genitore, può essere considerato erede a tutti gli effetti, purché dimostri di esserlo. L’azione giudiziaria stessa può fungere da prova implicita dell’accettazione dell’eredità, semplificando le modalità con cui l’erede può far valere i propri diritti.

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Foto

Cassazione, ordinanza n. 16594/2025 integrale, in formato pdf:

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
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