L’AMIANTO UCCIDE TANTO LA SALUTE QUANTO L’ECONOMIA: IL “CASO AVON ITALIA”

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Avon Italia

La tutela della salute del consumatore, nonché del lavoratore è fondamentale per la società non solo da un punto di vista costituzionale, ma secondo quanto si evince dal caso Avon anche da un punto di vista economico.

Invero, l’utilizzo di elementi insalubri e addirittura potenzialmente cancerogeni nella produzione non può non determinare anche un danno economico per l’impresa che li utilizza, perché la costringe a ritirare dal mercato i prodotti incriminati e a risponderne nelle sedi giudiziarie opportune per responsabilità penali e civili.

La crisi della suddetta attività imprenditoriale causa a sua volta un danno economico per tutta la collettività (cosiddetto effetto domino), perché porta con sé la perdita di occupazione per i lavoratori e di conseguenza genera una crisi per tutte le loro famiglie.

Pertanto, l’importanza della condotta produttiva rispettosa della salute è direttamente proporzionale al benessere tanto dell’azienda produttrice quanto quello dei lavoratori e quindi della collettività in generale, ossia del Pil nazionale.

Una politica funzionale per incentivare la conversione industriale verso l’utilizzo di prodotti non nocivi, che consenta anche la riduzione dei relativi costi, potrebbe essere quella di prevedere una detrazione fiscale per le imprese, ma anche per il comune cittadino che possiede un immobile da bonificare a causa della presenza di componenti di amianto.

Nel caso specifico, merita approfondire il caso Avon, azienda storica nel settore della cosmesi, che ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti, cercando protezione sotto il Chapter 11 del codice fallimentare presso il Tribunale fallimentare del Distretto del Delaware. Questa procedura permette all’azienda di continuare le operazioni commerciali mentre cerca di ristrutturare i propri debiti e affrontare le numerose cause legali derivanti dalle accuse di contaminazione dei suoi prodotti a base di talco con sostanze cancerogene.

La decisione di Avon di ricorrere al Chapter 11 arriva in un contesto di crescenti sfide legali e finanziarie, accentuate dalle accuse di aver venduto prodotti potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori. Con questa mossa, Avon spera di elaborare un piano per gestire le sue responsabilità e al contempo mantenere in vita le sue operazioni, cercando di ridurre al minimo l’impatto sui dipendenti, sui clienti e sugli altri stakeholder coinvolti.

Avon ha chiarito che le sue operazioni al di fuori degli Stati Uniti non sono interessate dalla procedura di fallimento del Chapter 11, continuando a operare normalmente nei mercati internazionali. Questo avviene grazie al supporto di Natura & Co, il gruppo brasiliano che ha acquisito Avon nel 2020. Natura & Co ha firmato un accordo per acquistare quote azionarie nelle attività internazionali di Avon per 125 milioni di dollari e ha deciso di finanziare l’azienda con ulteriori 43 milioni di dollari come parte del piano di ristrutturazione. Questo finanziamento è destinato a garantire la liquidità necessaria affinché Avon possa adempiere ai propri obblighi durante il processo di ristrutturazione.

Avon è stata recentemente colpita da due pesanti condanne giudiziarie legate all’accusa di aver venduto prodotti contenenti talco contaminato da amianto, una sostanza cancerogena. Nel dicembre 2022, una giuria di Los Angeles ha ordinato all’azienda di pagare oltre 50 milioni di dollari a una donna dell’Arizona che ha sviluppato il cancro dopo aver usato i prodotti di Avon. Inoltre, un mese fa, un uomo dell’area di Chicago ha ottenuto un risarcimento di 24,4 milioni di dollari dopo essere stato diagnosticato con mesotelioma, una forma di cancro legata all’esposizione all’amianto, avendo lavorato in uno stabilimento di Avon in Illinois. Nonostante queste sentenze, Avon continua a negare che i suoi prodotti a base di talco siano responsabili di causare il cancro.

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