La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 28691, ha confermato la condanna della ASL di Bari al risarcimento di 10.000 euro ai genitori di un bambino che ha subito una vaccinazione non obbligatoria. La decisione si basa sulla constatazione che l’ASL non ha rispettato le norme sul consenso informato riguardo ai rischi associati alla vaccinazione. Tuttavia, la Corte ha ribadito che non esiste un nesso causale tra la somministrazione del vaccino e la diagnosi di autismo del bambino, come sostenuto dai genitori.
Nel 2013, i genitori avevano fatto causa alla ASL dopo che al loro figlio di 13 mesi era stata somministrata una vaccinazione esavalente obbligatoria seguita da un vaccino non obbligatorio per morbillo, rosolia e parotite, che avrebbe provocato gravi reazioni avverse. In primo grado, il tribunale aveva respinto la richiesta di risarcimento, mentre la Corte d’appello di Bari aveva accolto parzialmente la richiesta, riconoscendo la mancanza di un consenso informato adeguato e concedendo un risarcimento limitato.
I genitori hanno poi presentato ricorso in Cassazione, ma la Corte ha rigettato la loro richiesta, affermando che, sebbene ci fosse un deficit informativo da parte dell’ASL, non erano stati forniti elementi sufficienti per dimostrare un collegamento causale tra il vaccino e i problemi di salute del bambino, che sono stati attribuiti a condizioni legate all’autismo, per il quale non esiste evidenza scientifica di correlazione con le vaccinazioni.
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