ESCLUSIVA: IL COVID-19 COMINCIA A MUTARE, DIVENTA PIU’ INFETTIVO!

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Il COVID-19 continua a destabilizzare lo stato sanitario ed economico di tutto il mondo e comincia anche a mutare. manifestando una capacità di infettività più celere e maggiormente invasiva.

Di seguito, riportiamo un importante articolo tratto da it.insider,com.

C’E’ UNA NUOVA MUTAZIONE DEL COVID-19

(Articolo di Francesca Salvatore – Fonte: www.it.insideover.com)

La notizia giunge dalla placida cittadina di Trondheim, nel centro della Norvegia. A riferirla, il capo medico locale Tove Røsstad all’emittente pubblica Nrk: “Non sappiamo da dove provenga il virus. Nessun tipo di virus del genere è mai stato rintracciato in Norvegia prima d’ora. Abbiamo anche cercato nel database internazionale, ma non abbiamo trovato questo nuovo tipo neanche lì”. Secondo Røsstad , le autorità sanitarie norvegesi hanno concluso che il Covid-19 qui è mutato dopo aver iniziato a comportarsi in modo diverso, infettando le persone più velocemente di prima. Una mutazione che potrebbe portare la nazione scandinava ad una impennata di casi.

Il caso Trondheim

I campioni del virus sono stati inviati venerdì scorso dall’ospedale St. Olavs di Trondheim all’Istituto norvegese di sanità pubblica (Niph) che ha decretato l’anomalia: Røsstad invita comunque alla cautela, poiché non è ancora chiaro se questa variante sconosciuta sia più contagiosa di altre o quali altre caratteristiche possa avere. Quello che l’equipe di Trondheim ha rilevato per prima è una crescita della facilità di trasmissione dell’infezione: “Stiamo vedendo che l’infezione è più facile, in quanto deve accadere meno per essere infettati. Non è necessario avere un contatto così stretto come abbiamo sperimentato di solito. Inoltre, ti ammali più velocemente, quindi il virus si comporta in modo diverso”, aveva dichiarato in precedenza proprio Røsstad al quotidiano Verdens Gang.https://b26c9d665c79e8c6965eccb2a78e88f7.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-37/html/container.html

Questo non vuol dire che questa forma sia necessariamente più aggressiva

La città costiera ha recentemente assistito a un’epidemia collegata ad attività commerciali locali, tra cui l’Edge Barbershop, il Barmuda bar e il Lille London pub. Finora, 35 infezioni confermate sono state collegate all’epidemia di Trondheim e 1.500 persone sono in quarantena a seguito della ricerca dei contatti. Il fine settimana ha visto otto nuovi casi nuovi casi (i pazienti hanno dai 20 ai 40 anni) registrati nella città, di cui sei sono stati collegati alle tre attività.

Il Norwegian Institute of Occupational Health scrive in un comunicato stampa che probabilmente ci sono diversi sottogruppi del coronavirus a Trondheim. Il modo in cui questi cambiamenti possono influenzare la capacità del virus di infettare o causare malattie non è ancora chiaro, afferma Karoline Bragstad, capo sezione del National Institute of Public Health (Niph).

Il caso precedente

Alcune mutazioni del virus erano già state riscontrate in Norvegia, come nel focolaio legato ad un autobus turistico nel Rogaland, nel sud-ovest del Paese: non si tratterebbe della stessa variante, però. L’episodio del bus era diventato, lo scorso settembre, un caso di studio: dei passeggeri infettati (età compresa tra i 50 e gli 80 anni) nessuno si era poi ammalato gravemente e molti erano stati dimessi pochi giorni dopo dalla diagnosi; lo studio sulla loro reazione, nonostante l’età avanzata, è uno di quelli che aiuterà a capire meglio il funzionamento del virus mutato.

I passeggeri sull’autobus sono ora un progetto di ricerca separato: lo Stavanger University Hospital li seguirà da vicino per sei mesi, in prima istanza. La ricerca si svolge in collaborazione con il Niph, l’Università di Bergen e i comuni di Sandnes e Randaberg. Il viaggio di andata e ritorno del bus è iniziato a Stavanger il 15 settembre e l’autobus ha attraversato otto contee durante il viaggio nel sud della Norvegia. Da un primo rapporto è stato acclarato che il tour ha portato a circa un centinaio di casi di infezione in tutto il Paese, compresi i passeggeri: si tratterebbe di un caso di super diffusione a bassa aggressività.

La situazione Covid in Norvegia

La Norvegia sembra esercitare uno stretto controllo sul coronavirus, forte di una popolazione di quasi cinque milioni e mezzo di abitanti ed un sistema di tracciamento molto efficace: i casi registrati sono appena sopra i 16mila e i morti 278. Con una manciata di eccezioni, i nuovi casi giornalieri di coronavirus sono stati tra 100 e 150 a livello nazionale dalla prima settimana di settembre: questo conteggio attualmente valuta la tendenza dei nuovi numeri di casi per l’intero Paese come “piatta“, piuttosto che in aumento o diminuzione. Si ritiene che solo 18 comuni in tutto il Paese abbiano un numero crescente di casi.

A fine settembre, sono stati diffusi i numeri preliminari del registro norvegese delle cause di morte presso l’Istituto nazionale di sanità pubblica (Fhi) con riferimento ai primi tre mesi della pandemia. I risultati sono sorprendenti e sono destinati a mettere in discussione alcune delle attuali restrizioni della Norvegia. I dati mostrano che non ci sono state “morti eccessive” in Norvegia durante il primo trimestre pandemico. Inoltre, il 90% di coloro che sono morti con Covid-19 era affetto da almeno una malattia cronica. Tra le più ricorrenti, malattie cardiovascolari e affezioni polmonari. A queste si aggiungono demenza senile, diabete e cancro.

Venendo alle affezioni polmonari, sulla base dei dati del 2014-18, il numero previsto di decessi per polmonite per il periodo marzo-maggio in Norvegia è 392. Tuttavia, in quel periodo quest’anno sono stati registrati solo 296 decessi. I funzionari dell’Fhi hanno sottolineato che si tratta solo di numeri preliminari e che potrebbero cambiare in base a nuove informazioni. Lo studio, tuttavia, si basa su un tasso di copertura del 98%, quindi è probabile che in futuro non vi saranno risultati troppo differenti da questi. Quasi il 90% dei decessi in Norvegia ha riguardato persone di età superiore ai 70 anni.

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STOP CARTELLE ESATTORIALI

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Il Governo continua a non voler affrontare il problema alla radice e persevera a rinviare di affrontare l’impossibilità di pagare i debiti pregressi da parte di milioni di italiani, che a causa della epocale crisi economica dovuta agli effetti restrittivi del Covid-19, si trovano in uno stato di esponenziale indigenza economica.

Il Governo dimostra anche in questa circostanza di saper solo rinviare e di non essere in grado di governare.

A proposito riportiamo di seguito un interessante articolo ripreso da informazionefiscale.it.

Cartelle esattoriali e pignoramenti: stop per tutto il 2020

Sospensione cartelle fino al 31 dicembre: nuova proroga per notifiche, rate e pignoramenti

(Articolo di Rosy D’Elia – Fonte: www.informazionefiscale.it)

Cartelle esattoriali, saldo e stralcio (pace fiscale), rottamazione: proroga al 31 dicembre in arrivo.

Sospensione cartelle inviate e da inviare fino al 31 dicembre 2020: si apre un nuovo capitolo sull’attività di riscossione con il DPCM, Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, approvato nella notte del 18 ottobre 2020 e di cui si attende ancora il testo ufficiale.

La ripresa dell’attività dell’Agenzia delle Entrate Riscossione era prevista a partire dal 16 ottobre 2020, secondo la tabella di marcia disposta dai decreti emergenziali.

Ma per i 18 milioni di contribuenti interessati la tregua fiscale continua fino a fine anno.

Sospensione cartelle fino al 31 dicembre 2020: la proroga in un DPCM dedicato

Il DCPM che stabilisce la sospensione delle cartelle da inviare e già inviate fino al 31 dicembre 2020 non è un fulmine a ciel sereno.

Durante l’audizione in Commissione Finanze e Tesoro del Senato del 6 ottobre 2020, lo stesso direttore dell’AdER Ernesto Maria Ruffini aveva annunciato una ripresa graduale da metà ottobre.

Mentre Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze del Senato, aveva già anticipato, durante l’intervista rilasciata a Informazione Fiscale del 16 ottobre 2020, che il governo stava studiando come rendere più efficiente e giusta l’attività della riscossione.

Nella notte tra il 17 e il 18 ottobre arriva la notizia di una proroga che estende lo stop per tutto il resto del 2020.

Restano sospese fino al 31 dicembre 2020:

  1. le attività di notifica di nuove cartelle di pagamento;
  2. il pagamento delle cartelle già inviate in precedenza e degli altri atti dell’Agente della Riscossione.

Si fermano, quindi, anche le attività di pignoramento su stipendi, pensioni e trattamenti assimilati.

E inoltre si proroga il periodo durante il quale si decade dalla rateizzazione con il mancato pagamento di 10 rate, anziché 5.

Sospensione cartelle fino al 31 dicembre 2020: la proroga in un DPCM dedicato

La proroga fino al 31 dicembre 2020 riguarda le nuove notifiche e il pagamento di cartelle e altri atti messi in stand by dallo scorso 8 marzo dal Decreto Cura Italia.

Con la ripresa delle attività di riscossione dal 15 ottobre, il termine ultimo di riferimento per i versamenti era fissato al 30 novembre 2020. Mentre la nuova scadenza di cui tener conto, al termine della nuova sospensione, è fissata al 31 gennaio 2021.

Resta confermato, invece, il maxi appuntamento con la pace fiscale del 10 dicembre 2020: i contribuenti dovranno versare tutte le rate di rottamazione e saldo e stralcio previste per l’anno in corso.

Su questo fronte, infatti, il DPCM che dispone la nuova sospensione fino alla fine dell’anno non porta con sé nessuna novità.

Nel comunicato stampa diffuso dal governo al termine del consiglio dei ministri del 18 ottobre, inoltre, si legge:

“Per consentire uno smaltimento graduale delle cartelle di pagamento che si sono già accumulate, alle quali si aggiungeranno quelle dei ruoli che gli enti consegneranno fino al termine della sospensione, è inoltre previsto il differimento di 12 mesi del termine entro il quale avviare alla notifica le cartelle.

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