LOCAZIONI: STRUMENTI DI TUTELA GIURIDICA PREVENTIVA PER IL LOCATORE A FRONTE DI UN INADEMPIMENTO CONTRATTUALE DEL CONDUTTORE

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L’obbligo di pagamento del canone: Art. 1571 c.c.


L’inadempimento del conduttore nel contratto di locazione: profili giuridici e strumenti di tutela per il locatore

1. Premessa: la centralità delle obbligazioni principali

Il contratto di locazione non si esaurisce in un mero scambio formale tra godimento di un bene e corrispettivo, ma esprime una complessa trama di diritti e obblighi che si collocano nell’alveo dei principi generali di buona fede (art. 1175 c.c.), correttezza e proporzionalità (art. 1455 c.c.).
Il conduttore, nell’assumere la disponibilità materiale dell’immobile, non può sottrarsi al nucleo delle obbligazioni principali sancite dall’art. 1587 c.c.: prendere in consegna il bene, custodirlo e utilizzarlo diligentemente secondo la destinazione pattuita, corrispondere regolarmente il canone.
La violazione di tali obbligazioni non ha natura meramente formale, ma incide direttamente sull’interesse sostanziale del locatore, minandone l’utilità economica e giuridica del contratto.

2. Le obbligazioni principali del conduttore

Come chiarito dalla giurisprudenza (Corte d’Appello Venezia, sent. n. 1603/2022), le obbligazioni principali non si qualificano per grado di importanza rispetto ad altre, ma per il loro carattere essenziale: senza di esse la locazione non sarebbe configurabile.

  • Consegna e custodia: con la consegna dell’immobile si determina una scissione tra proprietà e disponibilità materiale. Da quel momento, il conduttore risponde dei danni ai beni rientranti nella sua sfera di custodia, mentre il locatore resta responsabile delle strutture murarie e impiantistiche.
  • Diligenza nell’uso: l’art. 1176 c.c. impone al conduttore una condotta conforme alla destinazione contrattuale. La Cassazione ha riconosciuto che anche il non uso dell’immobile può ledere l’interesse del locatore, in quanto compromette la conservazione del valore locativo del bene.
  • Pagamento del canone: il versamento periodico del corrispettivo rappresenta il cuore sinallagmatico del rapporto. È ammessa la sospensione del pagamento solo se viene meno totalmente la controprestazione del locatore (Cass. civ., n. 261/2008).

3. Profili dell’inadempimento

L’inadempimento del conduttore si concretizza quando la sua condotta impedisce al locatore di conseguire l’utilità propria del contratto. Le ipotesi principali possono essere così schematizzate:

  1. Rifiuto di prendere in consegna il bene → grave inadempimento (art. 1455 c.c.);
  2. Uso difforme o abusivo (mutamento della destinazione d’uso, attività vietate, sublocazioni non consentite) → grave violazione, salvo gli effetti dell’art. 80 L. 392/1978;
  3. Morosità: per le locazioni abitative, il mancato pagamento protratto oltre 20 giorni o il mancato pagamento di oneri accessori per oltre due mensilità integra ipotesi di grave inadempimento (art. 5 L. 392/1978).

Inoltre, grava sul conduttore l’“obbligo di interpello”, cioè l’onere di avvisare tempestivamente il locatore di eventuali pericoli riconducibili a beni che restano nella sfera di custodia del proprietario.

La recente Cass. civ., n. 16113/2025 ha ribadito, con riferimento alla morosità emersa durante l’emergenza Covid-19, che non esiste un diritto potestativo giudiziale alla riduzione del canone: l’unico strumento resta la domanda di risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta.

4. Le clausole contrattuali come strumenti di prevenzione e gestione

Nella prospettiva del locatore, una redazione accorta del contratto rappresenta la principale forma di tutela. Gli strumenti negoziali più efficaci includono:

  • Clausola risolutiva espressa (art. 1456 c.c.): consente la risoluzione di diritto in caso di inadempimenti specifici. Tuttavia, secondo Cass. civ., ord. n. 23287/2024, l’inadempimento deve essere effettivo; in caso contrario, l’avvalimento della clausola costituisce abuso del diritto.
  • Clausola solve et repete: di natura vessatoria (artt. 1341 e 1342 c.c.), obbliga il conduttore ad adempiere comunque, rinviando ogni contestazione a un secondo momento giudiziale.
  • Garanzie accessorie: il deposito cauzionale e le fideiussioni a prima richiesta completano il sistema di sicurezza per il locatore, consentendo una tutela patrimoniale immediata in caso di inadempimento.

5. Profili di consulenza giuridica per il locatore

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, sulla base della propria esperienza nel contenzioso civile e nella contrattualistica immobiliare, individua alcuni accorgimenti operativi per i locatori:

  • Redazione personalizzata del contratto: evitare formulari standard, calibrando le clausole risolutive e le garanzie in base al bene locato, alla durata e al profilo del conduttore.
  • Monitoraggio dell’adempimento: instaurare procedure di verifica costante dei pagamenti e dell’uso conforme dell’immobile.
  • Gestione tempestiva della morosità: avvalersi subito dell’intimazione di sfratto per morosità, evitando che il debito si aggravi.
  • Tutela preventiva del bene: inserire clausole che impongano obblighi informativi al conduttore, specie per immobili con impianti complessi o di pregio.
  • Valutazione strategica dell’azione giudiziale: distinguere tra risoluzione contrattuale e richiesta risarcitoria, modulando la domanda in base alla gravità e alle conseguenze economiche dell’inadempimento.

6. Conclusioni

L’inadempimento del conduttore nel contratto di locazione si colloca in un delicato equilibrio tra la tutela dell’interesse economico del locatore e la salvaguardia dell’affidamento del conduttore. La giurisprudenza più recente conferma la necessità di un approccio sostanzialistico, fondato sui principi di buona fede e proporzionalità, che eviti abusi e rigidità.

Per i locatori, la strada maestra è quella di prevenire le patologie contrattuali mediante una redazione accurata del contratto, accompagnata da un’attività di monitoraggio e da un intervento tempestivo in caso di inadempimento. In questa prospettiva, il supporto di professionisti specializzati, come lo Studio Legale Bonanni Saraceno, rappresenta un valore aggiunto non solo in termini di contenzioso, ma soprattutto di strategia preventiva e consulenziale.


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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
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BANCARIO: PER LE S.U. CASS. CIV. IL MUTUO SOLUTORIO NON É UN PACTUM DE NON PETENDO, IN QUANTO SI CONCRETIZZA LA TRADITIO REI (EX ART. 1813 C.C.)

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Traditio rei: art. 1813 c.c.


Mutuo solutorio e disponibilità giuridica delle somme: le Sezioni Unite chiudono il contrasto giurisprudenziale

Introduzione

Il tema del mutuo solutorio rappresenta da oltre vent’anni una delle questioni più controverse del contenzioso bancario. La particolarità di questo contratto – finalizzato non a fornire nuova liquidità, ma a estinguere debiti pregressi, spesso verso lo stesso istituto mutuante – ha sollevato numerosi interrogativi sulla causa concreta del mutuo e sulla nozione di traditio rei.

Il dibattito si è concentrato in particolare sulla disponibilità giuridica delle somme: è sufficiente l’accredito in conto, immediatamente riutilizzato per pagare passività pregresse, per integrare la consegna ex art. 1813 c.c.? Oppure si tratta di una mera operazione contabile priva di reale trasferimento patrimoniale?


La giurisprudenza oscillante: tra simulazione e validità del contratto

La fase di sospetto

In una prima fase, la giurisprudenza (Cass. 11495/1997; Cass. 4069/2003; Cass. 5265/2007; Cass. 17650/2012) guardava con diffidenza al mutuo solutorio, ritenendolo spesso una simulazione volta a mascherare l’attribuzione di un’ipoteca su debiti preesistenti. Ciò portava a esiti radicali: nullità del contratto o revocabilità in sede concorsuale.

La svolta interpretativa

Successivamente, alcune pronunce (Cass. 15929/2018; Cass. 9838/2021) hanno distinto tra causa del contratto e scopo pratico perseguito, riconoscendo validità al mutuo anche se la somma era vincolata al pagamento del debito pregresso, purché il mutuatario acquisisse una disponibilità giuridica autonoma della provvista.


Il cuore del contrasto: mutuo o mera dilazione?

Negli anni più recenti, il conflitto interpretativo si è acuito:

  • un orientamento minoritario (Cass. 20896/2019; Cass. 7740/2020; Cass. 1517/2021) ha sostenuto che il mutuo solutorio non generi alcuno spostamento effettivo di denaro, riducendosi a un pactum de non petendo o a una dilazione;
  • la tesi maggioritaria (Cass. 37654/2021; Cass. 23149/2022; Cass. 16377/2023; Cass. 5151/2024) ha invece confermato che l’accredito in conto costituisce a tutti gli effetti la traditio richiesta dal mutuo, anche se le somme vengono contestualmente destinate all’estinzione del debito.

La sentenza n. 23149/2022 ha segnato un punto di svolta: la Corte ha affermato che non occorre un trasferimento materiale di denaro, essendo sufficiente la creazione di un titolo di disponibilità giuridica in capo al mutuatario.


La decisione delle Sezioni Unite: il mutuo solutorio è mutuo tipico

Il contrasto è stato risolto con la sentenza n. 5841 del 5 marzo 2025 delle Sezioni Unite civili, chiamate a pronunciarsi anche sulla validità del titolo esecutivo.

La Suprema Corte ha chiarito che:

  • il contratto di mutuo si perfeziona con la messa a disposizione giuridica delle somme tramite accredito in conto;
  • la successiva destinazione delle somme al pagamento di debiti pregressi è un atto distinto e non incide sulla validità del contratto;
  • il “mutuo solutorio” non configura un contratto atipico, ma rappresenta solo una descrizione di una particolare modalità di utilizzo del mutuo.

Le Sezioni Unite hanno sottolineato che l’operazione contabile di accredito non può essere svalutata come fittizia: essa crea un titolo autonomo in capo al mutuatario, anche se la banca si riappropria immediatamente delle somme.


Considerazioni conclusive

Con la pronuncia del 2025, la Cassazione ha consolidato l’orientamento maggioritario: nel mutuo solutorio non è necessaria la consegna materiale del denaro, ma è sufficiente la creazione di un titolo di disponibilità giuridica. Questo chiarimento ha importanti riflessi pratici sul piano:

  • della validità dei contratti bancari;
  • della resistenza dei mutui solutori in sede concorsuale;
  • della qualificazione dei titoli esecutivi.

Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno ha maturato una competenza approfondita nelle controversie bancarie e finanziarie, con particolare attenzione ai casi di mutuo solutorio, nullità contrattuali e contenzioso esecutivo. L’esperienza pluriennale consente di offrire ai clienti:

  • analisi tecnico-giuridiche avanzate sui contratti di mutuo e sulle operazioni bancarie;
  • assistenza nei giudizi di opposizione a decreto ingiuntivo e nelle procedure esecutive;
  • tutela nelle azioni di nullità e revocatoria in ambito fallimentare.

Grazie all’approccio scientifico e investigativo, lo Studio rappresenta un punto di riferimento per chi intenda contestare o difendersi da operazioni bancarie complesse, anche nei casi in cui siano coinvolti i profili più delicati del mutuo solutorio e della disponibilità giuridica delle somme.


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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE (27 SETTEMBRE 2025)

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27 settembre 2025

📌 Rassegna stampa giurisprudenziale: le ultime sentenze della Corte di Cassazione in materia civile e penale

Le pronunce della Corte di Cassazione costituiscono un punto di riferimento essenziale per la prassi giudiziaria e per l’attività degli operatori del diritto. Le decisioni più recenti offrono spunti di riflessione in ambiti eterogenei: dal diritto tributario alla disciplina delle concessioni demaniali, dal lavoro agli obblighi professionali degli avvocati, fino ai temi centrali del diritto penale e penitenziario.


⚖️ Diritto civile e tributario

IMU e condizione risolutiva – Cassazione n. 26172

La Suprema Corte ha chiarito che l’avveramento della condizione risolutiva apposta a un contratto di compravendita immobiliare non libera l’acquirente dagli obblighi tributari per le annualità maturate successivamente. La pronuncia ribadisce il principio di continuità dell’obbligazione fiscale e conferma l’autonomia del rapporto tributario rispetto agli effetti civilistici della condizione contrattuale.

Concessioni demaniali e soggettività passiva – Cassazione n. 26174

In materia di ICI e IMU su beni del demanio marittimo, la Cassazione ha precisato che la soggettività passiva non riguarda solo il concessionario principale, ma anche il subconcessionario. La decisione valorizza l’uso effettivo del bene e amplia il raggio d’azione delle amministrazioni nella riscossione.

Accertamento analitico-induttivo – Cassazione n. 26180

Viene riaffermata la legittimità dell’accertamento analitico-induttivo anche in presenza di una contabilità formalmente regolare. Secondo la Corte, la mera correttezza formale non basta a escludere la ricostruzione del reddito in caso di incongruenze sostanziali. Un principio che rafforza i poteri dell’Amministrazione finanziaria.

Lavoro festivo e straordinario – Cassazione n. 26181

Il giudice del rinvio è tenuto a verificare se il lavoro domenicale sia stato prestato nell’ambito del turno ordinario o come straordinario. La distinzione è decisiva ai fini retributivi e contribuisce a delimitare i confini della prestazione lavorativa in giorni festivi.

Disciplina forense e responsabilità professionale – Cassazione Sezioni Unite n. 26232

Le Sezioni Unite hanno confermato la legittimità della sanzione disciplinare nei confronti dell’avvocato che abbia richiesto somme senza preventivo mandato. La pronuncia sottolinea il rilievo etico della professione forense e il rispetto del principio di trasparenza nei rapporti con i clienti.


⚖️ Diritto penale e processuale penale

Benefici penitenziari e collaborazione – Cassazione n. 32133

La Cassazione ha stabilito che la mancata collaborazione con la giustizia non costituisce, di per sé, causa ostativa ai benefici penitenziari se il reato ha perso la sua ostatività. Ciò che rileva è la dimostrazione di un percorso emendativo, come il pagamento del debito civile.

Elezione di domicilio – Cassazione n. 32142

La validità dell’elezione di domicilio presso il difensore non viene meno neppure se l’avvocato è sospeso o cancellato dall’albo. Una pronuncia che tutela la certezza delle notifiche e la continuità del diritto di difesa.

Misure di sicurezza – Cassazione n. 32144

La Corte ha escluso che si possano applicare misure non disposte in primo grado in assenza di impugnazione del Pubblico Ministero. Un principio che tutela l’imputato da applicazioni arbitrarie di misure limitative.

Giudizio abbreviato e inutilizzabilità delle prove – Cassazione n. 32019

Con l’ammissione al giudizio abbreviato, si sana l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese alla Guardia di Finanza senza garanzie difensive. L’adesione al rito speciale comporta, dunque, effetti sananti in materia probatoria.

Infortuni sul lavoro e delega di funzioni – Cassazione n. 32030

Il datore di lavoro non è esonerato da responsabilità per l’infortunio anche quando abbia delegato funzioni a un prestatore privo di potere decisionale. La Corte ribadisce la centralità del principio di tutela del lavoratore e l’inderogabilità degli obblighi di sicurezza.

Violenza sessuale e consenso – Cassazione n. 32031

La Cassazione ha precisato che lo stato di coscienza alterato dall’alcol non equivale a piena capacità di autodeterminazione al consenso. In tal modo si rafforza la tutela delle vittime nei casi di violenza sessuale in contesti di vulnerabilità psicofisica.

Guida sotto l’effetto di stupefacenti – Cassazione n. 32157

Il rifiuto di sottoporsi a test antidroga integra reato soltanto se vi sono indizi concreti e ragionevoli di assunzione. La pronuncia si inserisce nel filone volto a bilanciare il diritto alla libertà personale e le esigenze di sicurezza stradale.

Gratuito patrocinio – Cassazioni nn. 32016 e 32017

Le decisioni confermano che ai fini dell’ammissione al patrocinio a spese dello Stato fa fede la dichiarazione dei redditi già presentata o scaduta al momento dell’istanza. Inoltre, l’opposizione al rigetto dell’istanza produce effetti pienamente devolutivi, non vincolati.

Patteggiamento e pene sostitutive – Cassazione n. 32015

In tema di patteggiamento, la sostituzione della pena deve risultare dall’accordo delle parti, senza che si applichi la regola procedurale della novella sulla lettura del dispositivo.


🔎 Conclusioni

Le pronunce esaminate offrono un quadro articolato dell’evoluzione giurisprudenziale:

  • in ambito tributario emerge una linea di rigore nella riscossione e nell’accertamento fiscale;
  • in materia lavoristica si riafferma la centralità della tutela del dipendente e dei suoi diritti retributivi e di sicurezza;
  • sul piano penale e processuale si rafforza la coerenza delle garanzie difensive e dei principi di legalità.

🏛️ La competenza dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, da anni impegnato nell’analisi e nell’applicazione delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, offre ai propri assistiti un supporto qualificato nelle aree del diritto civile, tributario, penale e del lavoro. L’approfondita conoscenza della giurisprudenza, unita alla costante attività di ricerca e aggiornamento, consente allo Studio di assicurare strategie difensive e soluzioni mirate, sempre ancorate agli orientamenti più attuali della Suprema Corte.


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GIUSTIZIA: DESOLANTE FALLIMENTO DELLE APPLICAZIONI STRAORDINARIE DEI MAGISTRATI E CONSEGUENTE SPRECO DEL PRESTITO (CON RELATIVI INTERESSI) DEL PNRR

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PNRR e giustizia: flop delle applicazioni straordinarie dei magistrati. Un’occasione sprecata?

Il termine per la presentazione delle domande di applicazione straordinaria dei magistrati presso i tribunali si è chiuso il 18 settembre 2025 con numeri deludenti: solo 200 richieste a fronte di 500 posti disponibili. Un dato che solleva dubbi sull’efficacia del decreto-legge n. 117/2025, varato dal Governo per raggiungere gli obiettivi del PNRR sulla giustizia civile.


Il quadro normativo: il “Decreto Giustizia” e l’obiettivo del -40% del disposition time

Con il decreto-legge n. 117 dell’8 agosto 2025, il Governo ha introdotto misure emergenziali per ridurre del 40% i tempi di definizione dei procedimenti civili (disposition time) rispetto al 2019.
L’obiettivo fissato dal PNRR è ambizioso: portare entro giugno 2026 la durata media complessiva dei processi civili da 2.512 giorni a 1.507, così distribuiti:

  • 334 giorni in tribunale;
  • 392 giorni in appello;
  • 781 giorni in Cassazione.

Per raggiungerlo, il CSM aveva deliberato il ricorso a 500 applicazioni straordinarie di magistrati presso i tribunali e a 20 trasferimenti temporanei presso le Corti di appello.


I numeri del flop: poche domande e criteri discutibili

Alla scadenza del termine, le domande presentate risultano meno della metà rispetto alle posizioni disponibili. Il dato si somma a criticità già evidenti:

  • disparità nei criteri di assegnazione: tribunali con alti carichi e DT elevati (come Santa Maria Capua Vetere con 28.224 pendenze e 607 giorni di DT) non hanno ricevuto rinforzi, mentre uffici con numeri molto più contenuti (come Urbino e Forlì) sì;
  • forti squilibri territoriali: Savona registra un DT di appena 170 giorni, mentre Vallo della Lucania, Isernia e L’Aquila superano i 1.000;
  • incoerenze macroscopiche: Napoli ha ottenuto 67 applicazioni straordinarie, Catania nessuna, pur avendo dati quasi identici sul disposition time.

Questa distribuzione lascia intendere che il criterio della variazione percentuale rispetto al 2019 abbia prevalso su quello del fabbisogno effettivo, con risultati paradossali.


Il caso Venezia: tra cittadinanza e arretrato civile

Un’attenzione particolare merita il Tribunale di Venezia, con oltre 44.000 procedimenti civili pendenti, gran parte dei quali riguardano domande di riconoscimento della cittadinanza.

Il CSM aveva previsto l’applicazione di 66 magistrati, ma con il dimezzamento delle domande sarà difficile rispettare il piano. Anche nello scenario più ottimistico – con 6.600 procedimenti in più definiti entro giugno 2026 – Venezia rischia di chiudere con un DT intorno agli 800 giorni, ben lontano dall’obiettivo dei 334.

La questione solleva un interrogativo cruciale: perché non coinvolgere anche i giudici onorari di pace e gli addetti all’ufficio per il processo, soprattutto su procedimenti a bassa complessità?


Il convitato di pietra: la Cassazione

Mentre l’attenzione si concentra sui tribunali e sulle Corti di appello, resta sullo sfondo il vero nodo: la Corte di Cassazione.
Con un disposition time medio di 942 giorni a marzo 2025, la Suprema Corte rappresenta il collo di bottiglia più rilevante per la giustizia civile italiana. Senza interventi incisivi a questo livello, gli sforzi sugli uffici di merito rischiano di risultare vani.


Un’occasione persa per la giustizia italiana

Il quadro che emerge è sconfortante:

  • gli obiettivi numerici del PNRR difficilmente saranno raggiunti;
  • le disparità territoriali restano marcate;
  • i fondi straordinari sono stati usati per interventi emergenziali, non per riforme strutturali.

Il rischio è che, anche laddove il target del -40% venisse formalmente centrato, la giustizia italiana resti prigioniera di un sistema a macchia di leopardo, incapace di offrire tempi certi e uniformi ai cittadini.

Come sottolineato da più osservatori, i finanziamenti europei avrebbero dovuto sostenere riforme organizzative, digitali e procedurali, non soluzioni tampone destinate a produrre effetti marginali. Un’occasione irripetibile che sembra già compromessa.


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LAVORO: LA CASSAZIONE CONFERMA LA RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO ANCHE PER L’INFORTUNIO OCCORSO AL LAVORATORE IMPRUDENTE

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Sicurezza sul lavoro: la Cassazione ribadisce la responsabilità del datore di lavoro negli infortuni (Cass. n. 26021/2025)

Introduzione

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro rappresenta uno dei cardini del diritto del lavoro e della responsabilità datoriale. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26021/2025 riafferma con forza il principio secondo cui il datore di lavoro è sempre responsabile dell’infortunio occorso al dipendente, anche quando quest’ultimo abbia tenuto una condotta imprudente o negligente.

Questa pronuncia si inserisce nel consolidato orientamento giurisprudenziale che rafforza l’obbligo datoriale di prevenzione, ponendo l’accento sull’ampiezza degli obblighi organizzativi e formativi a carico del datore di lavoro.


Il principio affermato dalla Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il datore di lavoro non può esimersi da responsabilità invocando l’imprudenza del lavoratore, a meno che quest’ultima non sia del tutto abnorme, imprevedibile e inevitabile.
Secondo la Cassazione:

  • il datore di lavoro deve adottare tutte le misure di prevenzione e protezione previste dalla normativa (D.Lgs. 81/2008);
  • deve assicurare formazione, informazione e addestramento adeguati ai dipendenti;
  • deve predisporre procedure organizzative e sistemi di vigilanza efficaci.

In altre parole, l’obbligo datoriale ha carattere ampio e inderogabile, tanto che eventuali condotte colpose del lavoratore non escludono, di regola, la responsabilità del datore di lavoro.


Sicurezza sul lavoro e responsabilità datoriale

Il sistema normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro attribuisce al datore una vera e propria posizione di garanzia, che si traduce in un dovere di protezione della salute fisica e psichica del lavoratore.
La Cassazione ha più volte ribadito che:

  • l’infortunio costituisce indice di una carenza organizzativa o preventiva da parte del datore;
  • la colpa del lavoratore non esclude ma, al più, può concorrere con quella datoriale;
  • solo la condotta “esorbitante e imprevedibile” del dipendente può interrompere il nesso di causalità.

La pronuncia n. 26021/2025 conferma quindi l’orientamento volto a rafforzare il principio di massima tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’art. 2087 c.c. e con la normativa di derivazione europea.


Implicazioni pratiche per aziende e lavoratori

Per le imprese, la decisione evidenzia l’importanza di:

  • implementare piani di sicurezza aggiornati e conformi alle normative;
  • garantire formazione continua ai dipendenti, con verifiche sull’effettiva comprensione delle procedure;
  • predisporre sistemi di vigilanza e controllo per prevenire comportamenti rischiosi;
  • documentare accuratamente tutte le attività svolte in materia di sicurezza.

Per i lavoratori, la sentenza rappresenta una garanzia di tutela rafforzata, confermando che il datore di lavoro non può sottrarsi agli obblighi prevenzionistici e risponde civilmente e penalmente in caso di infortuni.


Conclusioni: il ruolo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

La sentenza n. 26021/2025 della Corte di Cassazione rafforza il principio secondo cui la sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo formale, ma un dovere sostanziale e inderogabile del datore di lavoro.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con comprovata esperienza nel diritto del lavoro e nella responsabilità datoriale, offre assistenza qualificata sia ai lavoratori che hanno subito infortuni, sia alle aziende che necessitano di consulenza in materia di prevenzione e gestione dei rischi.

Grazie a un approccio multidisciplinare e scientificamente fondato, lo Studio è un punto di riferimento per le controversie in materia di infortuni sul lavoro, malattie professionali e sicurezza aziendale, garantendo tutela legale e strategie efficaci di prevenzione e difesa.


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Foto

Cass. Civ., ordinanza n. n. 26021/2025 integrale, in formato pdf:

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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE: ULTIME PRONUNCE DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

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Corte Suprema di Cassazione


Sicurezza sul lavoro: la Cassazione ribadisce la responsabilità del datore di lavoro negli infortuni (Cass. n. 26021/2025)

Introduzione

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro rappresenta uno dei cardini del diritto del lavoro e della responsabilità datoriale. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26021/2025 riafferma con forza il principio secondo cui il datore di lavoro è sempre responsabile dell’infortunio occorso al dipendente, anche quando quest’ultimo abbia tenuto una condotta imprudente o negligente.

Questa pronuncia si inserisce nel consolidato orientamento giurisprudenziale che rafforza l’obbligo datoriale di prevenzione, ponendo l’accento sull’ampiezza degli obblighi organizzativi e formativi a carico del datore di lavoro.


Il principio affermato dalla Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il datore di lavoro non può esimersi da responsabilità invocando l’imprudenza del lavoratore, a meno che quest’ultima non sia del tutto abnorme, imprevedibile e inevitabile.
Secondo la Cassazione:

  • il datore di lavoro deve adottare tutte le misure di prevenzione e protezione previste dalla normativa (D.Lgs. 81/2008);
  • deve assicurare formazione, informazione e addestramento adeguati ai dipendenti;
  • deve predisporre procedure organizzative e sistemi di vigilanza efficaci.

In altre parole, l’obbligo datoriale ha carattere ampio e inderogabile, tanto che eventuali condotte colpose del lavoratore non escludono, di regola, la responsabilità del datore di lavoro.


Sicurezza sul lavoro e responsabilità datoriale

Il sistema normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro attribuisce al datore una vera e propria posizione di garanzia, che si traduce in un dovere di protezione della salute fisica e psichica del lavoratore.
La Cassazione ha più volte ribadito che:

  • l’infortunio costituisce indice di una carenza organizzativa o preventiva da parte del datore;
  • la colpa del lavoratore non esclude ma, al più, può concorrere con quella datoriale;
  • solo la condotta “esorbitante e imprevedibile” del dipendente può interrompere il nesso di causalità.

La pronuncia n. 26021/2025 conferma quindi l’orientamento volto a rafforzare il principio di massima tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’art. 2087 c.c. e con la normativa di derivazione europea.


Implicazioni pratiche per aziende e lavoratori

Per le imprese, la decisione evidenzia l’importanza di:

  • implementare piani di sicurezza aggiornati e conformi alle normative;
  • garantire formazione continua ai dipendenti, con verifiche sull’effettiva comprensione delle procedure;
  • predisporre sistemi di vigilanza e controllo per prevenire comportamenti rischiosi;
  • documentare accuratamente tutte le attività svolte in materia di sicurezza.

Per i lavoratori, la sentenza rappresenta una garanzia di tutela rafforzata, confermando che il datore di lavoro non può sottrarsi agli obblighi prevenzionistici e risponde civilmente e penalmente in caso di infortuni.


Conclusioni: il ruolo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

La sentenza n. 26021/2025 della Corte di Cassazione rafforza il principio secondo cui la sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo formale, ma un dovere sostanziale e inderogabile del datore di lavoro.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con comprovata esperienza nel diritto del lavoro e nella responsabilità datoriale, offre assistenza qualificata sia ai lavoratori che hanno subito infortuni, sia alle aziende che necessitano di consulenza in materia di prevenzione e gestione dei rischi.

Grazie a un approccio multidisciplinare e scientificamente fondato, lo Studio è un punto di riferimento per le controversie in materia di infortuni sul lavoro, malattie professionali e sicurezza aziendale, garantendo tutela legale e strategie efficaci di prevenzione e difesa.


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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE (24 SETTEMBRE 2025)

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24 settembre 2025

Rassegna stampa giurisprudenziale (Selezione: Cassazione) — Civile & Penale

Breve raccolta di pronunce recenti della Corte di Cassazione utili per avvocati, consulenti aziendali e operatori fiscali/tributari. Le decisioni trattano temi di diritto amministrativo-sanzionatorio (CONSOB), contenzioso previdenziale/forense, diritto tributario-immobiliare (bonus prima casa) e profili processuali e penitenziari (patteggiamento, permessi di necessità, 41-bis, esecuzione penale).


Civile — Massime e impatto pratico

Cass. n. 25870 — CONSOB: conferma di sanzione a ex-vicepresidente BPVI

Fatto / oggetto: Sanzione CONSOB per violazione delle norme sull’offerta al pubblico dei titoli a carico dell’ex vice presidente del board di Banca Popolare di Vicenza.
Massima: La Cassazione conferma la sanzione e precisa che le sanzioni amministrative CONSOB non sono equiparabili, per severità e incidenza patrimoniale e personale, alle sanzioni previste per l’abuso di informazioni privilegiate; non sussiste incompatibilità con le garanzie del giusto processo penale previste dalla CEDU.
Impatto per la prassi: rafforza l’autonomia del procedimento amministrativo sanzionatorio CONSOB rispetto al diritto penale e chiarisce limiti di comparabilità con sanzioni penali.


Cass. n. 25865 — Cassa Forense: quote di discarico nel contenzioso con Agenzia delle Entrate – Riscossione

Fatto / oggetto: Contenzioso tra Cassa Forense e Agenzia delle Entrate-Riscossione relativo alle quote di discarico.
Massima: La Suprema Corte chiarisce criteri applicativi inerenti la quantificazione e ripartizione delle quote di discarico nel rapporto tra ente previdenziale forense e soggetto riscossore.
Impatto per la prassi: utile per la gestione dei contenziosi contributivi e per definire strategie difensive in materie di riscossione coattiva.


Cass. n. 25898 — CONSOB: confermate sanzioni a fondo gestione patrimoniale

Fatto / oggetto: Sanzioni confermate contro un fondo di gestione patrimoniale; tra gli addebiti la trasmissione prevalente di ordini a UBS Italia che applicava commissioni significativamente più alte.
Massima: La Cassazione convalida le contestazioni sulla condotta fiduciaria e sugli obblighi di best execution/trasparenza nella trasmissione degli ordini.
Impatto per la prassi: richiamata attenzione per i gestori patrimoniali sull’obbligo di selezione e trasparenza degli esecutori di mercato, con rischi sanzionatori in caso di comportamenti preferenziali.


Cass. n. 25866 — Accertamento prima casa: bonus in caso di accorpamento unità

Fatto / oggetto: Bonus prima casa richiesto dopo accorpamento di più unità immobiliari.
Massima: Il beneficio fiscale “prima casa” spetta anche in caso di accorpamento di più unità immobiliari; non è necessario l’accatastamento entro i tre anni.
Impatto per la prassi: chiarimento favorevole al contribuente su requisiti formali per fruire del bonus in ipotesi di interventi tecnici di accorpamento.


Cass. n. 25868 — Prima casa e cambio di destinazione d’uso: onere della prova sulla mala fede

Fatto / oggetto: Acquisto di immobile come abitazione dopo cambio destinazione d’uso dello studio, con breve intervallo temporale (tre giorni).
Massima: La contiguità temporale di soli tre giorni tra cambio di destinazione d’uso e acquisto non è, di per sé, sufficiente per affermare la mala fede del contribuente.
Impatto per la prassi: conferma la necessità di prove concrete per contestare la buona fede nelle agevolazioni fiscali immobiliari.


Cass. n. 25863 — Prima casa e costituzione di usufrutto: decadenza del beneficio

Fatto / oggetto: Verifica della decadenza del beneficio prima casa in caso di costituzione del diritto di usufrutto a favore di terzi.
Massima: Decadenza dal bonus opera solo in caso di trasferimento degli immobili acquistati con i benefici; la mera costituzione del diritto di usufrutto a favore di terzi non determina automaticamente la decadenza.
Impatto per la prassi: tutela il contribuente che mantenga la titolarità dell’immobile beneficiario anche quando venga costituito un diritto reale di godimento a terzi.


Penale — Massime e impatto pratico

Cass. n. 31806 — Permessi di necessità e spettacoli esterni: limiti

Cass. n. 31832 — Patteggiamento: limiti del controllo di legittimità

Fatto / oggetto: Sentenza del giudice di merito che, in applicazione del rito abbreviato su richiesta delle parti, esclude una delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p.
Massima: Il controllo di legittimità sulla motivazione del giudice di merito in materia di patteggiamento è possibile solo se il vizio di motivazione è evidente dal testo della sentenza impugnata.
Impatto per la prassi: indica l’area di intervenibilità della Corte di Cassazione sui provvedimenti che chiudono i riti alternativi, con conseguenze sui motivi di impugnazione ammissibili.


Cass. n. 31812 — 41-bis e stato di salute: uscita per gravi condizioni

Fatto / oggetto: Richiesta di attenuazione del regime di 41-bis per una donna capoclan con gravi condizioni di salute.
Massima: Anche in presenza di pericolosità sociale, il regime carcerario diventa inumano e degradante se le condizioni di salute sono molto precarie: è possibile l’uscita dal 41-bis per motivi di salute.
Impatto per la prassi: rafforza il parametro di bilanciamento tra esigenze di sicurezza e tutela della dignità umana; rilievo per ricorsi e istanze sanitarie in esecuzione penale.


Cass. n. 31809 — Revoca del beneficio della sospensione condizionale: ruolo del giudice di esecuzione

Fatto / oggetto: Richiesta da parte del P.M. di revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena.
Massima: Spetta al giudice dell’esecuzione, se adito dal P.M., esaminare la richiesta di revoca nel contraddittorio tra le parti.
Impatto per la prassi: chiarisce la competenza e la procedura per le istanze di revoca in ambito esecutivo, rafforzando il principio del contraddittorio.


Implicazioni pratiche e suggerimenti per professionisti

  • Contenzioso sanzionatorio finanziario: rivedere policy di best execution, documentare criteri di selezione degli esecutori e la politica commissionale; predisporre memorie focalizzate sulla natura amministrativa delle sanzioni.
  • Contenzioso immobiliare/fiscale: in ipotesi di accorpamento o costituzione di diritti reali valutare documentazione tecnica (planimetrie, pratiche edilizie) per dimostrare buona fede o mantenimento dei requisiti.
  • Esecuzione penale e diritti dei detenuti: quando si tratta di salute o permessi, curare la documentazione medica e la richiesta del contraddittorio con il giudice dell’esecuzione.
  • Impugnazioni sui riti alternativi: formulare motivi che evidenzino in modo palese il vizio nella motivazione per superare la soglia di non intervento della Corte.


Competenza e assistenza — Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno opera con consolidata esperienza nei settori trattati dalla presente rassegna: diritto societario e regolamentazione dei mercati, contenzioso amministrativo/sanzionatorio (CONSOB), contenzioso tributario e immobiliare (agevolazioni prima casa), nonché diritto penale ed esecuzione penale (patteggiamento, 41-bis, permessi).
Per ogni pronuncia lo studio è in grado di offrire: analisi normativa personalizzata, redazione di memorie e motivi di impugnazione, assistenza nella fase esecutiva e supporto nella predisposizione di documentazione tecnico-probatoria.

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
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Cell. +39 3469637341

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RESPONSABILITÀ MEDICA: LA CASSAZIONE SI PRONUNCIA SULL’OMESSA INFORMAZIONE SU TERAPIE SPERIMENTALI (ORDINANZA N. 25771/2025)

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Consenso informato e onere della prova: la Cassazione sull’omessa informazione su terapie sperimentali (ord. n. 25771/2025)


1. Introduzione: il nodo del consenso informato

Il tema del consenso informato rappresenta una delle aree più delicate della responsabilità medica. Non si tratta soltanto di garantire al paziente il diritto all’autodeterminazione, ma anche di bilanciare questo diritto con i limiti della scienza medica e con l’onere della prova in sede giudiziaria.

Con l’ordinanza n. 25771/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: spetta al paziente (o ai suoi rappresentanti legali, come nel caso dei minori) dimostrare che, se adeguatamente informato, avrebbe rifiutato la terapia raccomandata optando per un trattamento alternativo, anche se sperimentale.


2. Il caso: cure in Austria e richiesta di risarcimento

La vicenda trae origine dal ricorso dei genitori di un bambino deceduto per linfoma ALCL con prognosi infausta, dopo cure eseguite presso una clinica universitaria austriaca.

  • Secondo la CTU di primo grado, il protocollo ALCL Relapse (chemioterapia + trapianto allogenico di cellule staminali) costituiva la terapia standard, con tassi di guarigione superiori al 50%.
  • I farmaci alternativi, come Crizotinib o Brentuximab Vedotin, erano invece ritenuti altamente sperimentali, privi di prove di efficacia e con effetti collaterali ignoti.

I giudici di merito hanno condannato i genitori a rimborsare le spese sostenute, ritenendo che i medici non fossero tenuti a informare su cure ancora in fase sperimentale.


3. La decisione della Corte d’appello di Trento

La Corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado, sottolineando due aspetti centrali:

  1. Mancanza di prova controfattuale: i genitori non hanno dimostrato che, se informati, avrebbero rifiutato il protocollo ALCL Relapse.
  2. Valutazione probatoria: gli elementi raccolti inducevano a ritenere che la scelta sarebbe comunque ricaduta sulla terapia standard, più affidabile e consolidata rispetto a farmaci sperimentali.

4. La Cassazione: il corretto riparto dell’onere della prova

Gli Ermellini hanno respinto il ricorso, ritenendo corretto il ragionamento della Corte territoriale. In particolare:

  • il giudice deve valutare il contesto temporale delle decisioni terapeutiche, non astrattamente;
  • non è sufficiente dimostrare un’informazione incompleta: serve la prova del nesso causale tra omissione informativa e diversa scelta terapeutica;
  • l’omessa informazione non integra automaticamente né errore essenziale ex art. 1429 c.c. né inadempimento grave ex art. 1455 c.c.

5. Principio di diritto: senza prova della scelta alternativa, niente risarcimento

La Corte ha ribadito un principio che ha forti ricadute pratiche:

La violazione dell’obbligo informativo, in assenza di prova che il paziente (o i suoi rappresentanti) avrebbe optato per una cura diversa, non comporta né risarcimento del danno né invalidità del contratto terapeutico.


6. Riflessioni conclusive

L’ordinanza n. 25771/2025 conferma la linea restrittiva della giurisprudenza in tema di consenso informato. Se da un lato i medici hanno l’obbligo di fornire informazioni chiare e complete, dall’altro la responsabilità civile richiede una prova rigorosa del danno conseguente all’omessa informazione.

Per la pratica forense, il messaggio è chiaro: nei giudizi di responsabilità medica non basta dimostrare una lacuna informativa; occorre anche provare che, se informato, il paziente avrebbe fatto una scelta diversa, ragionevole e concretamente percorribile.


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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE (23 SETTEMBRE 2025)

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23 settembre 2025


Rassegna Stampa Giuridica – Ultime Sentenze della Corte di Cassazione


Rassegna stampa giuridica aggiornata con le ultime sentenze della Corte di Cassazione in materia civile e penale: pubblico impiego, accertamento fiscale, compenso avvocati, processo civile, prescrizione, misure cautelari e benefici penitenziari.


Sezione Civile

Pubblico impiego – Cass. civ., n. 25698/2025

Indennità “De Maria” e personale universitario
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’indennità “De Maria”, prevista dall’art. 31 d.P.R. n. 761/1979, non spetta in via automatica al personale universitario, ma solo in presenza di identità di mansioni, funzioni e anzianità rispetto al personale del SSN. Escluse dal computo le voci di retribuzione legate a incarichi dirigenziali (risultato, esclusività, posizione), salvo il periodo di effettivo conferimento.
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Accertamento fiscale – Cass. civ., n. 25702/2025

Accertamento d’ufficio e presunzioni supersemplici
In caso di omessa dichiarazione, l’Amministrazione finanziaria può avvalersi delle presunzioni “supersemplici” ex art. 41 d.P.R. 600/1973, anche prive di gravità, precisione e concordanza. Tuttavia, resta l’obbligo di determinare i costi deducibili, pena la violazione del principio costituzionale di capacità contributiva.


Lavoro – Cass. civ., n. 25703/2025

Società partecipate e benefici contrattuali
La Corte ha stabilito che i dipendenti delle società partecipate hanno diritto, ab origine, ai benefici contrattuali maturati nel 2015, indipendentemente dal blocco della contrattazione collettiva, che non incide sui CCNL di diritto privato.


Compenso avvocati – Cass. civ., nn. 25711 e 25712/2025

  • Fase istruttoria: spetta il compenso unitario anche senza attività istruttoria strettamente intesa, purché vi sia stata trattazione della causa (udienze o memorie).
  • Difensore d’ufficio: l’art. 106-bis d.P.R. applicabile ai compensi dell’avvocato d’ufficio in caso di imputato irreperibile.

Processo civile – Cass. civ., n. 25716/2025

Interruzione del processo
Gli eventi interruttivi sono rilevanti se verificatisi prima della chiusura della discussione, anche quando questa sia stata riaperta per eventi processuali sopravvenuti.


Contratto d’opera professionale – Cass. civ., n. 25718/2025

Il mancato finanziamento non esclude il diritto al compenso per l’attività professionale già svolta.


Spese processuali – Cass. civ., n. 25739/2025

La “peculiarità della questione giuridica” non basta a motivare la compensazione delle spese a favore della parte totalmente soccombente.


Agevolazioni fiscali – Cass. civ., n. 25761/2025

Prima casa e immobili in costruzione
L’agevolazione “prima casa” (art. 1 Tariffa Parte I, Nota II-bis, d.lgs. 131/1986) si applica anche agli immobili in costruzione non di lusso, inclusi quelli ancora da edificare attraverso operazioni atipiche.


Responsabilità medica – Cass. civ., n. 25771/2025

Obbligo di informazione e risarcimento
Rigettata la domanda risarcitoria di genitori di un minore: pur mancando un’informazione completa sulle terapie alternative, non è stata provata la correlazione tra omessa informazione e consenso al trattamento.


Prescrizione – Cass. civ., n. 25811/2025

La parziale diversità dei termini di prescrizione tra azione civile e penale è legittima, in coerenza con l’autonomia dei due processi.


Sezione Penale

Misure cautelari – Cass. pen., n. 31539/2025

Attualità dell’esigenza cautelare
Se tra il fatto e l’applicazione della misura cautelare intercorre un lungo tempo, il giudice deve motivare in concreto l’attualità delle esigenze restrittive.


Tribunale del riesame – Cass. pen., n. 31666/2025

In sede di riesame non è deducibile l’inefficacia della misura cautelare derivante da vizi dell’interrogatorio di garanzia.


Benefici penitenziari – Cass. pen., n. 31681/2025

Collaboratori di giustizia e ravvedimento
Per la concessione dei benefici penitenziari ai collaboratori di giustizia, il requisito del ravvedimento deve essere provato e non può fondarsi su una presunzione automatica.


🔎 Questa rassegna è pensata per operatori del diritto, studiosi e professionisti forensi che desiderano un aggiornamento rapido, ma scientificamente accurato, sulle più recenti pronunce della Corte di Cassazione.


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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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DANNO NON PATRIMONIALE: LA CASSAZIONE SI PRONUNCIA SUL RISARCIMENTO DEL DANNO DA ASSENZA GENITORIALE

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Danno non patrimoniale per assenza paterna

Cassazione e diritto alla bigenitorialità: il danno da assenza paterna è risarcibile in re ipsa

1. Introduzione

Con la sentenza n. 24719/2025, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione di particolare rilievo nel diritto di famiglia: la risarcibilità del danno non patrimoniale subito dal figlio naturale a seguito dell’assenza volontaria del padre.
La pronuncia conferma che il diritto alla bigenitorialità costituisce un diritto fondamentale della persona e che la sua violazione integra un illecito endofamiliare autonomamente risarcibile.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, attivo da anni nel settore del diritto di famiglia e della responsabilità civile, segue con attenzione tali sviluppi giurisprudenziali, offrendo assistenza qualificata nei casi di riconoscimento tardivo della paternità, mantenimento e risarcimento del danno endofamiliare.


2. Il caso concreto

La vicenda trae origine dal ricorso proposto da una madre e dal figlio naturale, riconosciuto dal padre solo al compimento del ventesimo anno di età.
La Corte d’Appello aveva escluso il risarcimento del danno non patrimoniale per assenza di prova e aveva liquidato il mancato mantenimento pregresso in misura inferiore a quella stabilita per il futuro.

La Cassazione ha ribaltato questa impostazione, stabilendo che:

  • i contributi di mantenimento sono dovuti sin dalla nascita del figlio;
  • il danno non patrimoniale da privazione della figura paterna è provato in re ipsa, senza necessità di ulteriori dimostrazioni.

3. Il principio di diritto

La Suprema Corte ha dettato un chiaro principio interpretativo dell’art. 2059 c.c., secondo cui:

“La perdita della bigenitorialità, realizzata attraverso la consapevole sottrazione ai doveri di assistenza morale e materiale del figlio, costituisce di per sé un fatto noto, idoneo a dimostrare un’alterazione della vita del minore e a fondare il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale.”

In tal modo, la Cassazione ha bilanciato il generale onere probatorio sul danno non patrimoniale con la natura stessa dell’illecito endofamiliare, riconoscendo che la privazione della figura paterna incide inevitabilmente sullo sviluppo personale, emotivo e relazionale del figlio.


4. Il mantenimento e la quantificazione del danno patrimoniale

Sul piano economico, la Corte ha chiarito che il giudice di merito non può liquidare il mantenimento pregresso in misura inferiore a quello stabilito per il futuro, se non con congrua motivazione.
Ha quindi disposto il rinvio per la corretta quantificazione, ma ha confermato definitivamente il diritto di regresso della madre per le spese sostenute in luogo del padre inadempiente.


5. Il diritto alla bigenitorialità come diritto fondamentale

La sentenza ribadisce che il diritto del figlio a crescere con entrambi i genitori costituisce un diritto inviolabile, riconosciuto dall’ordinamento italiano (art. 30 Cost.) e dalle fonti sovranazionali (art. 8 CEDU, art. 24 Carta di Nizza).
La sua lesione determina un illecito endofamiliare risarcibile anche senza ulteriori allegazioni, poiché l’assenza del genitore costituisce essa stessa la prova della violazione.


6. Il contributo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno vanta una consolidata esperienza nei casi di:

  • riconoscimento tardivo della paternità;
  • azioni di mantenimento e regresso tra genitori;
  • tutela risarcitoria per illecito endofamiliare;
  • contenziosi in materia di danno non patrimoniale derivante dalla violazione del diritto alla bigenitorialità.

Grazie all’approfondita conoscenza della giurisprudenza di legittimità e della normativa in materia, lo Studio è in grado di assistere efficacemente i propri clienti in situazioni complesse, garantendo la migliore tutela dei diritti del minore e della madre.


7. Conclusioni

La sentenza n. 24719/2025 segna un ulteriore passo nella protezione dei diritti dei figli naturali e nel riconoscimento del danno endofamiliare da assenza genitoriale.
Il principio enunciato dalla Cassazione rafforza la centralità del diritto alla bigenitorialità, imponendo una tutela concreta e automatica contro la violazione dei doveri genitoriali.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno conferma il proprio impegno a difendere tali diritti fondamentali, ponendosi come punto di riferimento per chi affronta controversie in tema di famiglia, mantenimento e risarcimento del danno.


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Foto

Corte di Cassazione|Sezione 1|Civile|Ordinanza|7 settembre 2025| n. 24719, integrale, in formato pdf:

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