LAVORO: LA CASSAZIONE CONFERMA LA RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO ANCHE PER L’INFORTUNIO OCCORSO AL LAVORATORE IMPRUDENTE

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Sicurezza sul lavoro: la Cassazione ribadisce la responsabilità del datore di lavoro negli infortuni (Cass. n. 26021/2025)

Introduzione

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro rappresenta uno dei cardini del diritto del lavoro e della responsabilità datoriale. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26021/2025 riafferma con forza il principio secondo cui il datore di lavoro è sempre responsabile dell’infortunio occorso al dipendente, anche quando quest’ultimo abbia tenuto una condotta imprudente o negligente.

Questa pronuncia si inserisce nel consolidato orientamento giurisprudenziale che rafforza l’obbligo datoriale di prevenzione, ponendo l’accento sull’ampiezza degli obblighi organizzativi e formativi a carico del datore di lavoro.


Il principio affermato dalla Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il datore di lavoro non può esimersi da responsabilità invocando l’imprudenza del lavoratore, a meno che quest’ultima non sia del tutto abnorme, imprevedibile e inevitabile.
Secondo la Cassazione:

  • il datore di lavoro deve adottare tutte le misure di prevenzione e protezione previste dalla normativa (D.Lgs. 81/2008);
  • deve assicurare formazione, informazione e addestramento adeguati ai dipendenti;
  • deve predisporre procedure organizzative e sistemi di vigilanza efficaci.

In altre parole, l’obbligo datoriale ha carattere ampio e inderogabile, tanto che eventuali condotte colpose del lavoratore non escludono, di regola, la responsabilità del datore di lavoro.


Sicurezza sul lavoro e responsabilità datoriale

Il sistema normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro attribuisce al datore una vera e propria posizione di garanzia, che si traduce in un dovere di protezione della salute fisica e psichica del lavoratore.
La Cassazione ha più volte ribadito che:

  • l’infortunio costituisce indice di una carenza organizzativa o preventiva da parte del datore;
  • la colpa del lavoratore non esclude ma, al più, può concorrere con quella datoriale;
  • solo la condotta “esorbitante e imprevedibile” del dipendente può interrompere il nesso di causalità.

La pronuncia n. 26021/2025 conferma quindi l’orientamento volto a rafforzare il principio di massima tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’art. 2087 c.c. e con la normativa di derivazione europea.


Implicazioni pratiche per aziende e lavoratori

Per le imprese, la decisione evidenzia l’importanza di:

  • implementare piani di sicurezza aggiornati e conformi alle normative;
  • garantire formazione continua ai dipendenti, con verifiche sull’effettiva comprensione delle procedure;
  • predisporre sistemi di vigilanza e controllo per prevenire comportamenti rischiosi;
  • documentare accuratamente tutte le attività svolte in materia di sicurezza.

Per i lavoratori, la sentenza rappresenta una garanzia di tutela rafforzata, confermando che il datore di lavoro non può sottrarsi agli obblighi prevenzionistici e risponde civilmente e penalmente in caso di infortuni.


Conclusioni: il ruolo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

La sentenza n. 26021/2025 della Corte di Cassazione rafforza il principio secondo cui la sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo formale, ma un dovere sostanziale e inderogabile del datore di lavoro.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con comprovata esperienza nel diritto del lavoro e nella responsabilità datoriale, offre assistenza qualificata sia ai lavoratori che hanno subito infortuni, sia alle aziende che necessitano di consulenza in materia di prevenzione e gestione dei rischi.

Grazie a un approccio multidisciplinare e scientificamente fondato, lo Studio è un punto di riferimento per le controversie in materia di infortuni sul lavoro, malattie professionali e sicurezza aziendale, garantendo tutela legale e strategie efficaci di prevenzione e difesa.


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Foto

Cass. Civ., ordinanza n. n. 26021/2025 integrale, in formato pdf:

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

Cell. +39 3469637341

@: avv.bonanni.saraceno@gmail.com

@: info@versoilfuturo.org

Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE: ULTIME PRONUNCE DELLA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

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Corte Suprema di Cassazione


Sicurezza sul lavoro: la Cassazione ribadisce la responsabilità del datore di lavoro negli infortuni (Cass. n. 26021/2025)

Introduzione

La tutela della salute e sicurezza sul lavoro rappresenta uno dei cardini del diritto del lavoro e della responsabilità datoriale. La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26021/2025 riafferma con forza il principio secondo cui il datore di lavoro è sempre responsabile dell’infortunio occorso al dipendente, anche quando quest’ultimo abbia tenuto una condotta imprudente o negligente.

Questa pronuncia si inserisce nel consolidato orientamento giurisprudenziale che rafforza l’obbligo datoriale di prevenzione, ponendo l’accento sull’ampiezza degli obblighi organizzativi e formativi a carico del datore di lavoro.


Il principio affermato dalla Cassazione

La Suprema Corte ha chiarito che il datore di lavoro non può esimersi da responsabilità invocando l’imprudenza del lavoratore, a meno che quest’ultima non sia del tutto abnorme, imprevedibile e inevitabile.
Secondo la Cassazione:

  • il datore di lavoro deve adottare tutte le misure di prevenzione e protezione previste dalla normativa (D.Lgs. 81/2008);
  • deve assicurare formazione, informazione e addestramento adeguati ai dipendenti;
  • deve predisporre procedure organizzative e sistemi di vigilanza efficaci.

In altre parole, l’obbligo datoriale ha carattere ampio e inderogabile, tanto che eventuali condotte colpose del lavoratore non escludono, di regola, la responsabilità del datore di lavoro.


Sicurezza sul lavoro e responsabilità datoriale

Il sistema normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro attribuisce al datore una vera e propria posizione di garanzia, che si traduce in un dovere di protezione della salute fisica e psichica del lavoratore.
La Cassazione ha più volte ribadito che:

  • l’infortunio costituisce indice di una carenza organizzativa o preventiva da parte del datore;
  • la colpa del lavoratore non esclude ma, al più, può concorrere con quella datoriale;
  • solo la condotta “esorbitante e imprevedibile” del dipendente può interrompere il nesso di causalità.

La pronuncia n. 26021/2025 conferma quindi l’orientamento volto a rafforzare il principio di massima tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’art. 2087 c.c. e con la normativa di derivazione europea.


Implicazioni pratiche per aziende e lavoratori

Per le imprese, la decisione evidenzia l’importanza di:

  • implementare piani di sicurezza aggiornati e conformi alle normative;
  • garantire formazione continua ai dipendenti, con verifiche sull’effettiva comprensione delle procedure;
  • predisporre sistemi di vigilanza e controllo per prevenire comportamenti rischiosi;
  • documentare accuratamente tutte le attività svolte in materia di sicurezza.

Per i lavoratori, la sentenza rappresenta una garanzia di tutela rafforzata, confermando che il datore di lavoro non può sottrarsi agli obblighi prevenzionistici e risponde civilmente e penalmente in caso di infortuni.


Conclusioni: il ruolo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

La sentenza n. 26021/2025 della Corte di Cassazione rafforza il principio secondo cui la sicurezza sul lavoro non è solo un obbligo formale, ma un dovere sostanziale e inderogabile del datore di lavoro.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con comprovata esperienza nel diritto del lavoro e nella responsabilità datoriale, offre assistenza qualificata sia ai lavoratori che hanno subito infortuni, sia alle aziende che necessitano di consulenza in materia di prevenzione e gestione dei rischi.

Grazie a un approccio multidisciplinare e scientificamente fondato, lo Studio è un punto di riferimento per le controversie in materia di infortuni sul lavoro, malattie professionali e sicurezza aziendale, garantendo tutela legale e strategie efficaci di prevenzione e difesa.


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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE (24 SETTEMBRE 2025)

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24 settembre 2025

Rassegna stampa giurisprudenziale (Selezione: Cassazione) — Civile & Penale

Breve raccolta di pronunce recenti della Corte di Cassazione utili per avvocati, consulenti aziendali e operatori fiscali/tributari. Le decisioni trattano temi di diritto amministrativo-sanzionatorio (CONSOB), contenzioso previdenziale/forense, diritto tributario-immobiliare (bonus prima casa) e profili processuali e penitenziari (patteggiamento, permessi di necessità, 41-bis, esecuzione penale).


Civile — Massime e impatto pratico

Cass. n. 25870 — CONSOB: conferma di sanzione a ex-vicepresidente BPVI

Fatto / oggetto: Sanzione CONSOB per violazione delle norme sull’offerta al pubblico dei titoli a carico dell’ex vice presidente del board di Banca Popolare di Vicenza.
Massima: La Cassazione conferma la sanzione e precisa che le sanzioni amministrative CONSOB non sono equiparabili, per severità e incidenza patrimoniale e personale, alle sanzioni previste per l’abuso di informazioni privilegiate; non sussiste incompatibilità con le garanzie del giusto processo penale previste dalla CEDU.
Impatto per la prassi: rafforza l’autonomia del procedimento amministrativo sanzionatorio CONSOB rispetto al diritto penale e chiarisce limiti di comparabilità con sanzioni penali.


Cass. n. 25865 — Cassa Forense: quote di discarico nel contenzioso con Agenzia delle Entrate – Riscossione

Fatto / oggetto: Contenzioso tra Cassa Forense e Agenzia delle Entrate-Riscossione relativo alle quote di discarico.
Massima: La Suprema Corte chiarisce criteri applicativi inerenti la quantificazione e ripartizione delle quote di discarico nel rapporto tra ente previdenziale forense e soggetto riscossore.
Impatto per la prassi: utile per la gestione dei contenziosi contributivi e per definire strategie difensive in materie di riscossione coattiva.


Cass. n. 25898 — CONSOB: confermate sanzioni a fondo gestione patrimoniale

Fatto / oggetto: Sanzioni confermate contro un fondo di gestione patrimoniale; tra gli addebiti la trasmissione prevalente di ordini a UBS Italia che applicava commissioni significativamente più alte.
Massima: La Cassazione convalida le contestazioni sulla condotta fiduciaria e sugli obblighi di best execution/trasparenza nella trasmissione degli ordini.
Impatto per la prassi: richiamata attenzione per i gestori patrimoniali sull’obbligo di selezione e trasparenza degli esecutori di mercato, con rischi sanzionatori in caso di comportamenti preferenziali.


Cass. n. 25866 — Accertamento prima casa: bonus in caso di accorpamento unità

Fatto / oggetto: Bonus prima casa richiesto dopo accorpamento di più unità immobiliari.
Massima: Il beneficio fiscale “prima casa” spetta anche in caso di accorpamento di più unità immobiliari; non è necessario l’accatastamento entro i tre anni.
Impatto per la prassi: chiarimento favorevole al contribuente su requisiti formali per fruire del bonus in ipotesi di interventi tecnici di accorpamento.


Cass. n. 25868 — Prima casa e cambio di destinazione d’uso: onere della prova sulla mala fede

Fatto / oggetto: Acquisto di immobile come abitazione dopo cambio destinazione d’uso dello studio, con breve intervallo temporale (tre giorni).
Massima: La contiguità temporale di soli tre giorni tra cambio di destinazione d’uso e acquisto non è, di per sé, sufficiente per affermare la mala fede del contribuente.
Impatto per la prassi: conferma la necessità di prove concrete per contestare la buona fede nelle agevolazioni fiscali immobiliari.


Cass. n. 25863 — Prima casa e costituzione di usufrutto: decadenza del beneficio

Fatto / oggetto: Verifica della decadenza del beneficio prima casa in caso di costituzione del diritto di usufrutto a favore di terzi.
Massima: Decadenza dal bonus opera solo in caso di trasferimento degli immobili acquistati con i benefici; la mera costituzione del diritto di usufrutto a favore di terzi non determina automaticamente la decadenza.
Impatto per la prassi: tutela il contribuente che mantenga la titolarità dell’immobile beneficiario anche quando venga costituito un diritto reale di godimento a terzi.


Penale — Massime e impatto pratico

Cass. n. 31806 — Permessi di necessità e spettacoli esterni: limiti

Cass. n. 31832 — Patteggiamento: limiti del controllo di legittimità

Fatto / oggetto: Sentenza del giudice di merito che, in applicazione del rito abbreviato su richiesta delle parti, esclude una delle cause di proscioglimento previste dall’art. 129 c.p.p.
Massima: Il controllo di legittimità sulla motivazione del giudice di merito in materia di patteggiamento è possibile solo se il vizio di motivazione è evidente dal testo della sentenza impugnata.
Impatto per la prassi: indica l’area di intervenibilità della Corte di Cassazione sui provvedimenti che chiudono i riti alternativi, con conseguenze sui motivi di impugnazione ammissibili.


Cass. n. 31812 — 41-bis e stato di salute: uscita per gravi condizioni

Fatto / oggetto: Richiesta di attenuazione del regime di 41-bis per una donna capoclan con gravi condizioni di salute.
Massima: Anche in presenza di pericolosità sociale, il regime carcerario diventa inumano e degradante se le condizioni di salute sono molto precarie: è possibile l’uscita dal 41-bis per motivi di salute.
Impatto per la prassi: rafforza il parametro di bilanciamento tra esigenze di sicurezza e tutela della dignità umana; rilievo per ricorsi e istanze sanitarie in esecuzione penale.


Cass. n. 31809 — Revoca del beneficio della sospensione condizionale: ruolo del giudice di esecuzione

Fatto / oggetto: Richiesta da parte del P.M. di revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena.
Massima: Spetta al giudice dell’esecuzione, se adito dal P.M., esaminare la richiesta di revoca nel contraddittorio tra le parti.
Impatto per la prassi: chiarisce la competenza e la procedura per le istanze di revoca in ambito esecutivo, rafforzando il principio del contraddittorio.


Implicazioni pratiche e suggerimenti per professionisti

  • Contenzioso sanzionatorio finanziario: rivedere policy di best execution, documentare criteri di selezione degli esecutori e la politica commissionale; predisporre memorie focalizzate sulla natura amministrativa delle sanzioni.
  • Contenzioso immobiliare/fiscale: in ipotesi di accorpamento o costituzione di diritti reali valutare documentazione tecnica (planimetrie, pratiche edilizie) per dimostrare buona fede o mantenimento dei requisiti.
  • Esecuzione penale e diritti dei detenuti: quando si tratta di salute o permessi, curare la documentazione medica e la richiesta del contraddittorio con il giudice dell’esecuzione.
  • Impugnazioni sui riti alternativi: formulare motivi che evidenzino in modo palese il vizio nella motivazione per superare la soglia di non intervento della Corte.


Competenza e assistenza — Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno opera con consolidata esperienza nei settori trattati dalla presente rassegna: diritto societario e regolamentazione dei mercati, contenzioso amministrativo/sanzionatorio (CONSOB), contenzioso tributario e immobiliare (agevolazioni prima casa), nonché diritto penale ed esecuzione penale (patteggiamento, 41-bis, permessi).
Per ogni pronuncia lo studio è in grado di offrire: analisi normativa personalizzata, redazione di memorie e motivi di impugnazione, assistenza nella fase esecutiva e supporto nella predisposizione di documentazione tecnico-probatoria.

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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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RESPONSABILITÀ MEDICA: LA CASSAZIONE SI PRONUNCIA SULL’OMESSA INFORMAZIONE SU TERAPIE SPERIMENTALI (ORDINANZA N. 25771/2025)

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Consenso informato e onere della prova: la Cassazione sull’omessa informazione su terapie sperimentali (ord. n. 25771/2025)


1. Introduzione: il nodo del consenso informato

Il tema del consenso informato rappresenta una delle aree più delicate della responsabilità medica. Non si tratta soltanto di garantire al paziente il diritto all’autodeterminazione, ma anche di bilanciare questo diritto con i limiti della scienza medica e con l’onere della prova in sede giudiziaria.

Con l’ordinanza n. 25771/2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: spetta al paziente (o ai suoi rappresentanti legali, come nel caso dei minori) dimostrare che, se adeguatamente informato, avrebbe rifiutato la terapia raccomandata optando per un trattamento alternativo, anche se sperimentale.


2. Il caso: cure in Austria e richiesta di risarcimento

La vicenda trae origine dal ricorso dei genitori di un bambino deceduto per linfoma ALCL con prognosi infausta, dopo cure eseguite presso una clinica universitaria austriaca.

  • Secondo la CTU di primo grado, il protocollo ALCL Relapse (chemioterapia + trapianto allogenico di cellule staminali) costituiva la terapia standard, con tassi di guarigione superiori al 50%.
  • I farmaci alternativi, come Crizotinib o Brentuximab Vedotin, erano invece ritenuti altamente sperimentali, privi di prove di efficacia e con effetti collaterali ignoti.

I giudici di merito hanno condannato i genitori a rimborsare le spese sostenute, ritenendo che i medici non fossero tenuti a informare su cure ancora in fase sperimentale.


3. La decisione della Corte d’appello di Trento

La Corte d’appello ha confermato la sentenza di primo grado, sottolineando due aspetti centrali:

  1. Mancanza di prova controfattuale: i genitori non hanno dimostrato che, se informati, avrebbero rifiutato il protocollo ALCL Relapse.
  2. Valutazione probatoria: gli elementi raccolti inducevano a ritenere che la scelta sarebbe comunque ricaduta sulla terapia standard, più affidabile e consolidata rispetto a farmaci sperimentali.

4. La Cassazione: il corretto riparto dell’onere della prova

Gli Ermellini hanno respinto il ricorso, ritenendo corretto il ragionamento della Corte territoriale. In particolare:

  • il giudice deve valutare il contesto temporale delle decisioni terapeutiche, non astrattamente;
  • non è sufficiente dimostrare un’informazione incompleta: serve la prova del nesso causale tra omissione informativa e diversa scelta terapeutica;
  • l’omessa informazione non integra automaticamente né errore essenziale ex art. 1429 c.c. né inadempimento grave ex art. 1455 c.c.

5. Principio di diritto: senza prova della scelta alternativa, niente risarcimento

La Corte ha ribadito un principio che ha forti ricadute pratiche:

La violazione dell’obbligo informativo, in assenza di prova che il paziente (o i suoi rappresentanti) avrebbe optato per una cura diversa, non comporta né risarcimento del danno né invalidità del contratto terapeutico.


6. Riflessioni conclusive

L’ordinanza n. 25771/2025 conferma la linea restrittiva della giurisprudenza in tema di consenso informato. Se da un lato i medici hanno l’obbligo di fornire informazioni chiare e complete, dall’altro la responsabilità civile richiede una prova rigorosa del danno conseguente all’omessa informazione.

Per la pratica forense, il messaggio è chiaro: nei giudizi di responsabilità medica non basta dimostrare una lacuna informativa; occorre anche provare che, se informato, il paziente avrebbe fatto una scelta diversa, ragionevole e concretamente percorribile.


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RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE (23 SETTEMBRE 2025)

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23 settembre 2025


Rassegna Stampa Giuridica – Ultime Sentenze della Corte di Cassazione


Rassegna stampa giuridica aggiornata con le ultime sentenze della Corte di Cassazione in materia civile e penale: pubblico impiego, accertamento fiscale, compenso avvocati, processo civile, prescrizione, misure cautelari e benefici penitenziari.


Sezione Civile

Pubblico impiego – Cass. civ., n. 25698/2025

Indennità “De Maria” e personale universitario
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’indennità “De Maria”, prevista dall’art. 31 d.P.R. n. 761/1979, non spetta in via automatica al personale universitario, ma solo in presenza di identità di mansioni, funzioni e anzianità rispetto al personale del SSN. Escluse dal computo le voci di retribuzione legate a incarichi dirigenziali (risultato, esclusività, posizione), salvo il periodo di effettivo conferimento.
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Accertamento fiscale – Cass. civ., n. 25702/2025

Accertamento d’ufficio e presunzioni supersemplici
In caso di omessa dichiarazione, l’Amministrazione finanziaria può avvalersi delle presunzioni “supersemplici” ex art. 41 d.P.R. 600/1973, anche prive di gravità, precisione e concordanza. Tuttavia, resta l’obbligo di determinare i costi deducibili, pena la violazione del principio costituzionale di capacità contributiva.


Lavoro – Cass. civ., n. 25703/2025

Società partecipate e benefici contrattuali
La Corte ha stabilito che i dipendenti delle società partecipate hanno diritto, ab origine, ai benefici contrattuali maturati nel 2015, indipendentemente dal blocco della contrattazione collettiva, che non incide sui CCNL di diritto privato.


Compenso avvocati – Cass. civ., nn. 25711 e 25712/2025

  • Fase istruttoria: spetta il compenso unitario anche senza attività istruttoria strettamente intesa, purché vi sia stata trattazione della causa (udienze o memorie).
  • Difensore d’ufficio: l’art. 106-bis d.P.R. applicabile ai compensi dell’avvocato d’ufficio in caso di imputato irreperibile.

Processo civile – Cass. civ., n. 25716/2025

Interruzione del processo
Gli eventi interruttivi sono rilevanti se verificatisi prima della chiusura della discussione, anche quando questa sia stata riaperta per eventi processuali sopravvenuti.


Contratto d’opera professionale – Cass. civ., n. 25718/2025

Il mancato finanziamento non esclude il diritto al compenso per l’attività professionale già svolta.


Spese processuali – Cass. civ., n. 25739/2025

La “peculiarità della questione giuridica” non basta a motivare la compensazione delle spese a favore della parte totalmente soccombente.


Agevolazioni fiscali – Cass. civ., n. 25761/2025

Prima casa e immobili in costruzione
L’agevolazione “prima casa” (art. 1 Tariffa Parte I, Nota II-bis, d.lgs. 131/1986) si applica anche agli immobili in costruzione non di lusso, inclusi quelli ancora da edificare attraverso operazioni atipiche.


Responsabilità medica – Cass. civ., n. 25771/2025

Obbligo di informazione e risarcimento
Rigettata la domanda risarcitoria di genitori di un minore: pur mancando un’informazione completa sulle terapie alternative, non è stata provata la correlazione tra omessa informazione e consenso al trattamento.


Prescrizione – Cass. civ., n. 25811/2025

La parziale diversità dei termini di prescrizione tra azione civile e penale è legittima, in coerenza con l’autonomia dei due processi.


Sezione Penale

Misure cautelari – Cass. pen., n. 31539/2025

Attualità dell’esigenza cautelare
Se tra il fatto e l’applicazione della misura cautelare intercorre un lungo tempo, il giudice deve motivare in concreto l’attualità delle esigenze restrittive.


Tribunale del riesame – Cass. pen., n. 31666/2025

In sede di riesame non è deducibile l’inefficacia della misura cautelare derivante da vizi dell’interrogatorio di garanzia.


Benefici penitenziari – Cass. pen., n. 31681/2025

Collaboratori di giustizia e ravvedimento
Per la concessione dei benefici penitenziari ai collaboratori di giustizia, il requisito del ravvedimento deve essere provato e non può fondarsi su una presunzione automatica.


🔎 Questa rassegna è pensata per operatori del diritto, studiosi e professionisti forensi che desiderano un aggiornamento rapido, ma scientificamente accurato, sulle più recenti pronunce della Corte di Cassazione.


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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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DANNO NON PATRIMONIALE: LA CASSAZIONE SI PRONUNCIA SUL RISARCIMENTO DEL DANNO DA ASSENZA GENITORIALE

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Danno non patrimoniale per assenza paterna

Cassazione e diritto alla bigenitorialità: il danno da assenza paterna è risarcibile in re ipsa

1. Introduzione

Con la sentenza n. 24719/2025, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione di particolare rilievo nel diritto di famiglia: la risarcibilità del danno non patrimoniale subito dal figlio naturale a seguito dell’assenza volontaria del padre.
La pronuncia conferma che il diritto alla bigenitorialità costituisce un diritto fondamentale della persona e che la sua violazione integra un illecito endofamiliare autonomamente risarcibile.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, attivo da anni nel settore del diritto di famiglia e della responsabilità civile, segue con attenzione tali sviluppi giurisprudenziali, offrendo assistenza qualificata nei casi di riconoscimento tardivo della paternità, mantenimento e risarcimento del danno endofamiliare.


2. Il caso concreto

La vicenda trae origine dal ricorso proposto da una madre e dal figlio naturale, riconosciuto dal padre solo al compimento del ventesimo anno di età.
La Corte d’Appello aveva escluso il risarcimento del danno non patrimoniale per assenza di prova e aveva liquidato il mancato mantenimento pregresso in misura inferiore a quella stabilita per il futuro.

La Cassazione ha ribaltato questa impostazione, stabilendo che:

  • i contributi di mantenimento sono dovuti sin dalla nascita del figlio;
  • il danno non patrimoniale da privazione della figura paterna è provato in re ipsa, senza necessità di ulteriori dimostrazioni.

3. Il principio di diritto

La Suprema Corte ha dettato un chiaro principio interpretativo dell’art. 2059 c.c., secondo cui:

“La perdita della bigenitorialità, realizzata attraverso la consapevole sottrazione ai doveri di assistenza morale e materiale del figlio, costituisce di per sé un fatto noto, idoneo a dimostrare un’alterazione della vita del minore e a fondare il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale.”

In tal modo, la Cassazione ha bilanciato il generale onere probatorio sul danno non patrimoniale con la natura stessa dell’illecito endofamiliare, riconoscendo che la privazione della figura paterna incide inevitabilmente sullo sviluppo personale, emotivo e relazionale del figlio.


4. Il mantenimento e la quantificazione del danno patrimoniale

Sul piano economico, la Corte ha chiarito che il giudice di merito non può liquidare il mantenimento pregresso in misura inferiore a quello stabilito per il futuro, se non con congrua motivazione.
Ha quindi disposto il rinvio per la corretta quantificazione, ma ha confermato definitivamente il diritto di regresso della madre per le spese sostenute in luogo del padre inadempiente.


5. Il diritto alla bigenitorialità come diritto fondamentale

La sentenza ribadisce che il diritto del figlio a crescere con entrambi i genitori costituisce un diritto inviolabile, riconosciuto dall’ordinamento italiano (art. 30 Cost.) e dalle fonti sovranazionali (art. 8 CEDU, art. 24 Carta di Nizza).
La sua lesione determina un illecito endofamiliare risarcibile anche senza ulteriori allegazioni, poiché l’assenza del genitore costituisce essa stessa la prova della violazione.


6. Il contributo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno vanta una consolidata esperienza nei casi di:

  • riconoscimento tardivo della paternità;
  • azioni di mantenimento e regresso tra genitori;
  • tutela risarcitoria per illecito endofamiliare;
  • contenziosi in materia di danno non patrimoniale derivante dalla violazione del diritto alla bigenitorialità.

Grazie all’approfondita conoscenza della giurisprudenza di legittimità e della normativa in materia, lo Studio è in grado di assistere efficacemente i propri clienti in situazioni complesse, garantendo la migliore tutela dei diritti del minore e della madre.


7. Conclusioni

La sentenza n. 24719/2025 segna un ulteriore passo nella protezione dei diritti dei figli naturali e nel riconoscimento del danno endofamiliare da assenza genitoriale.
Il principio enunciato dalla Cassazione rafforza la centralità del diritto alla bigenitorialità, imponendo una tutela concreta e automatica contro la violazione dei doveri genitoriali.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno conferma il proprio impegno a difendere tali diritti fondamentali, ponendosi come punto di riferimento per chi affronta controversie in tema di famiglia, mantenimento e risarcimento del danno.


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Corte di Cassazione|Sezione 1|Civile|Ordinanza|7 settembre 2025| n. 24719, integrale, in formato pdf:

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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
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RASSEGNA STAMPA GIURIDICA: NOVITA’ DA CASSAZIONE CIVILE, LAVORO, TRIBUTARIO E PENALE

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21 settembre 2025

Rassegna stampa giuridica – Novità da Cassazione civile, lavoro, fiscale e penale

In questa rassegna proponiamo una selezione delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, suddivise per materia. Gli arresti giurisprudenziali affrontano questioni rilevanti in tema di separazione e divorzio, diritto del lavoro, accertamento tributario, status e capacità nel processo penale, reati tributari e obblighi di assistenza familiare.


DIRITTO CIVILE

Separazione e divorzio – Cassazione n. 25618/2025

La Corte di Cassazione ha chiarito che, in caso di grave invalidità dell’ex coniuge, è possibile riconoscere una maggiore somma a titolo assistenziale. Tuttavia, tale incremento non assume carattere compensativo dell’assegno divorzile, che resta ancorato ai criteri normativi previsti dall’art. 5 della L. 898/1970.

LAVORO E FORMAZIONE

Trattamenti di disoccupazione e pensione – Cassazione n. 25643/2025

La Suprema Corte ha ribadito che i trattamenti di disoccupazione non spettano a chi sia già titolare di altri trattamenti pensionistici. L’incompatibilità risponde al principio di evitare una duplicazione di prestazioni previdenziali.

DIRITTO TRIBUTARIO

Accertamento e società a ristretta base – Cassazione n. 25681/2025

In materia di accertamento delle imposte sui redditi, la Cassazione ha confermato che la società a ristretta base partecipativa consente l’applicazione della presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati tra i soci.

Natura della dichiarazione dei redditi – Cassazione n. 25683/2025

La Corte ha riaffermato che la dichiarazione dei redditi ha valore meramente dichiarativo e non costitutivo. Non diviene definitiva anche se non rettificata dall’Ufficio, poiché unica fonte del rapporto tributario è la legge. La dichiarazione conserva quindi una rilevanza solo procedurale.

DIRITTO PENALE

Capacità di intendere e volere – Cassazione n. 31036/2025

Il giudice, se giunge ad autonoma convinzione sull’incapacità dell’imputato, non è tenuto a disporre perizia. Al contrario, se sussiste un fumus in relazione a tale incapacità, l’accertamento peritale diventa obbligatorio.

Reati tributari e Caf – Cassazione n. 31532/2025

Non configura truffa aggravata ai danni dello Stato, ma piuttosto il reato di dichiarazione infedele, il comportamento del contribuente che si avvale di un Caf che inserisce dati non veritieri per ridurre l’imposta, purché l’interessato non partecipi al sodalizio criminoso.

Violazione degli obblighi di assistenza – Cassazione n. 31530/2025

La Suprema Corte ha chiarito che, ai fini della contestazione del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, rileva anche l’acquisto di un’auto a favore della figlia, qualora sia accettato dall’ex compagna come forma di ripianamento del mancato mantenimento.


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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL MONDO DEL DIRITTO

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1. Introduzione

L’Intelligenza Artificiale (IA) nel diritto non è più una prospettiva futura, ma una realtà già operativa. Dalla ricerca giuridica automatizzata fino al supporto nella redazione di contratti, gli algoritmi stanno cambiando il modo in cui avvocati, giudici e giuristi lavorano.

Tuttavia, insieme ai vantaggi, emergono questioni cruciali: responsabilità giuridica dell’IA, diritto d’autore sulle opere generate da algoritmi, privacy e protezione dei dati e soprattutto il rischio di una progressiva sostituzione del giudizio umano.

Per affrontare queste sfide, l’Europa ha introdotto l’AI Act, il primo regolamento organico sull’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di bilanciare innovazione e tutela dei diritti fondamentali.

2. Ambiti di applicazione dell’IA nel settore legale

L’uso dell’Intelligenza Artificiale in campo giuridico offre diversi vantaggi:

2.1 Efficienza e accessibilità

Gli algoritmi permettono di ridurre tempi e costi, migliorando l’accesso alla giustizia anche per i cittadini meno abbienti.

2.2 Ricerca e analisi giuridica

Sistemi avanzati di IA possono analizzare grandi volumi di documenti e giurisprudenza, individuando rapidamente precedenti e tendenze interpretative.

2.3 Assistenza legale e drafting automatizzato

L’IA supporta la redazione di contratti, atti difensivi e lettere di messa in mora, agevolando il lavoro degli avvocati.

Questi strumenti, tuttavia, restano ausili: il giudizio umano rimane insostituibile, soprattutto nei casi in cui sono in gioco diritti fondamentali.

3. Le principali sfide giuridiche ed etiche

L’Intelligenza Artificiale solleva interrogativi delicati che riguardano il cuore del diritto.

3.1 Responsabilità civile e penale dell’IA

Chi risponde di un danno causato da un algoritmo? La responsabilità può ricadere sul programmatore, sull’utilizzatore o sul fornitore del sistema. È un tema centrale del dibattito sulla responsabilità giuridica dell’IA.

3.2 Diritto d’autore e opere generate da IA

Il diritto d’autore tutela la creatività umana. Le opere prodotte dall’IA si collocano in una zona grigia, lasciando aperta la questione della proteggibilità delle creazioni algoritmiche.

3.3 Privacy e protezione dei dati

I sistemi di IA vengono addestrati su enormi dataset che includono dati personali. La compatibilità con il GDPR è essenziale per garantire trasparenza, consenso e sicurezza dei dati.

3.4 Il rischio di sostituire il giudizio umano

Una giustizia algoritmica non può sostituire la sensibilità e la responsabilità del giudice. L’equità, l’interpretazione costituzionalmente orientata e la ponderazione dei diritti non possono essere affidate a un calcolo statistico.

4. Regolamentazione: AI Act europeo e legge italiana

Il Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale (AI Act) classifica i sistemi di IA in base al rischio e prevede regole stringenti per quelli ad alto rischio, come quelli destinati al settore giudiziario.

Gli obblighi principali includono:

requisiti di trasparenza e tracciabilità; possibilità di opt-out dall’uso dei dati protetti; sistemi di controllo e certificazione.

Anche l’Italia ha approvato una legge nazionale sull’IA, armonizzata con l’AI Act, con misure specifiche per la giustizia e le professioni legali.

5. Prospettive future: verso una giustizia aumentata

Il futuro dell’Intelligenza Artificiale nel diritto dipenderà dalla capacità di coniugare progresso tecnologico e tutela dei principi fondamentali.

Il concetto di giustizia aumentata rappresenta il modello ideale: la tecnologia potenzia le capacità umane senza sostituirle, rafforzando il ruolo degli operatori del diritto e migliorando l’efficienza del sistema giuridico.

Solo così l’IA potrà divenire uno strumento al servizio della giustizia, e non un fattore di erosione dei valori democratici e costituzionali.

📌 Conclusione:

L’AI Act europeo segna un punto di svolta nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Le opportunità per il diritto sono enormi, ma la vera sfida sarà governare i rischi legali, etici e sociali. Un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti è la condizione imprescindibile per una giustizia del futuro realmente inclusiva ed equa.

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  • SOCIETAS
    (di F. V. Bonanni Saraceno)

Sul canale 81 del digitale terrestre, ecco la nuova puntata intitolata ”L’intelligenza artificiale nel mondo del diritto, in cui interviene l’imprenditore Giuseppe Daloiso, fondatore della piattaforma giuridica di intelligenza artificiale Giurispedia.

Digitare il seguente link:

https://www.youtube.com/live/H-q7BkbfSwY?si=k15uX2giIjOUhkA1

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RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 18 SETTEMBRE 2025

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18 settembre 2025

Rassegna di giurisprudenza Cassazione 2025 – Civile e Penale

La rassegna delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione (settembre 2025) in materia civile e penale: filiazione, gratuito patrocinio, riscossione esattoriale, risarcimento, divorzio e unioni civili, oltre a cause di non punibilità, recidiva ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Sezione Civile – Sentenze Cassazione 2025

Filiazione e obblighi dei genitori – Cass. civ., n. 25403/2025

Massima: I genitori devono adempiere ai loro obblighi verso i figli in proporzione alle rispettive sostanze e capacità lavorative.

Gratuito patrocinio e spese dei testimoni – Cass. civ., n. 25445/2025

Massima: Chi è ammesso al gratuito patrocinio è esonerato dalle spese processuali e dalle indennità e spese di viaggio spettanti ai testimoni.

Iscrizione ipotecaria e riscossione – Cass. civ., n. 25456/2025

Massima: La comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria non deve indicare gli immobili oggetto dell’eventuale esecuzione.

Accertamento tributario e percentuali di ricarico – Cass. civ., n. 25459/2025

Massima: Le percentuali di ricarico di un anno fiscale possono essere utilizzate anche per annualità precedenti o successive.

Risarcimento del danno e onere della prova – Cass. civ., n. 25467/2025

Massima: Spetta al danneggiato fornire elementi idonei a dimostrare la diminuzione del reddito per ottenere il risarcimento.

Divorzio e unioni civili: assegno divorzile – Cass. civ., n. 25495/2025

Massima: Anche nell’unione civile l’assegno divorzile si riconosce in caso di inadeguatezza dei mezzi del richiedente, con funzione assistenziale e perequativo-compensativa.

Sezione Penale – Sentenze Cassazione 2025

Cause di non punibilità e reati tributari – Cass. pen., n. 31134/2025

Massima: Non è retroattiva la legge che innalza la soglia di punibilità dei reati tributari: non si tratta di abolitio criminis.

Recidiva e patteggiamento – Cass. pen., n. 31233/2025

Massima: La declaratoria di estinzione del reato da patteggiamento è irretrattabile ai fini della recidiva, anche se emerge commissione entro il quinquennio.

Esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed estorsione – Cass. pen., n. 31239/2025

Massima: Se il metodo mafioso è usato solo per fini del creditore, resta esercizio arbitrario; se il terzo agisce anche per fini propri, si configura estorsione.

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AVVOCATURA: IL NUOVO DDL ZANETTIN DELIMITA I LIMITI DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE DELL’AVVOCATO

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DDL N. 745 Zanettin

La responsabilità civile dell’avvocato tra colpa lieve e colpa grave: riflessioni a margine del Ddl n. 745 Zanettin

1. Introduzione
La responsabilità civile dell’avvocato costituisce da sempre terreno di equilibrio delicato tra esigenze di tutela dell’affidamento del cliente e salvaguardia dell’autonomia tecnica e interpretativa della professione forense. Il disegno di legge n. 745, a firma del senatore Zanettin, calendarizzato in Aula al Senato, interviene in questa materia con una modifica puntuale all’art. 3 della legge professionale forense n. 247 del 2012, introducendo un principio di rilievo sistemico: l’avvocato risponde dei danni arrecati con dolo o colpa grave per gli atti e i comportamenti posti in essere nell’esercizio della professione, mentre non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto.

2. Il quadro normativo vigente
La legge professionale del 2012 non contiene disposizioni specifiche in materia di responsabilità civile, limitandosi, all’art. 3, ad elencare i doveri deontologici cui l’avvocato deve ispirare la propria attività: indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza, competenza e corretta concorrenza.
In assenza di una disciplina settoriale, trova applicazione il regime generale degli artt. 1176, 1218 e 2236 c.c. In particolare, la giurisprudenza ha chiarito che l’avvocato, quale prestatore d’opera intellettuale, risponde per colpa lieve nell’adempimento delle obbligazioni professionali, salvo che la prestazione comporti la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà (art. 2236 c.c.), ipotesi in cui la responsabilità è limitata a dolo e colpa grave.

3. L’orientamento giurisprudenziale e le criticità applicative
Proprio l’interpretazione dell’art. 2236 c.c. ha generato negli anni un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la responsabilità dell’avvocato sussiste anche per colpa lieve, specie in casi di negligenza o imperizia processuale (ad esempio, omessa impugnazione nei termini, errata notificazione, mancata iscrizione a ruolo).
La Relazione di accompagnamento al Ddl evidenzia come tale orientamento abbia prodotto un incremento delle azioni risarcitorie promosse dai clienti, spesso a seguito di pronunce di inammissibilità dei ricorsi in Cassazione. In tali contesti, il confine tra colpa professionale e mero errore interpretativo si è fatto particolarmente labile, con il rischio di una responsabilizzazione eccessiva del difensore.

4. Il nuovo criterio selettivo: dolo e colpa grave
La proposta di riforma mira a uniformare il regime di responsabilità degli avvocati a quello dei magistrati, limitandolo ai soli casi di dolo e colpa grave, con esclusione degli errori di interpretazione del diritto.
L’analogia con il sistema della responsabilità civile dei giudici (disciplinata dalla l. n. 117/1988 e modificata dalla l. n. 18/2015) non è casuale: entrambe le categorie operano in un contesto di “incertezza del diritto”, ove la mutevolezza della giurisprudenza e la complessità normativa rendono inevitabile un margine di opinabilità nelle soluzioni giuridiche adottate.

5. Profili critici e prospettive sistemiche
La riforma prospettata solleva interrogativi di ordine dogmatico e pratico.

  • Tutela dell’affidamento del cliente: limitare la responsabilità dell’avvocato al dolo e alla colpa grave potrebbe ridurre gli strumenti di tutela risarcitoria a disposizione dell’assistito, specie nei casi di negligenze non qualificabili come “gravi”.
  • Distinzione tra errore interpretativo e negligenza: non sempre agevole sarà distinguere un errore di interpretazione “non colpevole” da un comportamento negligente, rischiando di trasferire la questione dall’ambito sostanziale a quello probatorio.
  • Equilibrio con l’art. 2236 c.c.: l’intervento normativo, se approvato, sembra superare la disciplina codicistica, elevando la soglia di responsabilità in via generale e non solo nei casi di “speciale difficoltà tecnica”.

6. Conclusioni
Il Ddl Zanettin si inserisce in un più ampio dibattito sulla funzione dell’avvocato quale operatore essenziale della giurisdizione. L’orientamento sotteso alla proposta è chiaro: tutelare l’autonomia tecnico-interpretativa della professione forense, garantendo al difensore margini di azione analoghi a quelli riconosciuti ai magistrati.
Resta tuttavia da verificare, nella prassi applicativa, se tale limitazione della responsabilità sarà in grado di realizzare un giusto bilanciamento tra l’esigenza di certezza e libertà della funzione difensiva e la necessità di garantire un’adeguata tutela all’affidamento del cliente, che rimane parte debole del rapporto contrattuale.


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