RASSEGNA STAMPA GIURIDICA: NOVITA’ DA CASSAZIONE CIVILE, LAVORO, TRIBUTARIO E PENALE

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21 settembre 2025

Rassegna stampa giuridica – Novità da Cassazione civile, lavoro, fiscale e penale

In questa rassegna proponiamo una selezione delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, suddivise per materia. Gli arresti giurisprudenziali affrontano questioni rilevanti in tema di separazione e divorzio, diritto del lavoro, accertamento tributario, status e capacità nel processo penale, reati tributari e obblighi di assistenza familiare.


DIRITTO CIVILE

Separazione e divorzio – Cassazione n. 25618/2025

La Corte di Cassazione ha chiarito che, in caso di grave invalidità dell’ex coniuge, è possibile riconoscere una maggiore somma a titolo assistenziale. Tuttavia, tale incremento non assume carattere compensativo dell’assegno divorzile, che resta ancorato ai criteri normativi previsti dall’art. 5 della L. 898/1970.

LAVORO E FORMAZIONE

Trattamenti di disoccupazione e pensione – Cassazione n. 25643/2025

La Suprema Corte ha ribadito che i trattamenti di disoccupazione non spettano a chi sia già titolare di altri trattamenti pensionistici. L’incompatibilità risponde al principio di evitare una duplicazione di prestazioni previdenziali.

DIRITTO TRIBUTARIO

Accertamento e società a ristretta base – Cassazione n. 25681/2025

In materia di accertamento delle imposte sui redditi, la Cassazione ha confermato che la società a ristretta base partecipativa consente l’applicazione della presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati tra i soci.

Natura della dichiarazione dei redditi – Cassazione n. 25683/2025

La Corte ha riaffermato che la dichiarazione dei redditi ha valore meramente dichiarativo e non costitutivo. Non diviene definitiva anche se non rettificata dall’Ufficio, poiché unica fonte del rapporto tributario è la legge. La dichiarazione conserva quindi una rilevanza solo procedurale.

DIRITTO PENALE

Capacità di intendere e volere – Cassazione n. 31036/2025

Il giudice, se giunge ad autonoma convinzione sull’incapacità dell’imputato, non è tenuto a disporre perizia. Al contrario, se sussiste un fumus in relazione a tale incapacità, l’accertamento peritale diventa obbligatorio.

Reati tributari e Caf – Cassazione n. 31532/2025

Non configura truffa aggravata ai danni dello Stato, ma piuttosto il reato di dichiarazione infedele, il comportamento del contribuente che si avvale di un Caf che inserisce dati non veritieri per ridurre l’imposta, purché l’interessato non partecipi al sodalizio criminoso.

Violazione degli obblighi di assistenza – Cassazione n. 31530/2025

La Suprema Corte ha chiarito che, ai fini della contestazione del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, rileva anche l’acquisto di un’auto a favore della figlia, qualora sia accettato dall’ex compagna come forma di ripianamento del mancato mantenimento.


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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL MONDO DEL DIRITTO

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1. Introduzione

L’Intelligenza Artificiale (IA) nel diritto non è più una prospettiva futura, ma una realtà già operativa. Dalla ricerca giuridica automatizzata fino al supporto nella redazione di contratti, gli algoritmi stanno cambiando il modo in cui avvocati, giudici e giuristi lavorano.

Tuttavia, insieme ai vantaggi, emergono questioni cruciali: responsabilità giuridica dell’IA, diritto d’autore sulle opere generate da algoritmi, privacy e protezione dei dati e soprattutto il rischio di una progressiva sostituzione del giudizio umano.

Per affrontare queste sfide, l’Europa ha introdotto l’AI Act, il primo regolamento organico sull’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di bilanciare innovazione e tutela dei diritti fondamentali.

2. Ambiti di applicazione dell’IA nel settore legale

L’uso dell’Intelligenza Artificiale in campo giuridico offre diversi vantaggi:

2.1 Efficienza e accessibilità

Gli algoritmi permettono di ridurre tempi e costi, migliorando l’accesso alla giustizia anche per i cittadini meno abbienti.

2.2 Ricerca e analisi giuridica

Sistemi avanzati di IA possono analizzare grandi volumi di documenti e giurisprudenza, individuando rapidamente precedenti e tendenze interpretative.

2.3 Assistenza legale e drafting automatizzato

L’IA supporta la redazione di contratti, atti difensivi e lettere di messa in mora, agevolando il lavoro degli avvocati.

Questi strumenti, tuttavia, restano ausili: il giudizio umano rimane insostituibile, soprattutto nei casi in cui sono in gioco diritti fondamentali.

3. Le principali sfide giuridiche ed etiche

L’Intelligenza Artificiale solleva interrogativi delicati che riguardano il cuore del diritto.

3.1 Responsabilità civile e penale dell’IA

Chi risponde di un danno causato da un algoritmo? La responsabilità può ricadere sul programmatore, sull’utilizzatore o sul fornitore del sistema. È un tema centrale del dibattito sulla responsabilità giuridica dell’IA.

3.2 Diritto d’autore e opere generate da IA

Il diritto d’autore tutela la creatività umana. Le opere prodotte dall’IA si collocano in una zona grigia, lasciando aperta la questione della proteggibilità delle creazioni algoritmiche.

3.3 Privacy e protezione dei dati

I sistemi di IA vengono addestrati su enormi dataset che includono dati personali. La compatibilità con il GDPR è essenziale per garantire trasparenza, consenso e sicurezza dei dati.

3.4 Il rischio di sostituire il giudizio umano

Una giustizia algoritmica non può sostituire la sensibilità e la responsabilità del giudice. L’equità, l’interpretazione costituzionalmente orientata e la ponderazione dei diritti non possono essere affidate a un calcolo statistico.

4. Regolamentazione: AI Act europeo e legge italiana

Il Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale (AI Act) classifica i sistemi di IA in base al rischio e prevede regole stringenti per quelli ad alto rischio, come quelli destinati al settore giudiziario.

Gli obblighi principali includono:

requisiti di trasparenza e tracciabilità; possibilità di opt-out dall’uso dei dati protetti; sistemi di controllo e certificazione.

Anche l’Italia ha approvato una legge nazionale sull’IA, armonizzata con l’AI Act, con misure specifiche per la giustizia e le professioni legali.

5. Prospettive future: verso una giustizia aumentata

Il futuro dell’Intelligenza Artificiale nel diritto dipenderà dalla capacità di coniugare progresso tecnologico e tutela dei principi fondamentali.

Il concetto di giustizia aumentata rappresenta il modello ideale: la tecnologia potenzia le capacità umane senza sostituirle, rafforzando il ruolo degli operatori del diritto e migliorando l’efficienza del sistema giuridico.

Solo così l’IA potrà divenire uno strumento al servizio della giustizia, e non un fattore di erosione dei valori democratici e costituzionali.

📌 Conclusione:

L’AI Act europeo segna un punto di svolta nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Le opportunità per il diritto sono enormi, ma la vera sfida sarà governare i rischi legali, etici e sociali. Un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti è la condizione imprescindibile per una giustizia del futuro realmente inclusiva ed equa.

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  • SOCIETAS
    (di F. V. Bonanni Saraceno)

Sul canale 81 del digitale terrestre, ecco la nuova puntata intitolata ”L’intelligenza artificiale nel mondo del diritto, in cui interviene l’imprenditore Giuseppe Daloiso, fondatore della piattaforma giuridica di intelligenza artificiale Giurispedia.

Digitare il seguente link:

https://www.youtube.com/live/H-q7BkbfSwY?si=k15uX2giIjOUhkA1

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RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 18 SETTEMBRE 2025

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18 settembre 2025

Rassegna di giurisprudenza Cassazione 2025 – Civile e Penale

La rassegna delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione (settembre 2025) in materia civile e penale: filiazione, gratuito patrocinio, riscossione esattoriale, risarcimento, divorzio e unioni civili, oltre a cause di non punibilità, recidiva ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Sezione Civile – Sentenze Cassazione 2025

Filiazione e obblighi dei genitori – Cass. civ., n. 25403/2025

Massima: I genitori devono adempiere ai loro obblighi verso i figli in proporzione alle rispettive sostanze e capacità lavorative.

Gratuito patrocinio e spese dei testimoni – Cass. civ., n. 25445/2025

Massima: Chi è ammesso al gratuito patrocinio è esonerato dalle spese processuali e dalle indennità e spese di viaggio spettanti ai testimoni.

Iscrizione ipotecaria e riscossione – Cass. civ., n. 25456/2025

Massima: La comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria non deve indicare gli immobili oggetto dell’eventuale esecuzione.

Accertamento tributario e percentuali di ricarico – Cass. civ., n. 25459/2025

Massima: Le percentuali di ricarico di un anno fiscale possono essere utilizzate anche per annualità precedenti o successive.

Risarcimento del danno e onere della prova – Cass. civ., n. 25467/2025

Massima: Spetta al danneggiato fornire elementi idonei a dimostrare la diminuzione del reddito per ottenere il risarcimento.

Divorzio e unioni civili: assegno divorzile – Cass. civ., n. 25495/2025

Massima: Anche nell’unione civile l’assegno divorzile si riconosce in caso di inadeguatezza dei mezzi del richiedente, con funzione assistenziale e perequativo-compensativa.

Sezione Penale – Sentenze Cassazione 2025

Cause di non punibilità e reati tributari – Cass. pen., n. 31134/2025

Massima: Non è retroattiva la legge che innalza la soglia di punibilità dei reati tributari: non si tratta di abolitio criminis.

Recidiva e patteggiamento – Cass. pen., n. 31233/2025

Massima: La declaratoria di estinzione del reato da patteggiamento è irretrattabile ai fini della recidiva, anche se emerge commissione entro il quinquennio.

Esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed estorsione – Cass. pen., n. 31239/2025

Massima: Se il metodo mafioso è usato solo per fini del creditore, resta esercizio arbitrario; se il terzo agisce anche per fini propri, si configura estorsione.

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AVVOCATURA: IL NUOVO DDL ZANETTIN DELIMITA I LIMITI DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE DELL’AVVOCATO

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DDL N. 745 Zanettin

La responsabilità civile dell’avvocato tra colpa lieve e colpa grave: riflessioni a margine del Ddl n. 745 Zanettin

1. Introduzione
La responsabilità civile dell’avvocato costituisce da sempre terreno di equilibrio delicato tra esigenze di tutela dell’affidamento del cliente e salvaguardia dell’autonomia tecnica e interpretativa della professione forense. Il disegno di legge n. 745, a firma del senatore Zanettin, calendarizzato in Aula al Senato, interviene in questa materia con una modifica puntuale all’art. 3 della legge professionale forense n. 247 del 2012, introducendo un principio di rilievo sistemico: l’avvocato risponde dei danni arrecati con dolo o colpa grave per gli atti e i comportamenti posti in essere nell’esercizio della professione, mentre non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto.

2. Il quadro normativo vigente
La legge professionale del 2012 non contiene disposizioni specifiche in materia di responsabilità civile, limitandosi, all’art. 3, ad elencare i doveri deontologici cui l’avvocato deve ispirare la propria attività: indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza, competenza e corretta concorrenza.
In assenza di una disciplina settoriale, trova applicazione il regime generale degli artt. 1176, 1218 e 2236 c.c. In particolare, la giurisprudenza ha chiarito che l’avvocato, quale prestatore d’opera intellettuale, risponde per colpa lieve nell’adempimento delle obbligazioni professionali, salvo che la prestazione comporti la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà (art. 2236 c.c.), ipotesi in cui la responsabilità è limitata a dolo e colpa grave.

3. L’orientamento giurisprudenziale e le criticità applicative
Proprio l’interpretazione dell’art. 2236 c.c. ha generato negli anni un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la responsabilità dell’avvocato sussiste anche per colpa lieve, specie in casi di negligenza o imperizia processuale (ad esempio, omessa impugnazione nei termini, errata notificazione, mancata iscrizione a ruolo).
La Relazione di accompagnamento al Ddl evidenzia come tale orientamento abbia prodotto un incremento delle azioni risarcitorie promosse dai clienti, spesso a seguito di pronunce di inammissibilità dei ricorsi in Cassazione. In tali contesti, il confine tra colpa professionale e mero errore interpretativo si è fatto particolarmente labile, con il rischio di una responsabilizzazione eccessiva del difensore.

4. Il nuovo criterio selettivo: dolo e colpa grave
La proposta di riforma mira a uniformare il regime di responsabilità degli avvocati a quello dei magistrati, limitandolo ai soli casi di dolo e colpa grave, con esclusione degli errori di interpretazione del diritto.
L’analogia con il sistema della responsabilità civile dei giudici (disciplinata dalla l. n. 117/1988 e modificata dalla l. n. 18/2015) non è casuale: entrambe le categorie operano in un contesto di “incertezza del diritto”, ove la mutevolezza della giurisprudenza e la complessità normativa rendono inevitabile un margine di opinabilità nelle soluzioni giuridiche adottate.

5. Profili critici e prospettive sistemiche
La riforma prospettata solleva interrogativi di ordine dogmatico e pratico.

  • Tutela dell’affidamento del cliente: limitare la responsabilità dell’avvocato al dolo e alla colpa grave potrebbe ridurre gli strumenti di tutela risarcitoria a disposizione dell’assistito, specie nei casi di negligenze non qualificabili come “gravi”.
  • Distinzione tra errore interpretativo e negligenza: non sempre agevole sarà distinguere un errore di interpretazione “non colpevole” da un comportamento negligente, rischiando di trasferire la questione dall’ambito sostanziale a quello probatorio.
  • Equilibrio con l’art. 2236 c.c.: l’intervento normativo, se approvato, sembra superare la disciplina codicistica, elevando la soglia di responsabilità in via generale e non solo nei casi di “speciale difficoltà tecnica”.

6. Conclusioni
Il Ddl Zanettin si inserisce in un più ampio dibattito sulla funzione dell’avvocato quale operatore essenziale della giurisdizione. L’orientamento sotteso alla proposta è chiaro: tutelare l’autonomia tecnico-interpretativa della professione forense, garantendo al difensore margini di azione analoghi a quelli riconosciuti ai magistrati.
Resta tuttavia da verificare, nella prassi applicativa, se tale limitazione della responsabilità sarà in grado di realizzare un giusto bilanciamento tra l’esigenza di certezza e libertà della funzione difensiva e la necessità di garantire un’adeguata tutela all’affidamento del cliente, che rimane parte debole del rapporto contrattuale.


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RESPONSABILITÀ MEDICA: LIMITI DEL PRINCIPIO “IUDEX PERITUS PERITORUM” NEL GIUDIZIO DI RESPONSABILITÀ CIVILE PER EMOTRASFUSIONI

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Responsabilità civile per emotrasfusioni di sangue infetto: la Cassazione chiarisce i limiti del giudice nel discostarsi dalla perizia medico-legale

Introduzione

Il tema della responsabilità civile per danni da emotrasfusioni di sangue infetto continua a rappresentare uno dei nodi più delicati del diritto alla salute e della tutela risarcitoria dei pazienti e dei loro eredi. Con l’ordinanza n. 22388 del 4 agosto 2025, la Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su due aspetti fondamentali:

  1. l’onere motivazionale del giudice di merito che intenda discostarsi dalle conclusioni della consulenza tecnica d’ufficio (CTU);
  2. i criteri di valutazione delle concause alla luce del principio della prevalenza probabilistica.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, da sempre attento alle dinamiche giurisprudenziali in materia di responsabilità sanitaria, offre un’analisi approfondita di questa pronuncia, sottolineando le ricadute pratiche per la difesa dei diritti dei cittadini.


Il caso: dalle emotrasfusioni degli anni ’80 alla Cassazione del 2025

La vicenda trae origine dagli anni Ottanta, quando un paziente contrasse epatite C a seguito di emotrasfusioni. Dopo il decesso, gli eredi convenivano in giudizio il Ministero della Salute, chiedendo il risarcimento dei danni.

  • Il Tribunale aveva riconosciuto il nesso causale, accogliendo la domanda.
  • La Corte d’appello, nel 2023, riformava la decisione, escludendo il nesso eziologico e discostandosi dalla CTU medico-legale.
  • La Cassazione è stata infine chiamata a pronunciarsi sul corretto utilizzo delle perizie e sulla valutazione delle concause.

Il ruolo centrale della consulenza tecnica d’ufficio (CTU)

La Suprema Corte ha ribadito che, nei processi per danni da trasfusioni infette, la CTU assume natura percettiva e non meramente valutativa. Essa rappresenta, cioè, uno strumento tecnico di percezione dei fatti che non può essere superato con semplici affermazioni apodittiche.

Il principio “judex peritus peritorum” consente al giudice di discostarsi dalla perizia, ma solo attraverso un percorso motivazionale logico, coerente e scientificamente fondato. In caso contrario, la motivazione scivola al di sotto del “minimo costituzionale”, rendendo la sentenza viziata sul piano logico e giuridico.


Nesso causale e concause: il criterio del “più probabile che non”

Altro punto qualificante dell’ordinanza è il richiamo al criterio del “più probabile che non”, che guida l’accertamento causale in materia civile.

  • La semplice presenza di patologie concomitanti non basta a escludere la responsabilità del Ministero.
  • È necessario verificare, in concreto, quale patologia abbia avuto prevalente incidenza eziologica sul decesso.
  • Il giudizio di causalità deve fondarsi su un’analisi logico-probabilistica, non riducibile a un calcolo statistico (il noto “50% + 1”), ma radicato nella concretezza del caso storico.

La Cassazione richiama gli articoli 40 e 41 c.p. e l’art. 2043 c.c., ribadendo che la concorrenza di cause preesistenti, simultanee o sopravvenute non elide automaticamente il nesso eziologico.


Implicazioni pratiche per la responsabilità civile sanitaria

Questa pronuncia si inserisce nel solco di una giurisprudenza consolidata che tutela i diritti dei pazienti e dei loro familiari. Per gli avvocati che operano in materia di malasanità, si tratta di un precedente di grande rilievo:

  • ribadisce i limiti del potere discrezionale del giudice rispetto alla CTU;
  • valorizza il ruolo della scienza medica come parametro di accertamento del nesso causale;
  • riafferma il principio della prevalenza probabilistica nella valutazione delle concause.

Conclusioni: la competenza dello Studio Legale Bonanni Saraceno

L’ordinanza n. 22388/2025 offre spunti essenziali per la strategia difensiva in casi di emotrasfusioni di sangue infetto e, più in generale, in tutte le controversie di responsabilità civile sanitaria.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno mette a disposizione un’approfondita competenza scientifico-giuridica nella gestione di queste complesse controversie, unendo rigore tecnico e sensibilità per la tutela della salute dei cittadini.

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Foto

Cass. Civ., III Sez., ordinanza n. 22388/2025 integrale, in formato pdf:

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IA E DIRITTO (ART. 50 AI ACT – EU): IL FUTURO CODICE DI CONDOTTA EUROPEA BASATO SU CONSULTAZIONE PUBBLICA

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Art. 50 AI Act – EU


L’attuazione dell’art. 50 AI Act: trasparenza, etichettatura dei contenuti artificiali e ruolo del codice di condotta europeo

Introduzione

Il 4 settembre 2025, la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica sulla predisposizione di linee guida e di un codice di condotta per l’attuazione dell’articolo 50 dell’AI Act, il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale.
L’obiettivo è garantire la trasparenza dei contenuti generati o manipolati dall’IA, con particolare attenzione ai deepfake, ai sistemi di riconoscimento delle emozioni e alla categorizzazione biometrica.

Per professionisti, imprese e istituzioni, si tratta di un tema di enorme rilevanza pratica e giuridica. In tale contesto, lo Studio Legale Bonanni Saraceno, grazie alla sua esperienza nel diritto dell’innovazione e della responsabilità civile, è in grado di offrire un’analisi e un supporto qualificato nella gestione delle sfide poste dal nuovo quadro regolatorio.


Gli obblighi di trasparenza previsti dall’art. 50 AI Act

L’articolo 50 AI Act introduce obblighi specifici per fornitori e utilizzatori di sistemi di intelligenza artificiale, volti a garantire che le persone possano riconoscere l’origine artificiale di contenuti e interazioni.
In particolare:

  • IA interattiva: l’utente deve essere informato che sta dialogando con una macchina, salvo che ciò sia evidente a una persona ragionevolmente attenta.
  • Contenuti sintetici: i materiali generati artificialmente devono essere etichettati con marcatori leggibili automaticamente.
  • Riconoscimento delle emozioni e categorizzazione biometrica: è necessario informare i soggetti coinvolti del trattamento.
  • Deepfake e testi informativi: quando riguardano temi di interesse generale, occorre dichiararne esplicitamente la natura artificiale, con poche eccezioni ammesse.

Tali obblighi diventeranno operativi a partire dal 2 agosto 2026, rendendo fondamentale un’attività di compliance preventiva.


La consultazione pubblica e il percorso europeo

La consultazione lanciata dalla Commissione è aperta dal 4 settembre al 2 ottobre 2025 e mira a raccogliere contributi da fornitori di IA, enti pubblici, organizzazioni della società civile, accademici, governi e cittadini.
Il codice di condotta che ne deriverà sarà redatto entro l’estate 2026 sotto la guida dell’AI Office, con la collaborazione di esperti indipendenti e di due gruppi di lavoro tematici.

Lo scopo è fornire agli operatori strumenti pratici per dimostrare la conformità agli obblighi normativi, riducendo i rischi di impersonificazione, inganno e manipolazione informativa.


Le criticità applicative: un terreno di confronto giuridico

Nonostante la portata innovativa, l’attuazione dell’art. 50 AI Act solleva questioni problematiche:

  • Affidabilità delle etichettature: la resistenza a manipolazioni o rimozioni è essenziale per la reale efficacia del sistema.
  • Overload informativo: troppi avvisi rischiano di ridurre l’attenzione degli utenti e svuotare di significato gli obblighi di trasparenza.
  • Equilibrio tra innovazione e regolazione: la normativa dovrà garantire tutele senza ostacolare l’evoluzione tecnologica.

Queste sfide richiedono competenze trasversali in diritto europeo, tecnologia digitale e responsabilità civile, ambiti nei quali lo Studio Legale Bonanni Saraceno possiede una consolidata esperienza di ricerca e consulenza.


Il valore aggiunto dello Studio Legale Bonanni Saraceno

La complessità del quadro normativo europeo sull’IA impone a imprese, enti pubblici e professionisti di adottare strategie mirate di compliance e risk management.
Lo Studio Legale Bonanni Saraceno si distingue per:

  • Approccio multidisciplinare, che unisce diritto europeo, diritto delle nuove tecnologie e responsabilità da prodotto digitale.
  • Analisi giuridico-scientifica, fondata su un costante aggiornamento dottrinale e giurisprudenziale.
  • Consulenza operativa, rivolta a fornitori di sistemi di IA, aziende che utilizzano modelli generativi e soggetti istituzionali coinvolti nella gestione di contenuti sintetici.

In questo contesto, lo Studio è in grado di assistere operatori economici e istituzionali nell’interpretazione dell’art. 50 AI Act, nella predisposizione di policy interne di trasparenza, nonché nell’elaborazione di strategie difensive in caso di controversie o responsabilità legate all’impiego dell’IA.


Conclusioni

La consultazione pubblica sull’art. 50 AI Act rappresenta un passaggio fondamentale per definire regole chiare in materia di trasparenza e etichettatura dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Se da un lato il codice di condotta costituirà uno strumento prezioso, dall’altro restano aperte criticità giuridiche e tecniche che richiedono analisi approfondite e soluzioni operative.

In questa prospettiva, lo Studio Legale Bonanni Saraceno si conferma un interlocutore autorevole per chi desideri affrontare le nuove sfide regolatorie poste dall’IA, con un approccio che coniuga rigore scientifico e concretezza applicativa.


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Art. 50 IA Act – EU integrale, in formato pdf:

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MISURE CAUTELARI REALI: DIRIMENTE SENTENZA N. 30611/2025 DELLA CASSAZIONE SULL’OPPONIBILITÀ DI CREDITI AI CESSIONARI

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Sequestro e Crediti Garantiti da Ipoteca: La Giurisprudenza più Recente

La Cassazione n. 30611/2025 chiarisce un aspetto cruciale nel diritto bancario e civile: l’opponibilità del credito garantito da ipoteca sui beni vincolati, anche quando il credito è ceduto a un terzo, come una banca, successivamente all’istituzione del vincolo. Questa pronuncia rappresenta un punto di riferimento per operatori finanziari, creditori e professionisti del settore legale.

Il Caso della Corte di Cassazione

Nel caso in esame, un credito ipotecario originario è stato ceduto in blocco a una banca dopo l’instaurazione di un vincolo cautelare reale sui beni del debitore. La questione principale riguardava se la banca cessionaria potesse far valere il proprio credito sul bene ipotecato e se tale diritto fosse opponibile ad altri creditori.

La Corte ha affermato che la cessione di crediti in blocco non preclude la legittimazione del cessionario a far valere l’ipoteca. Tuttavia, ha sottolineato che è necessario dimostrare con documentazione precisa che i crediti ceduti corrispondono effettivamente a quelli garantiti dall’ipoteca.

Implicazioni per i Creditori e le Banche

La pronuncia della Cassazione evidenzia alcuni punti chiave:

  • La documentazione del credito ceduto è fondamentale per garantirne l’opponibilità.
  • La cessione successiva all’instaurazione di vincoli cautelari richiede prove sostanziali della legittimazione del cessionario.
  • Gli operatori bancari devono prestare attenzione alla corretta gestione delle cession i di crediti in blocco per evitare contestazioni giudiziali.

Il Ruolo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con la sua consolidata esperienza nel settore bancario e delle misure cautelari reali, è particolarmente qualificato per assistere i clienti in questioni complesse come quella trattata dalla Cassazione n. 30611/2025. La competenza dello studio in materia di cessione di crediti in blocco, opponibilità dei crediti garantiti da ipoteca e gestione di vincoli cautelari reali consente di offrire consulenza strategica e difesa efficace in contesti giudiziali e stragiudiziali.

Conclusioni

La Cassazione n. 30611/2025 è una pronuncia chiave per comprendere le dinamiche della cessione di crediti garantiti da ipoteca e la loro opponibilità in presenza di misure cautelari reali. Affidarsi a professionisti esperti come lo Studio Legale Bonanni Saraceno significa avere un supporto completo nella tutela dei diritti creditizi e nella gestione delle complesse procedure bancarie.

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Le MISURE CAUTELARI REALI

Le misure cautelari reali sono provvedimenti giudiziali che incidono sui beni patrimoniali, imponendo un vincolo di indisponibilità su cose mobili o immobili per garantire il soddisfacimento di determinate esigenze probatorie, il pagamento delle somme dovute o la prevenzione di futuri reati. Le principali misure cautelari reali nel processo penale italiano sono il sequestro conservativo,che serve a garantire il risarcimento dei danni e il pagamento di pene pecuniarie e spese, e il sequestro preventivo, che mira a impedire che i beni legati al reato possano esserne le conseguenze o agevolare la commissione di altri reati. 

Caratteristiche e finalità

  • Incidenza patrimoniale:A differenza delle misure cautelari personali, che limitano la libertà del soggetto, quelle reali gravano sui beni. 
  • Vincolo di indisponibilità:Il bene colpito dalla misura non può essere venduto, donato o altrimenti trasferito dall’indagato o dall’imputato. 
  • Obiettivi cautelari:
    • Sequestro conservativo: Assicurare la garanzia di somme dovute, come pene pecuniarie, spese di giustizia e risarcimento danni. 
    • Sequestro preventivo: Evitare che il patrimonio legato al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato, o facilitare la commissione di altri illeciti. 

I tipi di misure cautelari reali

  1. 1. Sequestro conservativo (art. 316 c.p.p.)
    • Finalità: Tutele le ragioni civili (risarcimento danni) e quelle economiche del processo (pene pecuniarie, spese). 
    • A chi è rivolto: Beni mobili o immobili di proprietà dell’imputato o a lui riconducibili. 
    • Chi può richiederlo: Il Pubblico Ministero e la parte civile. 
  2. 2. Sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.)
    • Finalità: Prevenire e impedire la commissione di reati o l’aggravamento delle conseguenze di un reato esistente, attraverso il controllo dei beni pertinenti al reato. 
    • Chi può richiederlo: Il Pubblico Ministero. 

Differenza con il Sequestro Probatorio 

È importante distinguere il sequestro conservativo e preventivo dal sequestro probatorio (art. 253 c.p.p.). Quest’ultimo è uno strumento istruttorio e non una misura cautelare reale, e ha come scopo la ricerca e acquisizione di prove per il processo, piuttosto che la garanzia del patrimonio. 

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Foto

Cass. Pen., sentenza n. 30611/2025 integrale, in formato pdf:

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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EMERGENZA GIUSTIZIA: L’OCF INTERVIENE SUL DECRETO LEGGE

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OCF

L’Organismo Congressuale Forense (OCF), rappresentato dal Segretario Accursio Gallo e dall’Avv. Elisabetta Brusa, ha partecipato alle audizioni in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati sul decreto-legge contenente misure urgenti per la giustizia.

L’OCF ha espresso apprezzamento per l’attenzione del Governo, ma ha evidenziato criticità strutturali e la necessità di interventi organici e immediati, sia in ambito civile che penale.


Giustizia Civile: Criticità e Soluzioni Proposte

L’Organismo ha evidenziato le criticità principali:

  • L’impiego dei giudici di pace al posto dei magistrati ordinari, considerato inadeguato;
  • La costituzione di una task force di 500 magistrati volontari, ritenuta rischiosa per il principio del giudice naturale e fonte di una giustizia “di serie B”.

Proposte operative dell’OCF:

  • Impiego dei 404 giudici ausiliari già in servizio presso le Corti d’appello;
  • Rientro in ruolo di almeno 100 magistrati fuori ruolo;
  • Valorizzazione della magistratura onoraria, evitando soluzioni improvvisate.

“Non possiamo dividere la giustizia tra ricchi e poveri”, ha dichiarato il Segretario Gallo.


Giustizia Penale: Emergenza Carceraria

L’OCF ha accolto con favore il rafforzamento della magistratura di sorveglianza, essenziale per la tutela dei diritti dei detenuti e per l’efficacia dell’esecuzione penale.

Criticità attuali:

  • I nuovi magistrati entreranno in servizio solo dal 2026;
  • Sovraffollamento grave: 62.000 detenuti su meno di 47.000 posti disponibili;
  • 61 suicidi registrati dall’inizio del 2025.

Misure urgenti proposte:

  • Mobilità straordinaria di magistrati verso gli uffici di sorveglianza;
  • Impiego temporaneo di personale amministrativo da uffici meno gravati;
  • Ampliamento delle misure alternative alla detenzione;
  • Reintroduzione della liberazione anticipata speciale;
  • Potenziamento degli Uffici di esecuzione penale esterna;
  • Rafforzamento dei protocolli con le ASL per supporto psicologico e psichiatrico.

“Il carcere è il banco di prova della nostra civiltà giuridica: servono scelte coraggiose e strutturali”, ha sottolineato l’Avv. Brusa.


Conclusioni e Implicazioni

Le proposte dell’OCF mirano a soluzioni strutturali, immediate e sostenibili per:

  • Garantire efficienza e imparzialità della giustizia civile;
  • Affrontare il sovraffollamento carcerario;
  • Tutelare i diritti dei cittadini e dei detenuti.

L’Organismo sottolinea che solo interventi organici e mirati possono garantire una giustizia equa e accessibile a tutti, evitando soluzioni temporanee che rischiano di generare diseguaglianze.

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CARCERI: LA CAMERA PENALE DI ROMA E IL COA-RM HANNO AFFRONTATO LE CRITICITÀ DEI COLLOQUI AVVOCATO-DETENUTO CON L’AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA DI REGINA COELI

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Casa Circondariale Regina Coeli

Accesso ai Colloqui Avvocato-Detenuto a Regina Coeli: Problemi e Soluzioni

Roma, 5 settembre 2025 – La Camera Penale di Roma e il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati hanno incontrato l’Amministrazione Penitenziaria presso la Casa Circondariale Regina Coeli per affrontare le criticità nell’accesso ai colloqui e nel servizio di videocolloqui difensivi.


Partecipanti all’Incontro

  • Camera Penale di Roma: Presidente Giuseppe Belcastro e referenti Commissione Carcere Domenico Naccari e Francesco Bianchi
  • Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma: consigliere Vincenzo Comi
  • Amministrazione Penitenziaria: Direttrice Dott.ssa Claudia Clementi, Comandante Polizia Penitenziaria Francesco Salemi, Provveditore Regionale del Lazio Dott. Giacinto Siciliano

Criticità Segnalate dall’Avvocatura

  1. Lunghe attese per i colloqui avvocato-assistito: ore di attesa prima di incontrare i detenuti, con impatto diretto sul diritto di difesa.
  2. Sospensione dei videocolloqui difensivi: interruzione del servizio da oltre tre mesi a causa del mancato rinnovo delle schede telefoniche.
  3. Ritardi nella redazione del modello 13 (art. 123 c.p.p.): pregiudizio per l’effettivo esercizio dei diritti difensivi.

Proposte Operative Avanzate

1. Ripristino dei Videocolloqui Difensivi

La Camera Penale si è resa disponibile a fornire schede telefoniche per ripristinare immediatamente il servizio, in attesa del potenziamento degli impianti e dei posti per i videocolloqui.

2. Sistema di Prenotazione dei Colloqui

Introduzione di prenotazioni tramite e-mail il giorno precedente, con gestione ottimizzata delle risorse del personale penitenziario, riducendo tempi di attesa e sovraffollamento.


Impegni dell’Amministrazione Penitenziaria

L’Amministrazione ha preso atto delle criticità, accogliendo le proposte e garantendo interventi correttivi. Inoltre, è previsto l’arrivo di unità aggiuntive di Polizia Penitenziaria entro la fine di ottobre 2025, per supportare la gestione dei colloqui.


Monitoraggio e Azioni Future

Il Direttivo della Camera Penale ha deliberato lo stato di agitazione e si riserva la proclamazione di un’astensione in caso di mancata risoluzione delle problematiche.
Il COA e la Camera Penale continueranno a monitorare la situazione, assicurando la tutela del diritto di difesa e della dignità della professione forense.


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RESPONSABILITÀ MEDICA (EMOTRASFUSIONE) E INDENNIZZO: LA CASSAZIONE STABILISCE DA QUANDO INIZIANO I TERMINI PER PRESCRIZIONE

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Indennizzo per Danni da Emotrasfusione: Analisi dell’Ordinanza Cass. n. 24541/2025

L’indennizzo per i danni derivanti da emotrasfusioni infette è disciplinato dalla Legge 25 febbraio 1992, n. 210, che tutela i soggetti danneggiati da prestazioni trasfusionali effettuate nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Recentemente, la Cassazione Civile, Sezione III, n. 24541 del 2025 ha fornito importanti chiarimenti sull’interpretazione dei termini di prescrizione e sull’acquisizione della consapevolezza della fattispecie illecita da parte del danneggiato.

L’ordinanza Cass. n. 24541: presunzione di conoscenza del danno

La Corte di Cassazione ha stabilito che la presentazione della domanda di indennizzo ex L. 210/1992 costituisce il momento in cui si presume che il danneggiato abbia acquisito la percezione della fattispecie illecita. Ciò significa che, ai fini della prescrizione, il termine decorre dal momento in cui il soggetto presenta istanza per ottenere l’indennizzo.

La Corte ha chiarito che spetta a chi eccepisce la prescrizione l’onere di dimostrare che il danneggiato avesse già acquisito, o avrebbe potuto acquisire con la normale diligenza, la consapevolezza del danno in un momento antecedente alla presentazione della domanda. Tale principio rafforza la tutela del danneggiato e limita le possibilità di opposizione basate su eccezioni di prescrizione da parte degli enti pubblici o delle strutture sanitarie.

Implicazioni pratiche per la tutela dei danneggiati

La decisione della Cassazione evidenzia diversi aspetti cruciali per i soggetti danneggiati da emotrasfusioni:

  • Chiarezza sui termini di prescrizione: la domanda di indennizzo fa decorrere la presunzione di conoscenza del danno.
  • Onere probatorio a carico dell’ente: l’ente sanitario deve dimostrare che il danneggiato era già a conoscenza dell’illecito.
  • Maggiore certezza giuridica: riduce i rischi di rigetto delle domande per motivi formali legati alla prescrizione.

Momento determinante per la prescrizione

  • La Cassazione afferma che la presentazione della domanda di indennizzo costituisce di per sé presunzione legale del momento in cui il danneggiato ha acquisito la consapevolezza della fattispecie lesiva.
  • In altre parole, dal momento della domanda si presume che il danneggiato abbia preso coscienza del danno subito e del nesso con la trasfusione o vaccinazione.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno e la competenza nella materia

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno vanta una consolidata esperienza nel campo del risarcimento dei danni da prestazioni sanitarie, con particolare attenzione ai casi di emotrasfusioni infette e ai procedimenti ex L. 210/1992.

Grazie a un approccio scientifico e giuridicamente rigoroso, lo studio offre:

  • Analisi dettagliata dei termini di prescrizione e della documentazione medica necessaria;
  • Assistenza nella redazione e presentazione della domanda di indennizzo;
  • Difesa strategica in caso di eccezioni di prescrizione avanzate dagli enti pubblici;
  • Supporto multidisciplinare per collegare il profilo sanitario a quello giuridico.

L’esperienza dello studio consente di massimizzare le possibilità di ottenere l’indennizzo spettante, anche in contenziosi complessi, fornendo assistenza completa dal primo contatto fino all’eventuale fase giudiziale.

Conclusioni

La sentenza Cass. n. 24541/2025 conferma l’importanza della tempestività nella presentazione della domanda di indennizzo e ribadisce il principio secondo cui l’onere della prova circa la conoscenza precoce del danno grava sull’ente. In questo contesto, lo Studio Legale Bonanni Saraceno si pone come punto di riferimento per i danneggiati da emotrasfusioni, offrendo competenza, rigore scientifico e strategia legale mirata a garantire la piena tutela dei diritti del paziente.


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Suprema Corte di Cassazione Civ., Sez. III, ordinanza n. 24541 integrale, in formato pdf:

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