EQUO COMPENSO: ART. 13-BIS L. 49/2012 E SENTENZA N. 29039/2025 DELLA CASSAZIONE

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Cassazione n. 29039/2025: il momento rilevante per la liceità dell’accordo sul compenso e la tutela dell’equo compenso dell’avvocato

1. Premessa: un principio destinato a segnare la disciplina dell’equo compenso

La sentenza Cass., Sez. II, 3 novembre 2025, n. 29039 afferma un principio di diritto destinato ad avere un impatto significativo sulla disciplina dell’equo compenso degli avvocati, soprattutto con riferimento ai rapporti con i cosiddetti “grandi committenti” – banche, assicurazioni e imprese di grandi dimensioni.

Il giudice di legittimità chiarisce che, nel valutare la validità delle clausole relative alla determinazione del compenso professionale, non rileva la liceità dell’accordo nel momento della stipula della Convenzione quadro, bensì la liceità del singolo contratto di patrocinio da cui sorge il diritto al compenso. Ciò che conta, dunque, è il momento in cui è conferito il singolo incarico, anche qualora la Convenzione risalga ad epoca anteriore.

2. Il principio di diritto formulato dalla Cassazione

La Corte afferma che:

“al fine di valutare la validità della clausola relativa alla determinazione del compenso ed, eventualmente, delle altre clausole, non è sufficiente il dato che l’accordo sui compensi fosse lecito nel momento in cui era stata conclusa la convenzione […], ma è necessario e nel contempo sufficiente che l’accordo fosse lecito nel momento in cui è stato concluso il singolo contratto di patrocinio […] Rileva esclusivamente che il singolo contratto di patrocinio sia stato concluso nella vigenza dell’art. 13-bis”.

Il principio ha una notevole portata sistematica: sposta il baricentro dall’accordo quadro alla singola prestazione professionale, valorizzando la protezione dell’avvocato contro compensi squilibrati.

3. L’estensione temporale dell’art. 13-bis L. 247/2012 e il coordinamento con la L. 49/2023

La sentenza riveste particolare importanza sul piano cronologico e sistematico.

La Corte riconosce che l’art. 13-bis L. 247/2012, pur formalmente abrogato dalla L. 49/2023, è rimasto in vigore dal 6 dicembre 2017 al 20 maggio 2023, data di entrata in vigore della nuova disciplina sull’equo compenso.

A ciò si aggiunge un elemento determinante: l’art. 11 L. 49/2023 stabilisce che la nuova normativa si applica solo alle Convenzioni stipulate dopo il 20 maggio 2023. Ne consegue che:

  • per gli incarichi conferiti tra il 6/12/2017 e il 20/5/2023 sulla base di Convenzioni anteriori, continua ad applicarsi l’art. 13-bis L. 247/2012;
  • la liceità del compenso deve essere verificata al momento del singolo incarico, e non all’epoca della Convenzione.

4. Il “vuoto di tutela” colmato dalla Cassazione

La decisione n. 29039/2025 assume un ruolo essenziale nel porre rimedio a un vuoto di tutela ultradecennale, generatosi in relazione ai rapporti professionali regolati da Convenzioni non adeguate dopo il 2017.

In particolare, la sentenza:

  • consente di ricondurre ad equità la liquidazione dei compensi degli avvocati incaricati dai grandi committenti;
  • tutela la dignità professionale dell’avvocato, impedendo che Convenzioni “vecchie” o squilibrate continuino a produrre effetti pregiudizievoli;
  • copre il periodo critico 2017–2023, in cui molte strutture bancarie e assicurative non hanno aggiornato le Convenzioni ai contenuti imperativi dell’art. 13-bis;
  • estende la protezione anche a situazioni patologiche protrattesi oltre il 20 maggio 2023, a causa dell’inerzia del committente forte.

Si pensi proprio al caso affrontato dalla Cassazione, in cui incarichi affidati dopo il 2017 continuavano a essere regolati da Convenzioni precedenti, sproporzionate e non adeguate alla normativa vigente.

5. Impatti operativi per il professionista e per i committenti

La sentenza offre indicazioni utili a livello pratico:

Per gli avvocati

  • è possibile contestare compensi non equi per incarichi conferiti dal 6/12/2017 al 20/5/2023, anche se fondati su Convenzioni antecedenti non aggiornate;
  • si apre la strada a azioni giudiziali o richieste di rideterminazione dei compensi, basate sulla vigenza dell’art. 13-bis al momento del singolo mandato.

Per banche, assicurazioni e grandi imprese

  • risulta necessario verificare la conformità delle Convenzioni ancora attive dopo il 20/5/2023 alla disciplina dell’equo compenso;
  • l’inerzia nell’adeguamento può generare invalidità parziali e contenziosi in sede di liquidazione giudiziale.

6. Considerazioni conclusive

La Cassazione n. 29039/2025 offre una lettura moderna e coerente con la ratio dell’equo compenso, introducendo un criterio di valutazione che tutela la parte debole del rapporto professionale e assicura coerenza normativa in un quadro legislativo stratificato.

La centralità del singolo contratto di patrocinio quale momento rilevante per la verifica della liceità del compenso consente di superare il disequilibrio generato da Convenzioni obsolete, ricostruendo un sistema più rispettoso della dignità dell’avvocato e del suo diritto a un compenso proporzionato e adeguato.


Cassazione Civile, sentenza n. n. 29039/2025 integrale, in formato pdf:

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

Cell. +39 3469637341

@: avv.bonanni.saraceno@gmail.com

@: info@versoilfuturo.org

Avv. F. V. Bonanni Saraceno

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EU KNOWLEDGE HUB: PREVENTING RADICALISATION

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EU KNOWLEDGE HUB: PREVENTING RADICALISATION

As part of the European Union’s ongoing initiatives to strengthen strategies for preventing radicalisation, an important working session of the EU Knowledge Hub on “Prevention of Radicalisation” was held in Brussels on 12 November 2025. The meeting gathered experts, institutional officials, and civil society representatives.

Among the guests invited by the European Commission, I participated in my capacity as Chief Operating Officer of the Association “Memoria e Verità per le Vittime del Terrorismo”, an organisation accredited by the United Nations and committed for years to supporting victims of terrorism and promoting European policies to prevent extremist phenomena.

A central focus of the discussion was an emerging trend that is reshaping traditional paradigms of radicalisation: the rise of nihilistic conspiracy narratives, capable of fuelling forms of violent extremism that are not linked to political, religious, or identity-based ideologies.

In the dedicated discussion group, participants examined how conspiracy theories lacking coherent ideological structure, but rooted in the denial of any value, can shape violent behaviours driven exclusively by despair, misanthropy, or deep distrust toward the surrounding world.

The recurring expression “no lives matter” was used to summarise a mindset in which life itself is perceived as irrelevant, and violence becomes a channel for frustration and alienation.

According to experts at the meeting, digital platforms are the primary environment where these dynamics develop. Online spaces are saturated with conspiracy content portraying the world as irreversibly corrupt, manipulated by undefined elites, and inevitably heading toward collapse.

As a consequence, fluid and hard-to-map groups such as “764” and “No Lives Matter” exploit these narratives to legitimise acts of destruction with no ideological project behind them, but rather stemming from a profound existential void.

Radicalisation unfolds rapidly and often invisibly, without the traditional ideological indicators. Several episodes in recent years across Europe have reinforced these concerns.

One frequently cited case was that of Axel Rudakubana, the 17-year-old perpetrator of the 2024 Southport stabbing in the United Kingdom. Although he had been flagged three times to the PREVENT programme, each report was closed due to the absence of identifiable ideological affiliation.
Subsequent investigation revealed that the young man had been heavily exposed to radical conspiratorial content and a worldview marked by a deep sense of meaninglessness.

Indeed, the 2025 PREVENT annual report confirms that most alerts involve vulnerable individuals without a defined ideological orientation, highlighting the inadequacy of criteria developed for ideologically structured threats.

A similar pattern emerged in south-west Finland, where in 2025 a student at Vähäjärvi School in Pirkkala stabbed three classmates. The attacker had written a manifesto, but the text did not reveal a political or religious ideology. Instead, it contained a fragmented set of conspiratorial references, signs of social isolation, and pervasive existential pessimism.

Participants also noted clear analogies with the incidents recorded in Southport and Bournemouth in 2025, suggesting a recurrent model of nihilistic digital radicalisation, where violence arises from an online environment saturated with despair and cognitive distortions.

The Brussels debate revolved around several guiding questions designed to foster critical reflection and shape new prevention policies. Participants discussed whether conspiracy theories must necessarily provide an alternative explanation of reality, or whether— as recent cases suggest— they increasingly replace the search for meaning with the belief that nothing matters.

The group also examined the psychological effects of narratives that deny the value of life, questioning the consequences of constant exposure to nihilistic and apocalyptic content.

Another key question addressed whether recent attacks were directly or indirectly influenced by such narratives— not necessarily as motivational drivers, but as amplifiers of emotional states and cognitive distortions already present in vulnerable individuals.

This led to a broader reflection on how to counter conspiracy content that does not promote an ideology but rather a vacuum, a challenge that is particularly complex for prevention systems designed to detect clear ideological indicators.

In my contribution— also on behalf of the Association “Memoria e Verità per le Vittime del Terrorismo”— I emphasised the need to update analytical and operational tools so that European policies can identify early warning signs of radicalisation expressed through isolation, psychological vulnerability, and immersion in distorted digital ecosystems.

Ultimately, the Brussels meeting highlighted that prevention today must address not only structured ideologies but also forms of extremism driven by disorientation and loss of meaning, within a social and communicative environment dominated by narratives that weaken community bonds and erode the perception of human value.


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