
L’articolo 34 del disegno di legge di Bilancio 2025 apporta importanti modifiche al congedo parentale, estendendo il periodo di indennizzo al 80% della retribuzione a un totale di tre mesi. Questa iniziativa si rivolge esclusivamente ai lavoratori dipendenti e si applica ai congedi utilizzabili entro i 12 anni di vita del bambino, con un massimo di dieci mesi di congedo parentale indennizzato, che possono arrivare a 11 mesi se il padre sfrutta almeno tre mesi di congedo.
In precedenza, alcune di queste assenze erano indennizzate al 30%, mentre altre non ricevevano alcuna indennità. L’adeguamento delle indennità è iniziato con la legge 197/2022 (Bilancio 2023), con ulteriori progressi nella legge di Bilancio 2024. Tuttavia, l’incremento dell’indennizzo è valido soltanto se i mesi di congedo sono utilizzati entro il sesto anno dalla nascita o dall’adozione del bambino.
Le disposizioni legislative risultano piuttosto complesse, specialmente per quanto riguarda la decorrenza delle condizioni migliorative, che dipendono dalla data di conclusione del congedo obbligatorio di maternità o paternità. Secondo le linee guida dell’INPS, le diverse situazioni si configurano come segue:
- Congedo concluso entro il 2022: indennizzo al 30%.
- Congedo concluso nel 2023: 1 mese indennizzato all’80%.
- Congedo concluso entro il 2024: 2 mesi indennizzati all’80% (il secondo mese sarà mantenuto all’80% anche se fruito dopo il 2024).
- Congedo concluso dal 2025 in poi: 3 mesi indennizzati all’80%.
Dopo i mesi indennizzati all’80%, l’indennizzo scende al 30% per i mesi successivi fino al nono mese, e si azzera successivamente, mantenendosi comunque al 30% se il congedo viene avviato nel settimo anno di vita. Per il decimo e l’undicesimo mese, l’indennizzo al 30% è disponibile solo se il reddito individuale del genitore è sotto un certo limite.
È essenziale notare che queste regole si applicano solo ai lavoratori dipendenti. Se uno dei genitori è un lavoratore autonomo o non ha un lavoro, occorre prestare particolare attenzione alle modalità di fruizione, come indicato nella circolare 57 dell’INPS.
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