CARCERI: MAGISTRATI, ACCADEMICI E AVVOCATI PENALISTI DENUNCIANO IL DISUMANO SOVRAFFOLLAMENTO

Condividi:

Sovraffollamento carceri: oltre 11mila detenuti in più. Appello congiunto di magistrati, accademici e avvocati penalisti

Preoccupazione crescente per la condizione delle carceri italiane. Gatta, Parodi e Petrelli: “Diritti violati, agire subito. La politica ascolti chi lavora sul campo”.

Il sovraffollamento delle carceri italiane ha raggiunto livelli intollerabili e strutturalmente insostenibili. A lanciare l’allarme, con un appello pubblico diffuso nei giorni scorsi, sono tre voci autorevoli del mondo giuridico: Gian Luigi Gatta, presidente dell’Associazione italiana dei professori di diritto penale, Cesare Parodi, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (ANM), e Francesco Petrelli, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI).

Secondo i dati aggiornati al 30 aprile 2025, i detenuti presenti negli istituti penitenziari italiani erano 62.445, a fronte di una capienza regolamentare di 51.292 posti. Ciò significa che oltre 11.000 persone vivono in condizioni che violano i più basilari standard internazionali di tutela dei diritti umani.

Carcere sovraffollato: un fenomeno aggravato da politiche emergenziali e repressione penale

Nel loro appello, i tre firmatari evidenziano come, dopo le misure emergenziali adottate durante la pandemia, il numero dei detenuti sia aumentato sensibilmente. Nel 2020, infatti, erano 53.363: circa 9.000 in meno rispetto a oggi. A contribuire alla crescita sono stati provvedimenti legislativi recenti, come il Decreto Sicurezza e il Decreto Caivano, che hanno introdotto nuovi reati, ampliato le ipotesi di custodia cautelare (anche per fatti di lieve entità) e posto limiti all’accesso a misure alternative, anche per i minorenni.

In particolare, si sottolinea come il numero dei minori detenuti negli Istituti Penali per Minorenni (IPM) sia aumentato del 56%: erano 385 nel maggio 2023, sono diventati 600 nel 2025, mettendo in crisi l’intera giustizia minorile.

Un carcere che non rieduca: aumentano suicidi e disagio psichico

Le conseguenze del sovraffollamento non sono solo quantitative, ma toccano il cuore della funzione costituzionale della pena. Le condizioni inumane compromettono i percorsi di rieducazione, aumentano il disagio, rendono inefficace l’assistenza sanitaria e psicologica e complicano il lavoro degli educatori. A testimoniarlo è anche il numero record di suicidi in carcere registrato nel 2024: 91 in un anno. Nei primi mesi del 2025, i suicidi sono già 34, con l’estate – tradizionalmente il periodo più critico – ormai alle porte.

L’Italia sotto osservazione internazionale: “carceri inadeguate”

I promotori dell’appello ricordano che l’Italia è già stata richiamata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e da organismi sovranazionali. L’episodio più recente e clamoroso è il rifiuto, da parte dell’Olanda, di estradare un sospettato di omicidio verso l’Italia proprio a causa delle condizioni dei nostri istituti penitenziari: sovraffollamento, assenza di tutele sanitarie e rischio suicidi.

Le proposte: meno custodia cautelare, più misure alternative e personale specializzato

“La soluzione al sovraffollamento non può consistere solo nella costruzione di nuove carceri”, spiegano Gatta, Parodi e Petrelli. Solo nel 2024, i detenuti sono aumentati di oltre 1.200 unità: per non aggravare la situazione, servirebbero quattro nuovi penitenziari l’anno, con costi ingenti e risultati incerti. Le risorse – sostengono i firmatari – andrebbero invece investite in ammodernamento delle strutture esistenti; assunzione di educatori, medici, psicologi, mediatori culturali, assistenti sociali; incremento del personale giudiziario, in particolare dei magistrati di sorveglianza (oggi poco più di 200); finanziamento dell’assistenza legale per i non abbienti; potenziamento delle misure alternative alla detenzione, anche per i circa 8.000 detenuti con pena residua inferiore a un anno.

Un appello alla politica: “la volontà può essere trasversale”

Il messaggio finale dei giuristi è chiaro: le soluzioni tecniche esistono, ma serve una volontà politica concreta. “La storia del nostro Paese dimostra che di fronte a emergenze come questa, la politica può agire in modo trasversale, ascoltando chi lavora quotidianamente nel sistema penale: magistrati, avvocati, studiosi”.

*****************

Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

Cell. +39 3469637341

@: avv.bonanni.saraceno@gmail.com

@: info@versoilfuturo.org

Condividi: