CASSAZIONE SEZ. TRIBUTARIA: COMPENSAZIONE DELLE SPESE NEL PROCESSO TRIBUTARIO QUANDO SUBENTRA LA PRESCRIZIONE DEL DEBITO

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La Cassazione, con ordinanza n. 30720/2024, chiarisce i presupposti per la compensazione delle spese nel processo tributario quando il contribuente risulta vittorioso solo per intervenuta prescrizione del credito fiscale. Analisi, principio di diritto e riflessi operativi.

1. Introduzione

La disciplina delle spese di lite nel processo tributario costituisce uno dei temi più discussi nella prassi giudiziaria. L‘ordinanza n. 30720/2024 della Corte di Cassazione affronta nuovamente la questione, specificando i margini entro i quali il giudice può disporre la compensazione delle spese in presenza di una vittoria del contribuente fondata esclusivamente sulla prescrizione del credito tributario.

Il tema è centrale nella gestione del contenzioso fiscale, poiché incide sia sul principio di soccombenza sia sulle strategie difensive del contribuente.


2. Quadro normativo

L’art. 15, comma 1, d.lgs. n. 546/1992 stabilisce che le spese seguono la soccombenza, salvo “gravi ed eccezionali ragioni” che giustifichino la compensazione. Dopo la riforma del 2015, il criterio generale appare più rigido, ma resta un margine discrezionale in capo al giudice tributario.

La giurisprudenza individua tra le ipotesi idonee a fondare la compensazione:

  • complessità interpretativa;
  • contrasti giurisprudenziali;
  • condotta processuale delle parti;
  • vittoria del contribuente basata unicamente sulla prescrizione del credito.

È quest’ultima fattispecie a essere oggetto della decisione in commento.


3. Il principio affermato dalla Cassazione n. 30720/2024

La Corte di Cassazione ribadisce che la compensazione delle spese è legittima quando:

«il mancato pagamento del tributo è pacifico e il contribuente vince solo perché il debito è prescritto».

In questi casi, la pretesa tributaria è sostanzialmente fondata, e la vittoria della parte ricorrente non deriva da una contestazione nel merito dell’imposta, ma dal mero decorso del tempo.

Da ciò discende che, se il contribuente non ha contestato la sussistenza del debito, la decisione che dispone la compensazione non viola il principio di soccombenza.


4. Ragioni della decisione

La Corte valorizza un approccio sostanzialistico: pur riconoscendo il valore della prescrizione come istituto di garanzia, essa non può trasformarsi in una vittoria piena agli effetti delle spese quando il debito fosse originariamente dovuto.

Le gravi ed eccezionali ragioni richieste dall’art. 15 d.lgs. n. 546/1992 sono rinvenute in:

  1. certezza dell’obbligazione tributaria;
  2. assenza di contestazioni di merito;
  3. natura meramente processuale dell’eccezione vittoriosa.

La compensazione diventa dunque uno strumento di equità, volto a evitare un aggravio ingiustificato per l’Amministrazione finanziaria in casi in cui la pretesa era corretta e il mancato pagamento non trova giustificazioni di merito.


5. Ricadute pratiche

Per operatori e professionisti del contenzioso tributario la sentenza comporta importanti conseguenze:

  • Non è automatica la condanna alle spese dell’Agenzia anche in caso di accoglimento del ricorso.
  • La difesa del contribuente deve valutare attentamente gli effetti economici di un ricorso fondato solo sulla prescrizione.
  • In sede di motivazione, il giudice tributario è comunque tenuto a indicare chiaramente le ragioni della compensazione, pena l’annullamento per difetto di motivazione.

6. Osservazioni critiche

L’arresto si inserisce in un orientamento volto a prevenire un uso meramente opportunistico dell’eccezione di prescrizione. Una parte della dottrina, tuttavia, sottolinea come la prescrizione costituisca una garanzia essenziale del contribuente e come l’inerzia dell’Amministrazione non debba essere “premiata” con la compensazione delle spese.

La discussione rimane aperta, soprattutto nei casi in cui il ritardo nell’attività di riscossione sia imputabile alla struttura amministrativa.


7. Conclusioni

L’ordinanza n. 30720/2024 contribuisce a definire una cornice applicativa più chiara in materia di compensazione delle spese nel processo tributario. Il principio secondo cui la compensazione è ammissibile quando il contribuente vince solo per prescrizione trova conferma e consolidamento, rafforzando un orientamento che privilegia una visione equilibrata tra formalismo processuale e sostanza delle pretese tributarie.


8. Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno nel contenzioso tributario

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno è specializzato nella tutela del contribuente e nella gestione del contenzioso tributario, con particolare attenzione a:

  • impugnazione di avvisi di accertamento e cartelle esattoriali;
  • eccezioni di prescrizione e decadenza degli atti impositivi;
  • consulenza preventiva in materia fiscale e pianificazione del rischio;
  • strategie difensive avanzate nel giudizio dinanzi alle Corti di Giustizia Tributaria;
  • impugnazioni in Cassazione in materia fiscale e sanzionatoria.

L’approccio scientifico e la costante analisi della giurisprudenza di legittimità consentono allo Studio di offrire una difesa tecnica altamente qualificata, orientata all’effettività della tutela e alla riduzione del rischio economico per i contribuenti, sia privati sia imprese.

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Cassazione, Sez Tributario, ordinanza n. n. 30720/2024:


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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

Cell. +39 3469637341

@: avv.bonanni.saraceno@gmail.com

@: info@versoilfuturo.org

Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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CONTRIBUTO ESPOSIZIONE AMIANTO: DIES A QUO DEI TERMINI DI PRESCRIZIONE PER IL BENEFICIO CONTRIBUTIVO

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Ecco la versione aggiornata dell’articolo, con una sezione finale dedicata alle competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno, formulata in stile professionale, autorevole e adatto a una rivista giuridico-scientifica.


Benefici previdenziali per esposizione all’amianto: requisiti, accertamento e ruolo degli enti previdenziali

di [Autore], per Verso il Futuro – Rivista di diritto del lavoro e della previdenza sociale

Sommario

  1. Premessa
  2. Quadro normativo: l’art. 13, comma 8, L. 257/1992
  3. La nozione di esposizione “qualificata”
  4. Onere della prova e mezzi di accertamento
  5. Il ruolo degli enti: INPS unico legittimato passivo
  6. La rivalutazione contributiva mediante coefficiente 1,5
  7. Profili critici e orientamenti giurisprudenziali
  8. Conclusioni
  9. Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno nella tutela dei lavoratori esposti all’amianto

1. Premessa

La disciplina dei benefici previdenziali per esposizione all’amianto continua a occupare un ruolo centrale nel panorama del diritto previdenziale, intrecciandosi con principi di tutela della salute, prevenzione del rischio professionale e garanzie pensionistiche. L’art. 13, comma 8, della Legge 257/1992 stabilisce un beneficio contributivo rilevante, riconosciuto ai lavoratori che abbiano subito un’esposizione qualificata alle fibre di amianto per oltre dieci anni, anche in assenza di malattie professionali.

L’evoluzione giurisprudenziale ha ricostruito i criteri probatori, la definizione di esposizione qualificata e i confini della legittimazione passiva, offrendo un quadro interpretativo solido e funzionale alla tutela del lavoratore.


2. Il quadro normativo: l’art. 13, comma 8, della L. 257/1992

La norma attribuisce una maggiorazione contributiva pari a 1,5 del periodo effettivo di esposizione all’amianto, da applicarsi sia ai fini del diritto sia ai fini della misura del trattamento pensionistico.

Il beneficio:

  • non richiede la presenza di una malattia professionale;
  • è autonomo rispetto all’indennizzo INAIL;
  • ha finalità compensative rispetto al maggior rischio cui il lavoratore è stato esposto¹.

3. La nozione di “esposizione qualificata”

Per esposizione qualificata si intende un’esposizione superiore ai limiti tecnici e normativi in vigore durante l’attività lavorativa. Secondo la Cassazione, il giudice deve procedere a una valutazione tecnico-ambientale complessiva, considerando:

  • la concentrazione delle fibre;
  • la durata dell’esposizione;
  • le modalità delle mansioni;
  • la struttura degli ambienti.

È stata ritenuta sufficiente anche un’esposizione ambientale indiretta, se significativa².


4. Onere della prova e mezzi di accertamento

Il lavoratore deve dimostrare l’esposizione qualificata, potendo utilizzare qualunque mezzo istruttorio idoneo:

  • prove testimoniali;
  • documentazione tecnica aziendale;
  • rilevazioni ambientali, anche storiche;
  • CTU ricostruttive³.

L’assenza di certificazione INAIL non è ostativa al riconoscimento della maggiorazione⁴. Sono considerate nel computo anche le pause fisiologiche, in quanto parte integrante dell’orario lavorativo.


5. Il ruolo degli enti: l’INPS come unico legittimato passivo

La giurisprudenza ha stabilito che l’INPS è l’unico ente legittimato a resistere in giudizio nelle controversie relative alla maggiorazione amianto⁵.

Ne consegue che:

  • l’INAIL non svolge un ruolo certificativo vincolante;
  • il datore di lavoro non è parte necessaria;
  • il lavoratore può presentare domanda amministrativa anche senza alcun documento rilasciato dall’INAIL.

6. La rivalutazione contributiva mediante coefficiente 1,5

L’esposizione accertata viene moltiplicata per il coefficiente 1,5, con un effetto significativo sui requisiti pensionistici.

Esempio:
10 anni di esposizione → 15 anni di contribuzione utile.

Il beneficio incide:

  • sul diritto (raggiungimento dei requisiti per pensione anticipata o vecchiaia);
  • sulla misura della prestazione.

7. Profili critici e orientamenti giurisprudenziali

Le questioni più ricorrenti riguardano:

7.1. Accertamento retrospettivo

Spesso è necessario ricostruire esposizioni risalenti, mediante CTU ambientali basate su documenti storici e testimonianze.

7.2. Assenza di certificazione INAIL

La Corte ha più volte precisato che il riconoscimento della maggiorazione non dipende dall’accertamento INAIL, poiché il beneficio è autonomo rispetto alle prestazioni assicurative⁶.

7.3. Definizione di “esposizione significativa”

La strategia interpretativa è orientata alla tutela sostanziale, valorizzando la realtà effettiva degli ambienti produttivi.


8. Conclusioni

Il sistema dei benefici amianto rappresenta un pilastro essenziale nella tutela dei lavoratori esposti a rischi ambientali gravi. L’impostazione giurisprudenziale, ampia e non formalistica, consente l’accesso alla maggiorazione contributiva anche in assenza di documentazione amministrativa esaustiva, purché vi sia un quadro probatorio coerente e tecnicamente affidabile.


9. Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno nella tutela dei lavoratori esposti all’amianto

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno vanta una consolidata e riconosciuta esperienza nella gestione di contenziosi relativi ai benefici contributivi amianto, alla prova dell’esposizione qualificata, e alle azioni per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali e risarcitorie a favore dei lavoratori esposti o dei loro eredi.

Le competenze specialistiche dello Studio comprendono:

  • approfondita conoscenza della normativa previdenziale (L. 257/1992, D.P.R. 1124/1965, D.Lgs. 81/2008);
  • expertise tecnica nell’impostazione di istruttorie complesse e nella gestione di CTU ambientali retrospettive;
  • pluriennale esperienza nella redazione e proposizione di ricorsi contro l’INPS, unico legittimato passivo nei giudizi per la maggiorazione;
  • consulenza e assistenza in casi di esposizione professionale risalente, anche presso aziende dismesse o riconvertite;
  • supporto agli eredi nei giudizi per la tutela previdenziale e per il ristoro dei danni da amianto.

L’approccio scientifico, interdisciplinare e processualmente strutturato consente allo Studio Legale Bonanni Saraceno di rappresentare un punto di riferimento nazionale nei procedimenti in materia di amianto, con elevati standard di tutela e risultati significativi a favore dei lavoratori.

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

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VITTIME D’AMIANTO: REQUISITI PER I BENEFICI PREVIDENZIALI

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Benefici previdenziali per esposizione all’amianto: requisiti, accertamento e ruolo degli enti previdenziali

di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno – Rivista di diritto del lavoro e della previdenza sociale


Sommario

  1. Premessa
  2. Quadro normativo: l’art. 13, comma 8, L. 257/1992
  3. La nozione di esposizione “qualificata”
  4. Onere della prova e mezzi di accertamento
  5. Il ruolo degli enti: INPS unico legittimato passivo
  6. La rivalutazione contributiva mediante coefficiente 1,5
  7. Profili critici e orientamenti giurisprudenziali
  8. Conclusioni
  9. Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno nella tutela dei lavoratori esposti all’amianto

1. Premessa

La disciplina dei benefici previdenziali per esposizione all’amianto continua a occupare un ruolo centrale nel panorama del diritto previdenziale, intrecciandosi con principi di tutela della salute, prevenzione del rischio professionale e garanzie pensionistiche. L’art. 13, comma 8, della Legge 257/1992 stabilisce un beneficio contributivo rilevante, riconosciuto ai lavoratori che abbiano subito un’esposizione qualificata alle fibre di amianto per oltre dieci anni, anche in assenza di malattie professionali.

L’evoluzione giurisprudenziale ha ricostruito i criteri probatori, la definizione di esposizione qualificata e i confini della legittimazione passiva, offrendo un quadro interpretativo solido e funzionale alla tutela del lavoratore.


2. Il quadro normativo: l’art. 13, comma 8, della L. 257/1992

La norma attribuisce una maggiorazione contributiva pari a 1,5 del periodo effettivo di esposizione all’amianto, da applicarsi sia ai fini del diritto sia ai fini della misura del trattamento pensionistico.

Il beneficio:

  • non richiede la presenza di una malattia professionale;
  • è autonomo rispetto all’indennizzo INAIL;
  • ha finalità compensative rispetto al maggior rischio cui il lavoratore è stato esposto¹.

3. La nozione di “esposizione qualificata”

Per esposizione qualificata si intende un’esposizione superiore ai limiti tecnici e normativi in vigore durante l’attività lavorativa. Secondo la Cassazione, il giudice deve procedere a una valutazione tecnico-ambientale complessiva, considerando:

  • la concentrazione delle fibre;
  • la durata dell’esposizione;
  • le modalità delle mansioni;
  • la struttura degli ambienti.

È stata ritenuta sufficiente anche un’esposizione ambientale indiretta, se significativa².


4. Onere della prova e mezzi di accertamento

Il lavoratore deve dimostrare l’esposizione qualificata, potendo utilizzare qualunque mezzo istruttorio idoneo:

  • prove testimoniali;
  • documentazione tecnica aziendale;
  • rilevazioni ambientali, anche storiche;
  • CTU ricostruttive³.

L’assenza di certificazione INAIL non è ostativa al riconoscimento della maggiorazione⁴. Sono considerate nel computo anche le pause fisiologiche, in quanto parte integrante dell’orario lavorativo.


5. Il ruolo degli enti: l’INPS come unico legittimato passivo

La giurisprudenza ha stabilito che l’INPS è l’unico ente legittimato a resistere in giudizio nelle controversie relative alla maggiorazione amianto⁵.

Ne consegue che:

  • l’INAIL non svolge un ruolo certificativo vincolante;
  • il datore di lavoro non è parte necessaria;
  • il lavoratore può presentare domanda amministrativa anche senza alcun documento rilasciato dall’INAIL.

6. La rivalutazione contributiva mediante coefficiente 1,5

L’esposizione accertata viene moltiplicata per il coefficiente 1,5, con un effetto significativo sui requisiti pensionistici.

Esempio:
10 anni di esposizione → 15 anni di contribuzione utile.

Il beneficio incide:

  • sul diritto (raggiungimento dei requisiti per pensione anticipata o vecchiaia);
  • sulla misura della prestazione.

7. Profili critici e orientamenti giurisprudenziali

Le questioni più ricorrenti riguardano:

7.1. Accertamento retrospettivo

Spesso è necessario ricostruire esposizioni risalenti, mediante CTU ambientali basate su documenti storici e testimonianze.

7.2. Assenza di certificazione INAIL

La Corte ha più volte precisato che il riconoscimento della maggiorazione non dipende dall’accertamento INAIL, poiché il beneficio è autonomo rispetto alle prestazioni assicurative⁶.

7.3. Definizione di “esposizione significativa”

La strategia interpretativa è orientata alla tutela sostanziale, valorizzando la realtà effettiva degli ambienti produttivi.


8. Conclusioni

Il sistema dei benefici amianto rappresenta un pilastro essenziale nella tutela dei lavoratori esposti a rischi ambientali gravi. L’impostazione giurisprudenziale, ampia e non formalistica, consente l’accesso alla maggiorazione contributiva anche in assenza di documentazione amministrativa esaustiva, purché vi sia un quadro probatorio coerente e tecnicamente affidabile.


9. Le competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno nella tutela dei lavoratori esposti all’amianto

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno vanta una consolidata e riconosciuta esperienza nella gestione di contenziosi relativi ai benefici contributivi amianto, alla prova dell’esposizione qualificata, e alle azioni per il riconoscimento delle prestazioni previdenziali e risarcitorie a favore dei lavoratori esposti o dei loro eredi.

Le competenze specialistiche dello Studio comprendono:

  • approfondita conoscenza della normativa previdenziale (L. 257/1992, D.P.R. 1124/1965, D.Lgs. 81/2008);
  • expertise tecnica nell’impostazione di istruttorie complesse e nella gestione di CTU ambientali retrospettive;
  • pluriennale esperienza nella redazione e proposizione di ricorsi contro l’INPS, unico legittimato passivo nei giudizi per la maggiorazione;
  • consulenza e assistenza in casi di esposizione professionale risalente, anche presso aziende dismesse o riconvertite;
  • supporto agli eredi nei giudizi per la tutela previdenziale e per il ristoro dei danni da amianto.

L’approccio scientifico, interdisciplinare e processualmente strutturato consente allo Studio Legale Bonanni Saraceno di rappresentare un punto di riferimento nazionale nei procedimenti in materia di amianto, con elevati standard di tutela e risultati significativi a favore dei lavoratori.


Note

  1. Cfr. Cass., Sez. Lav., 27 gennaio 2016, n. 1553.
  2. Cass., Sez. Lav., 8 febbraio 2019, n. 3720.
  3. Cass., Sez. Lav., 15 marzo 2022, n. 8432.
  4. Cass., Sez. Lav., 7 giugno 2018, n. 14775.
  5. Cass., Sez. Lav., 3 maggio 2017, n. 10786.
  6. Cass., Sez. Lav., 10 novembre 2020, n. 25011.

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EQUO COMPENSO: ART. 13-BIS L. 49/2012 E SENTENZA N. 29039/2025 DELLA CASSAZIONE

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Cassazione n. 29039/2025: il momento rilevante per la liceità dell’accordo sul compenso e la tutela dell’equo compenso dell’avvocato

1. Premessa: un principio destinato a segnare la disciplina dell’equo compenso

La sentenza Cass., Sez. II, 3 novembre 2025, n. 29039 afferma un principio di diritto destinato ad avere un impatto significativo sulla disciplina dell’equo compenso degli avvocati, soprattutto con riferimento ai rapporti con i cosiddetti “grandi committenti” – banche, assicurazioni e imprese di grandi dimensioni.

Il giudice di legittimità chiarisce che, nel valutare la validità delle clausole relative alla determinazione del compenso professionale, non rileva la liceità dell’accordo nel momento della stipula della Convenzione quadro, bensì la liceità del singolo contratto di patrocinio da cui sorge il diritto al compenso. Ciò che conta, dunque, è il momento in cui è conferito il singolo incarico, anche qualora la Convenzione risalga ad epoca anteriore.

2. Il principio di diritto formulato dalla Cassazione

La Corte afferma che:

“al fine di valutare la validità della clausola relativa alla determinazione del compenso ed, eventualmente, delle altre clausole, non è sufficiente il dato che l’accordo sui compensi fosse lecito nel momento in cui era stata conclusa la convenzione […], ma è necessario e nel contempo sufficiente che l’accordo fosse lecito nel momento in cui è stato concluso il singolo contratto di patrocinio […] Rileva esclusivamente che il singolo contratto di patrocinio sia stato concluso nella vigenza dell’art. 13-bis”.

Il principio ha una notevole portata sistematica: sposta il baricentro dall’accordo quadro alla singola prestazione professionale, valorizzando la protezione dell’avvocato contro compensi squilibrati.

3. L’estensione temporale dell’art. 13-bis L. 247/2012 e il coordinamento con la L. 49/2023

La sentenza riveste particolare importanza sul piano cronologico e sistematico.

La Corte riconosce che l’art. 13-bis L. 247/2012, pur formalmente abrogato dalla L. 49/2023, è rimasto in vigore dal 6 dicembre 2017 al 20 maggio 2023, data di entrata in vigore della nuova disciplina sull’equo compenso.

A ciò si aggiunge un elemento determinante: l’art. 11 L. 49/2023 stabilisce che la nuova normativa si applica solo alle Convenzioni stipulate dopo il 20 maggio 2023. Ne consegue che:

  • per gli incarichi conferiti tra il 6/12/2017 e il 20/5/2023 sulla base di Convenzioni anteriori, continua ad applicarsi l’art. 13-bis L. 247/2012;
  • la liceità del compenso deve essere verificata al momento del singolo incarico, e non all’epoca della Convenzione.

4. Il “vuoto di tutela” colmato dalla Cassazione

La decisione n. 29039/2025 assume un ruolo essenziale nel porre rimedio a un vuoto di tutela ultradecennale, generatosi in relazione ai rapporti professionali regolati da Convenzioni non adeguate dopo il 2017.

In particolare, la sentenza:

  • consente di ricondurre ad equità la liquidazione dei compensi degli avvocati incaricati dai grandi committenti;
  • tutela la dignità professionale dell’avvocato, impedendo che Convenzioni “vecchie” o squilibrate continuino a produrre effetti pregiudizievoli;
  • copre il periodo critico 2017–2023, in cui molte strutture bancarie e assicurative non hanno aggiornato le Convenzioni ai contenuti imperativi dell’art. 13-bis;
  • estende la protezione anche a situazioni patologiche protrattesi oltre il 20 maggio 2023, a causa dell’inerzia del committente forte.

Si pensi proprio al caso affrontato dalla Cassazione, in cui incarichi affidati dopo il 2017 continuavano a essere regolati da Convenzioni precedenti, sproporzionate e non adeguate alla normativa vigente.

5. Impatti operativi per il professionista e per i committenti

La sentenza offre indicazioni utili a livello pratico:

Per gli avvocati

  • è possibile contestare compensi non equi per incarichi conferiti dal 6/12/2017 al 20/5/2023, anche se fondati su Convenzioni antecedenti non aggiornate;
  • si apre la strada a azioni giudiziali o richieste di rideterminazione dei compensi, basate sulla vigenza dell’art. 13-bis al momento del singolo mandato.

Per banche, assicurazioni e grandi imprese

  • risulta necessario verificare la conformità delle Convenzioni ancora attive dopo il 20/5/2023 alla disciplina dell’equo compenso;
  • l’inerzia nell’adeguamento può generare invalidità parziali e contenziosi in sede di liquidazione giudiziale.

6. Considerazioni conclusive

La Cassazione n. 29039/2025 offre una lettura moderna e coerente con la ratio dell’equo compenso, introducendo un criterio di valutazione che tutela la parte debole del rapporto professionale e assicura coerenza normativa in un quadro legislativo stratificato.

La centralità del singolo contratto di patrocinio quale momento rilevante per la verifica della liceità del compenso consente di superare il disequilibrio generato da Convenzioni obsolete, ricostruendo un sistema più rispettoso della dignità dell’avvocato e del suo diritto a un compenso proporzionato e adeguato.


Cassazione Civile, sentenza n. n. 29039/2025 integrale, in formato pdf:

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EU KNOWLEDGE HUB: PREVENTING RADICALISATION

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EU KNOWLEDGE HUB: PREVENTING RADICALISATION

As part of the European Union’s ongoing initiatives to strengthen strategies for preventing radicalisation, an important working session of the EU Knowledge Hub on “Prevention of Radicalisation” was held in Brussels on 12 November 2025. The meeting gathered experts, institutional officials, and civil society representatives.

Among the guests invited by the European Commission, I participated in my capacity as Chief Operating Officer of the Association “Memoria e Verità per le Vittime del Terrorismo”, an organisation accredited by the United Nations and committed for years to supporting victims of terrorism and promoting European policies to prevent extremist phenomena.

A central focus of the discussion was an emerging trend that is reshaping traditional paradigms of radicalisation: the rise of nihilistic conspiracy narratives, capable of fuelling forms of violent extremism that are not linked to political, religious, or identity-based ideologies.

In the dedicated discussion group, participants examined how conspiracy theories lacking coherent ideological structure, but rooted in the denial of any value, can shape violent behaviours driven exclusively by despair, misanthropy, or deep distrust toward the surrounding world.

The recurring expression “no lives matter” was used to summarise a mindset in which life itself is perceived as irrelevant, and violence becomes a channel for frustration and alienation.

According to experts at the meeting, digital platforms are the primary environment where these dynamics develop. Online spaces are saturated with conspiracy content portraying the world as irreversibly corrupt, manipulated by undefined elites, and inevitably heading toward collapse.

As a consequence, fluid and hard-to-map groups such as “764” and “No Lives Matter” exploit these narratives to legitimise acts of destruction with no ideological project behind them, but rather stemming from a profound existential void.

Radicalisation unfolds rapidly and often invisibly, without the traditional ideological indicators. Several episodes in recent years across Europe have reinforced these concerns.

One frequently cited case was that of Axel Rudakubana, the 17-year-old perpetrator of the 2024 Southport stabbing in the United Kingdom. Although he had been flagged three times to the PREVENT programme, each report was closed due to the absence of identifiable ideological affiliation.
Subsequent investigation revealed that the young man had been heavily exposed to radical conspiratorial content and a worldview marked by a deep sense of meaninglessness.

Indeed, the 2025 PREVENT annual report confirms that most alerts involve vulnerable individuals without a defined ideological orientation, highlighting the inadequacy of criteria developed for ideologically structured threats.

A similar pattern emerged in south-west Finland, where in 2025 a student at Vähäjärvi School in Pirkkala stabbed three classmates. The attacker had written a manifesto, but the text did not reveal a political or religious ideology. Instead, it contained a fragmented set of conspiratorial references, signs of social isolation, and pervasive existential pessimism.

Participants also noted clear analogies with the incidents recorded in Southport and Bournemouth in 2025, suggesting a recurrent model of nihilistic digital radicalisation, where violence arises from an online environment saturated with despair and cognitive distortions.

The Brussels debate revolved around several guiding questions designed to foster critical reflection and shape new prevention policies. Participants discussed whether conspiracy theories must necessarily provide an alternative explanation of reality, or whether— as recent cases suggest— they increasingly replace the search for meaning with the belief that nothing matters.

The group also examined the psychological effects of narratives that deny the value of life, questioning the consequences of constant exposure to nihilistic and apocalyptic content.

Another key question addressed whether recent attacks were directly or indirectly influenced by such narratives— not necessarily as motivational drivers, but as amplifiers of emotional states and cognitive distortions already present in vulnerable individuals.

This led to a broader reflection on how to counter conspiracy content that does not promote an ideology but rather a vacuum, a challenge that is particularly complex for prevention systems designed to detect clear ideological indicators.

In my contribution— also on behalf of the Association “Memoria e Verità per le Vittime del Terrorismo”— I emphasised the need to update analytical and operational tools so that European policies can identify early warning signs of radicalisation expressed through isolation, psychological vulnerability, and immersion in distorted digital ecosystems.

Ultimately, the Brussels meeting highlighted that prevention today must address not only structured ideologies but also forms of extremism driven by disorientation and loss of meaning, within a social and communicative environment dominated by narratives that weaken community bonds and erode the perception of human value.


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Avv. F. V. Bonanni Saraceno

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IL PREZIOSISSIMO SANGUE DI CRISTO ARRIVA A ROMA PER LA PRIMA VOLTA: UN PELLEGRINAGGIO STORICO TRA FEDE, TRADIZIONE E SPIRITUALITÀ (VERSIONE INTEGRALE 3.500 PAROLE)

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Per la prima volta il Preziosissimo Sangue di Cristo lascia Mantova e arriva a Roma: storia, significato, programma e analisi spirituale dell’evento.


INTRODUZIONE – UN EVENTO CHE SEGNA LA STORIA

L’annuncio è di quelli destinati a rimanere nella memoria collettiva della Chiesa: per la prima volta nella storia, la reliquia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, custodita da secoli nella Basilica di Sant’Andrea a Mantova, arriverà a Roma. Dal 17 al 25 novembre 2025, sarà possibile venerarla presso il Santuario di San Salvatore in Lauro, luogo simbolico della devozione popolare e punto di riferimento per pellegrini, confraternite e fedeli provenienti da tutta Italia e dall’estero.

L’evento non rappresenta soltanto un trasferimento fisico di un oggetto di culto: si tratta di una pagina nuova della storia spirituale, capace di richiamare migliaia di fedeli e di offrire un tempo privilegiato di preghiera, contemplazione e rinnovamento personale.

Nel presente approfondimento, esploreremo:

  • la storia millenaria della reliquia di Mantova;
  • il suo significato teologico e simbolico;
  • il profondo legame con la tradizione di Longino e con la Passione di Cristo;
  • il programma liturgico previsto a Roma;
  • le implicazioni pastorali, culturali e spirituali dell’evento;
  • il ruolo della reliquia nella vita della Chiesa contemporanea.

Il risultato è un dossier completo, che permette di comprendere — oltre l’emozione dell’annuncio — la portata reale di ciò che accadrà a Roma.


1. LA RELIQUIA DI MANTOVA: STORIA, TRADIZIONE E FEDE POPOLARE

1.1 Le origini: Longino e il Sangue del Calvario

La tradizione cristiana attribuisce al centurione Longino un ruolo fondamentale nella Passione di Cristo: sarebbe lui il soldato romano che, per accertarsi della morte di Gesù, trafisse il costato con una lancia, facendo uscire «sangue e acqua» (Gv 19,34).

Si tratta di uno dei gesti più evocativi dei racconti evangelici, ricchi di simboli e significati:

  • Il sangue rappresenta il sacrificio, la giustizia e la redenzione.
  • L’acqua richiama il Battesimo, la purificazione e la nascita della Chiesa.

La tradizione vuole che Longino — colpito interiormente da ciò che aveva visto — si sia convertito, diventando un testimone della Passione e raccogliendo parte del Sangue fuoriuscito dal costato di Cristo.

1.2 L’arrivo della reliquia a Mantova

Secondo la leggenda agiografica, fu proprio Longino a portare il Sangue a Mantova, dove sarebbe stato conservato nei secoli, nascosto durante le persecuzioni e riscoperto poi in epoca medievale.

Dalla sua ricomparsa, il Preziosissimo Sangue è stato uno dei fulcri della spiritualità mantovana:

  • oggetto di venerazione popolare;
  • motivo di pellegrinaggi;
  • fonte di ispirazione per arte, musica e letteratura;
  • elemento identitario della comunità locale.

1.3 La Basilica di Sant’Andrea: scrigno di fede e architettura

La reliquia è conservata nella Basilica di Sant’Andrea, capolavoro rinascimentale progettato da Leon Battista Alberti.
La basilica è uno dei luoghi simbolo del Rinascimento italiano e custodisce:

  • cappelle laterali di pregio;
  • affreschi;
  • opere di grande rilevanza;
  • l’antica cripta con le reliquie del Sangue.

Per secoli, la reliquia non ha mai lasciato Mantova.
Il fatto che venga ora portata a Roma costituisce un evento senza precedenti.


2. PERCHÉ ROMA? IL SIGNIFICATO DI UN PELLEGRINAGGIO STORICO

2.1 Roma come cuore della cristianità

L’arrivo del Preziosissimo Sangue a Roma non è casuale.
Roma rappresenta:

  • la sede dell’Apostolo Pietro;
  • la capitale della Chiesa universale;
  • il luogo in cui confluiscono pellegrini da ogni parte del mondo;
  • un simbolo di unità per i cristiani.

Portare a Roma il Sangue della Passione significa ricondurre alle radici l’essenza stessa della fede cristiana.

2.2 Un gesto profetico per il nostro tempo

Siamo in un periodo storico segnato da sfide globali:

  • conflitti;
  • frammentazioni sociali;
  • crisi spirituali;
  • una crescente ricerca di senso.

In questo contesto, la presenza del Sangue di Cristo assume un significato profondamente attuale: invita alla riconciliazione, alla pace e alla consapevolezza del mistero del sacrificio.

2.3 Verso il Giubileo: un cammino di grazia

L’evento si colloca nel cammino verso il prossimo Anno Giubilare, periodo di remissione, perdono e rinnovamento spirituale.

Il Sangue di Cristo, simbolo di salvezza e redenzione, diventa così una chiave di lettura del percorso giubilare.


3. IL PROGRAMMA: UNA SETTIMANA DI CELEBRAZIONI STRAORDINARIE

Il calendario degli eventi è pensato per accompagnare i fedeli in un percorso progressivo di contemplazione.

3.1 Lunedì 17 novembre – Accoglienza solenne

Alle ore 16:30, la reliquia sarà accolta con una celebrazione presieduta da S.E. Mons. Edoardo Cerrato, Vescovo emerito di Ivrea.

Questa cerimonia rappresenta l’inizio ufficiale dell’evento.

3.2 18–19 novembre – Celebrazioni guidate da Mons. Cerrato

Alle 18:00, due giornate dedicate alla preghiera comunitaria, alla meditazione e alla venerazione.

3.3 Giovedì 20 novembre – Celebrazione eucaristica con Mons. Ripa

La Santa Messa sarà presieduta da S.E. Mons. Andrea Ripa, Segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

3.4 Venerdì 21 novembre – Il momento più atteso: la processione a San Pietro

Alle 16:00, la reliquia verrà portata processionalmente nella Basilica di San Pietro, passando la Porta Santa.
Si tratta del momento simbolicamente più forte dell’intera settimana.

A presiedere il solenne pontificale sarà:

  • S.E. Mons. Flavio Pace,
    Segretario del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

In via del tutto eccezionale, sarà esposta anche la lancia di Longino, custodita in Vaticano da secoli.

3.5 Sabato 22 novembre – Santa Maria Maggiore

Alle 18:00, la celebrazione sarà presieduta da S.Em.za Card. Rolandas Makrickas.

3.6 23–24 novembre – Ritorno al Santuario

Mons. Cerrato presiederà le celebrazioni delle 18:00.

3.7 Martedì 25 novembre – Pontificale conclusivo

Il culmine dell’evento: celebrazione presieduta dal Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.


4. IL SIGNIFICATO TEOLOGICO DEL PREZIOSISSIMO SANGUE

4.1 Il sangue nella liturgia: tra Bibbia e tradizione

Nella Scrittura, il sangue è simbolo:

  • della vita (Lv 17,11);
  • dell’alleanza (Es 24,8);
  • del sacrificio redentivo (Eb 9,12-14).

Il Sangue di Cristo è il cuore del mistero pasquale.

4.2 Il Preziosissimo Sangue come sorgente di misericordia

La devozione al Preziosissimo Sangue sottolinea:

  • la misericordia divina;
  • il perdono;
  • la redenzione universale.

È un richiamo forte, in un’epoca che cerca nuove forme di spiritualità.

4.3 Redenzione e riconciliazione: un messaggio per oggi

Il Sangue di Cristo unisce, salva, purifica.
La sua presenza a Roma è un invito:

  • alla pace;
  • alla conversione;
  • al perdono reciproco.

5. L’EVENTO NELLA VITA DELLA CHIESA CONTEMPORANEA

5.1 Un ponte tra tradizione e futuro

Nel mondo post-moderno, spesso distante dal linguaggio simbolico della fede, la reliquia può diventare:

  • un’occasione di catechesi;
  • un mezzo di evangelizzazione;
  • uno strumento di dialogo culturale.

5.2 Il ruolo dei media digitali

Le celebrazioni saranno trasmesse sul canale YouTube del santuario, permettendo una partecipazione globale.

5.3 Una opportunità ecumenica

La presenza del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani richiama la dimensione ecumenica dell’evento.


6. IL VALORE SPIRITUALE DELLA RELIQUIA OGGI

6.1 Perché le reliquie parlano ancora

Le reliquie non sono superstizione: sono memoria viva dei santi, segni concreti della loro esistenza e del loro messaggio.

6.2 Un richiamo alla corporeità della fede cristiana

Il cristianesimo non è un’idea astratta: è l’incarnazione di Dio nella storia.
Il Sangue di Cristo è il segno massimo della sua umanità e della sua divinità.

6.3 La forza della devozione popolare

Eventi come questo dimostrano che la fede popolare resta un motore potente della vita ecclesiale.


CONCLUSIONE – UN INVITO A TUTTI I FEDELI

L’arrivo del Preziosissimo Sangue a Roma non è soltanto un evento storico: è un appello alla profondità spirituale, un invito alla riconciliazione e all’unità, un’occasione di rinnovamento personale e comunitario.

Le celebrazioni sono aperte a tutti, anche tramite le dirette YouTube del Santuario di San Salvatore in Lauro.

È un appuntamento da vivere, custodire e tramandare.


Autore dell’articolo:

Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno

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ANATOCISMO BANCARIO: ONERE DELLA PROVA GRAVA SUL CORRENTISTA, SECONDO LA CORTE DI APPELLO DI CALTANISSETTA.

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Ripetizione dell’indebito nei contratti bancari: la prova dell’inesistenza di una giusta causa secondo la Corte d’Appello di Caltanissetta (sent. 27 ottobre 2025, n. 455)

1. Introduzione: la centralità della prova nei giudizi di ripetizione dell’indebito bancario

La Corte d’Appello di Caltanissetta, con la sentenza n. 455 del 27 ottobre 2025, ha fornito un importante chiarimento in materia di contratti bancari contenenti clausole di anatocismo o interessi ultralegali, ribadendo i principi in tema di ripartizione dell’onere della prova nelle azioni di ripetizione dell’indebito oggettivo.
L’arresto, di particolare rilievo pratico, si inserisce nel solco della giurisprudenza di legittimità che valorizza la corretta applicazione dell’art. 2697 c.c., con implicazioni significative per la strategia difensiva del correntista e per la gestione dei contenziosi bancari.


2. L’onere probatorio e la natura della prova del fatto negativo

Secondo la Corte nissena, la prova dell’inesistenza di una giusta causa dell’attribuzione patrimoniale grava interamente sull’attore che agisce per la restituzione di somme indebitamente corrisposte alla banca.
Tale onere permane anche se si tratta di prova di un fatto negativo, ovvero della mancanza di una valida pattuizione sugli interessi anatocistici o ultralegali.

La produzione del contratto di conto corrente bancario (c.c.b.):

  • non è sufficiente, poiché l’accordo sugli interessi potrebbe essere stato modificato con un atto successivo;
  • non è indispensabile, potendo la prova essere fornita anche per presunzioni, attraverso argomenti di prova desunti dal comportamento processuale della controparte (art. 116, comma 2, c.p.c.) o, in via residuale, mediante giuramento decisorio.

La Corte, dunque, rifiuta una visione meramente formalistica della prova, ammettendo strumenti probatori anche indiretti o logici, purché idonei a dimostrare l’assenza dei fatti costitutivi del debito vantato dalla banca.


3. Il contratto nullo come semplice fatto storico

Un passaggio chiave della sentenza chiarisce che, in caso di nullità delle clausole contrattuali, il contratto di conto corrente viene considerato non come fonte di obbligazioni, ma come semplice fatto storico.
Ne consegue che il versamento della somma da parte del correntista è valutato come atto materiale, i cui effetti sono estranei al rapporto negoziale nullo.
Tale impostazione si allinea a una lettura sostanzialistica del rapporto bancario, incentrata sulla causa concreta dell’attribuzione patrimoniale, piuttosto che sulla mera esistenza formale del contratto.


4. Il richiamo all’art. 2697 c.c. e il principio di diritto affermato

La decisione rappresenta una coerente applicazione del principio sancito dall’art. 2697 del codice civile, secondo cui:

“Chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento; chi eccepisce l’inefficacia del diritto altrui deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda”.

In questa prospettiva, il correntista che deduce l’indebito deve provare l’inesistenza della giusta causa dell’attribuzione.
La produzione del contratto non è, dunque, un requisito probatorio assoluto, ma solo uno dei possibili mezzi attraverso cui può essere ricostruita la dinamica negoziale, eventualmente integrata da elementi presuntivi o da giuramento.


5. I movimenti in conto e il potere integrativo del giudice

Un ulteriore profilo trattato dalla Corte riguarda la prova dei movimenti di conto.
Il cliente che agisce per la ripetizione dell’indebito deve allegare e provare gli estratti conto e la movimentazione finanziaria del rapporto.
Tuttavia, quando tale prova risulti parziale o incompleta, il giudice può disporre mezzi di cognizione d’ufficio, in particolare una consulenza tecnica contabile (CTU), al fine di ricostruire il saldo effettivo del conto.

Questo passaggio conferma la funzione collaborativa del processo civile, in cui il potere istruttorio del giudice supplisce, entro certi limiti, alle lacune probatorie delle parti, garantendo la piena ricostruzione del rapporto economico.


6. Considerazioni conclusive: una decisione di equilibrio tra rigore probatorio e tutela sostanziale

La sentenza n. 455/2025 della Corte d’Appello di Caltanissetta offre un’interpretazione equilibrata e coerente dei principi sull’onere della prova nei rapporti bancari.
Da un lato, conferma la necessità che l’attore in ripetizione dell’indebito dimostri l’assenza di una valida causa giustificativa; dall’altro, apre alla possibilità di utilizzare mezzi di prova alternativi e valorizza il ruolo del giudice nella ricostruzione del rapporto contabile.

Si tratta di un indirizzo destinato a incidere profondamente sulla prassi contenziosa, poiché rafforza l’esigenza di una difesa tecnica consapevole e documentata, capace di articolare un percorso probatorio logico e completo.


7. L’esperienza dello Studio Legale Bonanni Saraceno nel contenzioso bancario

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con consolidata esperienza nel diritto bancario e finanziario, assiste correntisti, imprese e professionisti in cause relative a:

  • anatocismo e usura bancaria;
  • nullità delle clausole di interessi ultralegali;
  • azioni di ripetizione dell’indebito;
  • ricostruzione contabile dei rapporti di conto corrente e mutuo;
  • consulenze tecniche di parte (CTP) nei giudizi civili.

L’approccio dello Studio si distingue per la ricostruzione analitica dei rapporti bancari, l’uso di metodologie contabili forensi e la capacità di individuare le strategie probatorie più efficaci alla luce dell’art. 2697 c.c. e della più recente giurisprudenza di merito e di legittimità.

Per approfondire o richiedere una consulenza personalizzata, è possibile contattare lo Studio Legale Bonanni Saraceno, specializzato in diritto bancario, responsabilità civile e diritto dei contratti.


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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
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ANATOCISMO BANCARIO: COSA ACCADE AI CONTRATTI ANTECEDENTI ALLA DELIBERA CICR DEL 9 FEBBRAIO 2000

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Prima e dopo: Delibera CICR del 9 febbraio 2000


🧾 Sotto titolo

Anatocismo bancario e contratti antecedenti alla Delibera CICR del 9 febbraio 2000: necessità di nuova pattuizione e limiti alla modifica unilaterale


🔍Descrizione

La Corte di Cassazione ribadisce che l’applicazione dell’anatocismo bancario ai contratti stipulati prima della Delibera CICR del 9 febbraio 2000 richiede una nuova pattuizione espressa, escludendo ogni effetto sanante delle clausole nulle o di modifiche unilaterali dell’istituto di credito. Analisi delle ordinanze n. 27460/2025, 9141/2020 e 7105/2020.


1. Introduzione: l’anatocismo bancario e la svolta della Delibera CICR del 2000

Il tema dell’anatocismo bancario – ossia la capitalizzazione periodica degli interessi a debito del correntista – rappresenta da anni uno dei nodi più complessi del diritto bancario italiano.
L’intervento normativo del D.Lgs. n. 342/1999, art. 25, comma 2, e della successiva Delibera CICR del 9 febbraio 2000, ha segnato una svolta: il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR) ha disciplinato le modalità di produzione di interessi su interessi, stabilendo principi di reciprocità, trasparenza e pattuizione espressa.

Tuttavia, l’applicabilità di tale disciplina ai contratti di conto corrente stipulati prima della sua entrata in vigore ha sollevato un articolato dibattito giurisprudenziale, oggi ulteriormente chiarito dall’ordinanza n. 27460/2025 della Corte di Cassazione, Sezione I civile.


2. Il principio affermato dalla Cassazione: necessità di nuova pattuizione ex art. 7, comma 3, Delibera CICR

Con l’ordinanza Cass., Sez. I, 14 ottobre 2025, n. 27460, la Suprema Corte ha ribadito che:

«Ai fini dell’applicazione dell’anatocismo bancario ai contratti stipulati prima dell’entrata in vigore della Delibera CICR del 9 febbraio 2000, non assume rilievo né l’applicazione de facto delle condizioni anatocistiche pattuite in precedenza, né la modifica unilaterale disposta dalla banca a termini dell’art. 7, comma 2, della Delibera stessa, occorrendo una nuova modificazione pattizia ai sensi del comma 3 dello stesso articolo.»

Il ragionamento della Corte poggia su un duplice presupposto:

  1. Le clausole anatocistiche antecedenti alla Delibera erano nulle, poiché in contrasto con l’art. 1283 c.c.;
  2. La Delibera CICR del 2000 non ha effetto sanante o retroattivo, ma consente la capitalizzazione solo a partire da nuove pattuizioni conformi alle sue previsioni.

Ne deriva che la banca, per poter applicare legittimamente interessi composti anche nei rapporti preesistenti, deve ottenere un accordo espresso e bilaterale con il cliente, non potendo ricorrere alla mera comunicazione unilaterale di modifica delle condizioni contrattuali.


3. La portata dell’art. 7, comma 3, della Delibera CICR del 2000

Il comma 3 dell’art. 7 prevede che:

«Nel caso in cui le nuove condizioni contrattuali comportino un peggioramento delle condizioni precedentemente applicate, esse devono essere approvate dalla clientela.»

La Cassazione, con l’ordinanza n. 7105/2020, ha precisato che tale disposizione impone una manifestazione di consenso espresso da parte del correntista ogniqualvolta l’adeguamento alle nuove regole CICR comporti un peggioramento delle condizioni economiche, come accade nel caso dell’introduzione dell’anatocismo su basi più ampie.

L’adeguamento automatico o unilaterale, anche se formalmente giustificato da esigenze di conformità normativa, non può prevalere sul principio di tutela contrattuale del cliente bancario e sul divieto di peggioramento implicito delle condizioni economiche già pattuite.


4. Effetti della nullità delle clausole anatocistiche: ricalcolo del saldo e rimesse solutorie

Quando le clausole anatocistiche vengono dichiarate nulle, il correntista ha diritto alla ripetizione dell’indebito per gli interessi indebitamente addebitati.
In questo contesto, la Cassazione (ord. n. 9141/2020) ha chiarito che:

«Al fine di verificare se un versamento abbia natura solutoria o ripristinatoria, occorre previamente eliminare tutti gli addebiti indebitamente effettuati dall’istituto di credito e rideterminare il reale saldo passivo del conto.»

Tale ricostruzione è fondamentale per stabilire la decorrenza della prescrizione dell’azione di ripetizione: solo i versamenti solutori, cioè quelli che riducono un saldo effettivamente passivo, possono essere considerati pagamenti suscettibili di prescrizione; viceversa, i versamenti ripristinatori – che reintegrano l’affidamento – non costituiscono pagamenti in senso proprio.


5. Conclusioni: tra tutela del correntista e certezza dei rapporti bancari

Le più recenti pronunce della Suprema Corte confermano un orientamento volto a rafforzare la posizione del cliente bancario e a riaffermare il principio di pattuizione bilaterale come cardine dell’applicazione dell’anatocismo.
In sintesi:

  • L’anatocismo bancario non può essere applicato automaticamente ai contratti preesistenti alla Delibera CICR del 2000;
  • È necessaria una nuova pattuizione espressa (art. 7, comma 3, Del. CICR);
  • Le modifiche unilaterali della banca sono inefficaci;
  • La nullità delle clausole anatocistiche comporta la rideterminazione del saldo e la verifica della natura solutoria delle rimesse.

Questa impostazione, oltre a garantire una maggiore trasparenza nei rapporti di credito, si pone in linea con la ratio del legislatore e con la costante esigenza di equilibrio contrattuale nel sistema bancario.

🧾 Approfondimento: Delibera CICR del 9 febbraio 2000

La Delibera CICR del 9 febbraio 2000 è un importante atto di normazione secondaria adottato dal Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR) in attuazione dell’art. 120 del Testo Unico Bancario (D.lgs. 385/1993).
Essa disciplina i criteri di produzione di interessi sugli interessi (anatocismo) nelle operazioni bancarie.


🔹 Contesto normativo

L’art. 120 TUB attribuisce al CICR il potere di stabilire modalità e criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell’esercizio dell’attività bancaria, incluse le modalità di capitalizzazione periodica.

La Delibera del 9 febbraio 2000 fu emanata dopo l’entrata in vigore del TUB (1993) per regolare in modo uniforme le prassi bancarie, in particolare la capitalizzazione trimestrale degli interessi.


🔹 Contenuto principale della Delibera

1. Ambito di applicazione

La delibera si applica a tutti i rapporti bancari (conto corrente, mutuo, apertura di credito, ecc.) che prevedono la produzione di interessi attivi o passivi.


2. Parità di periodicità

La regola fondamentale introdotta è il principio di parità di trattamento tra interessi attivi e passivi:

Le banche possono capitalizzare gli interessi solo se la stessa periodicità viene applicata sia agli interessi a debito che a credito del cliente.

➡️ In pratica, se la banca applica la capitalizzazione trimestrale sugli interessi debitori del cliente, deve applicarla anche su quelli creditori.


3. Decorrenza della produzione di interessi sugli interessi

Gli interessi debitori capitalizzati possono produrre ulteriori interessi solo dalla data successiva alla loro scadenza, e a condizione che il cliente ne sia stato previamente informato.


4. Trasparenza

Le condizioni relative alla produzione e capitalizzazione degli interessi devono essere:

  • indicate nei contratti in modo chiaro;
  • rese note al cliente prima della conclusione del contratto.

5. Entrata in vigore

Le disposizioni della delibera sono entrate in vigore il 22 aprile 2000.
Gli intermediari dovevano adeguare i contratti in corso entro il 30 giugno 2000, con effetto dal 1º luglio 2000.


🔹 Effetti e successive modifiche normative

La delibera del 9 febbraio 2000 è stata abrogata e superata a seguito delle modifiche introdotte all’art. 120 TUB dal:

  • D.L. 70/2011 (c.d. “Decreto Sviluppo”), che confermò la competenza del CICR;
  • Legge di stabilità 2014 (L. 147/2013), che vietò espressamente l’anatocismo;
  • D.L. 18/2016, convertito in L. 49/2016, che reintrodusse la possibilità di capitalizzazione solo per interessi moratori e previo espresso accordo;
  • Delibera CICR del 3 agosto 2016, oggi vigente, che ha sostituito integralmente quella del 2000.

🔹 Sintesi finale

AspettoDelibera CICR 9.2.2000
Base normativaArt. 120 TUB
OggettoCriteri di produzione e capitalizzazione degli interessi bancari
Principio chiaveParità di periodicità tra interessi attivi e passivi
Entrata in vigore22 aprile 2000
AbrogazioneSostituita dalla Delibera CICR del 3 agosto 2016
FinalitàRegolamentare l’anatocismo bancario e garantire trasparenza contrattuale

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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

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SEPARAZIONE DELLE CARRIERE DEI MAGISTRATI: RIFORMA DELLA GIUSTIZIA 2025 E ISTITUZIONE DELLA CORTE DISCIPLINARE| ANALISI GIURIDICA E SCENARI

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Analisi giuridico-scientifica della riforma costituzionale della giustizia 2025 e dell’istituzione della Corte disciplinare. Novità per magistratura, CSM e procedimento disciplinare.

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Riforma della giustizia 2025 e istituzione della Corte disciplinare: analisi giuridico-scientifica

Contesto e finalità della riforma costituzionale

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge costituzionale recante Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare rappresenta una fase cruciale per la riforma della giustizia italiana.

Approvata con maggioranza assoluta ma non qualificata, la riforma potrà essere sottoposta a referendum confermativo ai sensi dell’art. 138 Cost.

L’obiettivo politico-istituzionale dichiarato è rafforzare:

  • indipendenza della magistratura
  • trasparenza e responsabilità istituzionale
  • efficienza del sistema disciplinare

I principali interventi della riforma

Riforma dell’ordinamento giurisdizionale

La riforma interviene sull’assetto costituzionale della magistratura prevedendo:

  • separazione netta tra funzioni requirenti e giudicanti
  • nuovi criteri per nomina, valutazione e mobilità dei magistrati
  • potenziamento dei meccanismi di trasparenza
  • rafforzamento delle garanzie funzionali e dell’indipendenza strutturale

Istituzione della Corte disciplinare

Tra le innovazioni più rilevanti:

  • creazione della Corte disciplinare, nuovo organo costituzionale
  • competenza sulle responsabilità disciplinari dei magistrati
  • composizione mista (togati + membri Parlamento)
  • superamento della competenza disciplinare del CSM

L’organo nasce con finalità di terzietà e tutela dell’imparzialità.


Procedura e tempi verso il referendum confermativo

Fasi previste dall’art. 138 Cost.

  • 3 mesi per richiesta referendum
  • eventuale indizione da parte del Presidente della Repubblica
  • voto popolare senza quorum partecipativo

Tempi di attuazione

In caso di approvazione referendaria:

  • entro 12 mesi dovrà essere aggiornata la normativa su:
    • Consiglio Superiore della Magistratura
    • ordinamento giudiziario
    • procedimenti disciplinari

Impatti sistemici e scenari futuri

La riforma introduce una trasformazione strutturale del potere giudiziario italiano.

Implicazioni attese:

  • nuovo equilibrio fra poteri dello Stato
  • incremento della fiducia pubblica nella giustizia
  • potenziale revisione dei meccanismi di responsabilità dei magistrati

In caso di esito negativo del referendum, il Parlamento sarà chiamato a riformulare il testo.


Competenze dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno fornisce assistenza qualificata in materia di:

  • diritto costituzionale e giustizia istituzionale
  • contenzioso disciplinare e rapporti con CSM e organismi di controllo
  • pareri e studi giuridici ad elevato contenuto scientifico
  • tutela nei procedimenti inerenti responsabilità di magistrati e funzionari pubblici

Lo studio si distingue per l’approccio accademico-scientifico e la capacità di supportare clienti e istituzioni in fasi di rilevante innovazione normativa.


Risposte utili

Cos’è la Corte disciplinare prevista dalla riforma della giustizia 2025?

È un nuovo organo costituzionale che giudicherà sulla responsabilità disciplinare dei magistrati, sostituendo il CSM in tali funzioni.

La riforma della giustizia 2025 prevede la separazione delle carriere?

Introduce una netta separazione tra funzioni requirenti e giudicanti, rafforzando l’autonomia interna delle funzioni magistratuali.

La riforma entrerà subito in vigore?

No. Potrà essere sottoposta a referendum e, se confermata, richiederà decreti attuativi entro 12 mesi.


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