RASSEGNA STAMPA GIURISPRUDENZIALE (23 SETTEMBRE 2025)

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23 settembre 2025


Rassegna Stampa Giuridica – Ultime Sentenze della Corte di Cassazione


Rassegna stampa giuridica aggiornata con le ultime sentenze della Corte di Cassazione in materia civile e penale: pubblico impiego, accertamento fiscale, compenso avvocati, processo civile, prescrizione, misure cautelari e benefici penitenziari.


Sezione Civile

Pubblico impiego – Cass. civ., n. 25698/2025

Indennità “De Maria” e personale universitario
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’indennità “De Maria”, prevista dall’art. 31 d.P.R. n. 761/1979, non spetta in via automatica al personale universitario, ma solo in presenza di identità di mansioni, funzioni e anzianità rispetto al personale del SSN. Escluse dal computo le voci di retribuzione legate a incarichi dirigenziali (risultato, esclusività, posizione), salvo il periodo di effettivo conferimento.
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Accertamento fiscale – Cass. civ., n. 25702/2025

Accertamento d’ufficio e presunzioni supersemplici
In caso di omessa dichiarazione, l’Amministrazione finanziaria può avvalersi delle presunzioni “supersemplici” ex art. 41 d.P.R. 600/1973, anche prive di gravità, precisione e concordanza. Tuttavia, resta l’obbligo di determinare i costi deducibili, pena la violazione del principio costituzionale di capacità contributiva.


Lavoro – Cass. civ., n. 25703/2025

Società partecipate e benefici contrattuali
La Corte ha stabilito che i dipendenti delle società partecipate hanno diritto, ab origine, ai benefici contrattuali maturati nel 2015, indipendentemente dal blocco della contrattazione collettiva, che non incide sui CCNL di diritto privato.


Compenso avvocati – Cass. civ., nn. 25711 e 25712/2025

  • Fase istruttoria: spetta il compenso unitario anche senza attività istruttoria strettamente intesa, purché vi sia stata trattazione della causa (udienze o memorie).
  • Difensore d’ufficio: l’art. 106-bis d.P.R. applicabile ai compensi dell’avvocato d’ufficio in caso di imputato irreperibile.

Processo civile – Cass. civ., n. 25716/2025

Interruzione del processo
Gli eventi interruttivi sono rilevanti se verificatisi prima della chiusura della discussione, anche quando questa sia stata riaperta per eventi processuali sopravvenuti.


Contratto d’opera professionale – Cass. civ., n. 25718/2025

Il mancato finanziamento non esclude il diritto al compenso per l’attività professionale già svolta.


Spese processuali – Cass. civ., n. 25739/2025

La “peculiarità della questione giuridica” non basta a motivare la compensazione delle spese a favore della parte totalmente soccombente.


Agevolazioni fiscali – Cass. civ., n. 25761/2025

Prima casa e immobili in costruzione
L’agevolazione “prima casa” (art. 1 Tariffa Parte I, Nota II-bis, d.lgs. 131/1986) si applica anche agli immobili in costruzione non di lusso, inclusi quelli ancora da edificare attraverso operazioni atipiche.


Responsabilità medica – Cass. civ., n. 25771/2025

Obbligo di informazione e risarcimento
Rigettata la domanda risarcitoria di genitori di un minore: pur mancando un’informazione completa sulle terapie alternative, non è stata provata la correlazione tra omessa informazione e consenso al trattamento.


Prescrizione – Cass. civ., n. 25811/2025

La parziale diversità dei termini di prescrizione tra azione civile e penale è legittima, in coerenza con l’autonomia dei due processi.


Sezione Penale

Misure cautelari – Cass. pen., n. 31539/2025

Attualità dell’esigenza cautelare
Se tra il fatto e l’applicazione della misura cautelare intercorre un lungo tempo, il giudice deve motivare in concreto l’attualità delle esigenze restrittive.


Tribunale del riesame – Cass. pen., n. 31666/2025

In sede di riesame non è deducibile l’inefficacia della misura cautelare derivante da vizi dell’interrogatorio di garanzia.


Benefici penitenziari – Cass. pen., n. 31681/2025

Collaboratori di giustizia e ravvedimento
Per la concessione dei benefici penitenziari ai collaboratori di giustizia, il requisito del ravvedimento deve essere provato e non può fondarsi su una presunzione automatica.


🔎 Questa rassegna è pensata per operatori del diritto, studiosi e professionisti forensi che desiderano un aggiornamento rapido, ma scientificamente accurato, sulle più recenti pronunce della Corte di Cassazione.


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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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DANNO NON PATRIMONIALE: LA CASSAZIONE SI PRONUNCIA SUL RISARCIMENTO DEL DANNO DA ASSENZA GENITORIALE

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Danno non patrimoniale per assenza paterna

Cassazione e diritto alla bigenitorialità: il danno da assenza paterna è risarcibile in re ipsa

1. Introduzione

Con la sentenza n. 24719/2025, la Corte di Cassazione ha affrontato una questione di particolare rilievo nel diritto di famiglia: la risarcibilità del danno non patrimoniale subito dal figlio naturale a seguito dell’assenza volontaria del padre.
La pronuncia conferma che il diritto alla bigenitorialità costituisce un diritto fondamentale della persona e che la sua violazione integra un illecito endofamiliare autonomamente risarcibile.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, attivo da anni nel settore del diritto di famiglia e della responsabilità civile, segue con attenzione tali sviluppi giurisprudenziali, offrendo assistenza qualificata nei casi di riconoscimento tardivo della paternità, mantenimento e risarcimento del danno endofamiliare.


2. Il caso concreto

La vicenda trae origine dal ricorso proposto da una madre e dal figlio naturale, riconosciuto dal padre solo al compimento del ventesimo anno di età.
La Corte d’Appello aveva escluso il risarcimento del danno non patrimoniale per assenza di prova e aveva liquidato il mancato mantenimento pregresso in misura inferiore a quella stabilita per il futuro.

La Cassazione ha ribaltato questa impostazione, stabilendo che:

  • i contributi di mantenimento sono dovuti sin dalla nascita del figlio;
  • il danno non patrimoniale da privazione della figura paterna è provato in re ipsa, senza necessità di ulteriori dimostrazioni.

3. Il principio di diritto

La Suprema Corte ha dettato un chiaro principio interpretativo dell’art. 2059 c.c., secondo cui:

“La perdita della bigenitorialità, realizzata attraverso la consapevole sottrazione ai doveri di assistenza morale e materiale del figlio, costituisce di per sé un fatto noto, idoneo a dimostrare un’alterazione della vita del minore e a fondare il diritto al risarcimento del danno non patrimoniale.”

In tal modo, la Cassazione ha bilanciato il generale onere probatorio sul danno non patrimoniale con la natura stessa dell’illecito endofamiliare, riconoscendo che la privazione della figura paterna incide inevitabilmente sullo sviluppo personale, emotivo e relazionale del figlio.


4. Il mantenimento e la quantificazione del danno patrimoniale

Sul piano economico, la Corte ha chiarito che il giudice di merito non può liquidare il mantenimento pregresso in misura inferiore a quello stabilito per il futuro, se non con congrua motivazione.
Ha quindi disposto il rinvio per la corretta quantificazione, ma ha confermato definitivamente il diritto di regresso della madre per le spese sostenute in luogo del padre inadempiente.


5. Il diritto alla bigenitorialità come diritto fondamentale

La sentenza ribadisce che il diritto del figlio a crescere con entrambi i genitori costituisce un diritto inviolabile, riconosciuto dall’ordinamento italiano (art. 30 Cost.) e dalle fonti sovranazionali (art. 8 CEDU, art. 24 Carta di Nizza).
La sua lesione determina un illecito endofamiliare risarcibile anche senza ulteriori allegazioni, poiché l’assenza del genitore costituisce essa stessa la prova della violazione.


6. Il contributo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno vanta una consolidata esperienza nei casi di:

  • riconoscimento tardivo della paternità;
  • azioni di mantenimento e regresso tra genitori;
  • tutela risarcitoria per illecito endofamiliare;
  • contenziosi in materia di danno non patrimoniale derivante dalla violazione del diritto alla bigenitorialità.

Grazie all’approfondita conoscenza della giurisprudenza di legittimità e della normativa in materia, lo Studio è in grado di assistere efficacemente i propri clienti in situazioni complesse, garantendo la migliore tutela dei diritti del minore e della madre.


7. Conclusioni

La sentenza n. 24719/2025 segna un ulteriore passo nella protezione dei diritti dei figli naturali e nel riconoscimento del danno endofamiliare da assenza genitoriale.
Il principio enunciato dalla Cassazione rafforza la centralità del diritto alla bigenitorialità, imponendo una tutela concreta e automatica contro la violazione dei doveri genitoriali.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno conferma il proprio impegno a difendere tali diritti fondamentali, ponendosi come punto di riferimento per chi affronta controversie in tema di famiglia, mantenimento e risarcimento del danno.


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Foto

Corte di Cassazione|Sezione 1|Civile|Ordinanza|7 settembre 2025| n. 24719, integrale, in formato pdf:

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RASSEGNA STAMPA GIURIDICA: NOVITA’ DA CASSAZIONE CIVILE, LAVORO, TRIBUTARIO E PENALE

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21 settembre 2025

Rassegna stampa giuridica – Novità da Cassazione civile, lavoro, fiscale e penale

In questa rassegna proponiamo una selezione delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, suddivise per materia. Gli arresti giurisprudenziali affrontano questioni rilevanti in tema di separazione e divorzio, diritto del lavoro, accertamento tributario, status e capacità nel processo penale, reati tributari e obblighi di assistenza familiare.


DIRITTO CIVILE

Separazione e divorzio – Cassazione n. 25618/2025

La Corte di Cassazione ha chiarito che, in caso di grave invalidità dell’ex coniuge, è possibile riconoscere una maggiore somma a titolo assistenziale. Tuttavia, tale incremento non assume carattere compensativo dell’assegno divorzile, che resta ancorato ai criteri normativi previsti dall’art. 5 della L. 898/1970.

LAVORO E FORMAZIONE

Trattamenti di disoccupazione e pensione – Cassazione n. 25643/2025

La Suprema Corte ha ribadito che i trattamenti di disoccupazione non spettano a chi sia già titolare di altri trattamenti pensionistici. L’incompatibilità risponde al principio di evitare una duplicazione di prestazioni previdenziali.

DIRITTO TRIBUTARIO

Accertamento e società a ristretta base – Cassazione n. 25681/2025

In materia di accertamento delle imposte sui redditi, la Cassazione ha confermato che la società a ristretta base partecipativa consente l’applicazione della presunzione di distribuzione degli utili non dichiarati tra i soci.

Natura della dichiarazione dei redditi – Cassazione n. 25683/2025

La Corte ha riaffermato che la dichiarazione dei redditi ha valore meramente dichiarativo e non costitutivo. Non diviene definitiva anche se non rettificata dall’Ufficio, poiché unica fonte del rapporto tributario è la legge. La dichiarazione conserva quindi una rilevanza solo procedurale.

DIRITTO PENALE

Capacità di intendere e volere – Cassazione n. 31036/2025

Il giudice, se giunge ad autonoma convinzione sull’incapacità dell’imputato, non è tenuto a disporre perizia. Al contrario, se sussiste un fumus in relazione a tale incapacità, l’accertamento peritale diventa obbligatorio.

Reati tributari e Caf – Cassazione n. 31532/2025

Non configura truffa aggravata ai danni dello Stato, ma piuttosto il reato di dichiarazione infedele, il comportamento del contribuente che si avvale di un Caf che inserisce dati non veritieri per ridurre l’imposta, purché l’interessato non partecipi al sodalizio criminoso.

Violazione degli obblighi di assistenza – Cassazione n. 31530/2025

La Suprema Corte ha chiarito che, ai fini della contestazione del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, rileva anche l’acquisto di un’auto a favore della figlia, qualora sia accettato dall’ex compagna come forma di ripianamento del mancato mantenimento.


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L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE NEL MONDO DEL DIRITTO

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1. Introduzione

L’Intelligenza Artificiale (IA) nel diritto non è più una prospettiva futura, ma una realtà già operativa. Dalla ricerca giuridica automatizzata fino al supporto nella redazione di contratti, gli algoritmi stanno cambiando il modo in cui avvocati, giudici e giuristi lavorano.

Tuttavia, insieme ai vantaggi, emergono questioni cruciali: responsabilità giuridica dell’IA, diritto d’autore sulle opere generate da algoritmi, privacy e protezione dei dati e soprattutto il rischio di una progressiva sostituzione del giudizio umano.

Per affrontare queste sfide, l’Europa ha introdotto l’AI Act, il primo regolamento organico sull’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di bilanciare innovazione e tutela dei diritti fondamentali.

2. Ambiti di applicazione dell’IA nel settore legale

L’uso dell’Intelligenza Artificiale in campo giuridico offre diversi vantaggi:

2.1 Efficienza e accessibilità

Gli algoritmi permettono di ridurre tempi e costi, migliorando l’accesso alla giustizia anche per i cittadini meno abbienti.

2.2 Ricerca e analisi giuridica

Sistemi avanzati di IA possono analizzare grandi volumi di documenti e giurisprudenza, individuando rapidamente precedenti e tendenze interpretative.

2.3 Assistenza legale e drafting automatizzato

L’IA supporta la redazione di contratti, atti difensivi e lettere di messa in mora, agevolando il lavoro degli avvocati.

Questi strumenti, tuttavia, restano ausili: il giudizio umano rimane insostituibile, soprattutto nei casi in cui sono in gioco diritti fondamentali.

3. Le principali sfide giuridiche ed etiche

L’Intelligenza Artificiale solleva interrogativi delicati che riguardano il cuore del diritto.

3.1 Responsabilità civile e penale dell’IA

Chi risponde di un danno causato da un algoritmo? La responsabilità può ricadere sul programmatore, sull’utilizzatore o sul fornitore del sistema. È un tema centrale del dibattito sulla responsabilità giuridica dell’IA.

3.2 Diritto d’autore e opere generate da IA

Il diritto d’autore tutela la creatività umana. Le opere prodotte dall’IA si collocano in una zona grigia, lasciando aperta la questione della proteggibilità delle creazioni algoritmiche.

3.3 Privacy e protezione dei dati

I sistemi di IA vengono addestrati su enormi dataset che includono dati personali. La compatibilità con il GDPR è essenziale per garantire trasparenza, consenso e sicurezza dei dati.

3.4 Il rischio di sostituire il giudizio umano

Una giustizia algoritmica non può sostituire la sensibilità e la responsabilità del giudice. L’equità, l’interpretazione costituzionalmente orientata e la ponderazione dei diritti non possono essere affidate a un calcolo statistico.

4. Regolamentazione: AI Act europeo e legge italiana

Il Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale (AI Act) classifica i sistemi di IA in base al rischio e prevede regole stringenti per quelli ad alto rischio, come quelli destinati al settore giudiziario.

Gli obblighi principali includono:

requisiti di trasparenza e tracciabilità; possibilità di opt-out dall’uso dei dati protetti; sistemi di controllo e certificazione.

Anche l’Italia ha approvato una legge nazionale sull’IA, armonizzata con l’AI Act, con misure specifiche per la giustizia e le professioni legali.

5. Prospettive future: verso una giustizia aumentata

Il futuro dell’Intelligenza Artificiale nel diritto dipenderà dalla capacità di coniugare progresso tecnologico e tutela dei principi fondamentali.

Il concetto di giustizia aumentata rappresenta il modello ideale: la tecnologia potenzia le capacità umane senza sostituirle, rafforzando il ruolo degli operatori del diritto e migliorando l’efficienza del sistema giuridico.

Solo così l’IA potrà divenire uno strumento al servizio della giustizia, e non un fattore di erosione dei valori democratici e costituzionali.

📌 Conclusione:

L’AI Act europeo segna un punto di svolta nella regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Le opportunità per il diritto sono enormi, ma la vera sfida sarà governare i rischi legali, etici e sociali. Un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti è la condizione imprescindibile per una giustizia del futuro realmente inclusiva ed equa.

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  • SOCIETAS
    (di F. V. Bonanni Saraceno)

Sul canale 81 del digitale terrestre, ecco la nuova puntata intitolata ”L’intelligenza artificiale nel mondo del diritto, in cui interviene l’imprenditore Giuseppe Daloiso, fondatore della piattaforma giuridica di intelligenza artificiale Giurispedia.

Digitare il seguente link:

https://www.youtube.com/live/H-q7BkbfSwY?si=k15uX2giIjOUhkA1

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RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA 18 SETTEMBRE 2025

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18 settembre 2025

Rassegna di giurisprudenza Cassazione 2025 – Civile e Penale

La rassegna delle più recenti sentenze della Corte di Cassazione (settembre 2025) in materia civile e penale: filiazione, gratuito patrocinio, riscossione esattoriale, risarcimento, divorzio e unioni civili, oltre a cause di non punibilità, recidiva ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

Sezione Civile – Sentenze Cassazione 2025

Filiazione e obblighi dei genitori – Cass. civ., n. 25403/2025

Massima: I genitori devono adempiere ai loro obblighi verso i figli in proporzione alle rispettive sostanze e capacità lavorative.

Gratuito patrocinio e spese dei testimoni – Cass. civ., n. 25445/2025

Massima: Chi è ammesso al gratuito patrocinio è esonerato dalle spese processuali e dalle indennità e spese di viaggio spettanti ai testimoni.

Iscrizione ipotecaria e riscossione – Cass. civ., n. 25456/2025

Massima: La comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria non deve indicare gli immobili oggetto dell’eventuale esecuzione.

Accertamento tributario e percentuali di ricarico – Cass. civ., n. 25459/2025

Massima: Le percentuali di ricarico di un anno fiscale possono essere utilizzate anche per annualità precedenti o successive.

Risarcimento del danno e onere della prova – Cass. civ., n. 25467/2025

Massima: Spetta al danneggiato fornire elementi idonei a dimostrare la diminuzione del reddito per ottenere il risarcimento.

Divorzio e unioni civili: assegno divorzile – Cass. civ., n. 25495/2025

Massima: Anche nell’unione civile l’assegno divorzile si riconosce in caso di inadeguatezza dei mezzi del richiedente, con funzione assistenziale e perequativo-compensativa.

Sezione Penale – Sentenze Cassazione 2025

Cause di non punibilità e reati tributari – Cass. pen., n. 31134/2025

Massima: Non è retroattiva la legge che innalza la soglia di punibilità dei reati tributari: non si tratta di abolitio criminis.

Recidiva e patteggiamento – Cass. pen., n. 31233/2025

Massima: La declaratoria di estinzione del reato da patteggiamento è irretrattabile ai fini della recidiva, anche se emerge commissione entro il quinquennio.

Esercizio arbitrario delle proprie ragioni ed estorsione – Cass. pen., n. 31239/2025

Massima: Se il metodo mafioso è usato solo per fini del creditore, resta esercizio arbitrario; se il terzo agisce anche per fini propri, si configura estorsione.

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AVVOCATURA: IL NUOVO DDL ZANETTIN DELIMITA I LIMITI DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE DELL’AVVOCATO

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DDL N. 745 Zanettin

La responsabilità civile dell’avvocato tra colpa lieve e colpa grave: riflessioni a margine del Ddl n. 745 Zanettin

1. Introduzione
La responsabilità civile dell’avvocato costituisce da sempre terreno di equilibrio delicato tra esigenze di tutela dell’affidamento del cliente e salvaguardia dell’autonomia tecnica e interpretativa della professione forense. Il disegno di legge n. 745, a firma del senatore Zanettin, calendarizzato in Aula al Senato, interviene in questa materia con una modifica puntuale all’art. 3 della legge professionale forense n. 247 del 2012, introducendo un principio di rilievo sistemico: l’avvocato risponde dei danni arrecati con dolo o colpa grave per gli atti e i comportamenti posti in essere nell’esercizio della professione, mentre non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto.

2. Il quadro normativo vigente
La legge professionale del 2012 non contiene disposizioni specifiche in materia di responsabilità civile, limitandosi, all’art. 3, ad elencare i doveri deontologici cui l’avvocato deve ispirare la propria attività: indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza, competenza e corretta concorrenza.
In assenza di una disciplina settoriale, trova applicazione il regime generale degli artt. 1176, 1218 e 2236 c.c. In particolare, la giurisprudenza ha chiarito che l’avvocato, quale prestatore d’opera intellettuale, risponde per colpa lieve nell’adempimento delle obbligazioni professionali, salvo che la prestazione comporti la soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà (art. 2236 c.c.), ipotesi in cui la responsabilità è limitata a dolo e colpa grave.

3. L’orientamento giurisprudenziale e le criticità applicative
Proprio l’interpretazione dell’art. 2236 c.c. ha generato negli anni un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la responsabilità dell’avvocato sussiste anche per colpa lieve, specie in casi di negligenza o imperizia processuale (ad esempio, omessa impugnazione nei termini, errata notificazione, mancata iscrizione a ruolo).
La Relazione di accompagnamento al Ddl evidenzia come tale orientamento abbia prodotto un incremento delle azioni risarcitorie promosse dai clienti, spesso a seguito di pronunce di inammissibilità dei ricorsi in Cassazione. In tali contesti, il confine tra colpa professionale e mero errore interpretativo si è fatto particolarmente labile, con il rischio di una responsabilizzazione eccessiva del difensore.

4. Il nuovo criterio selettivo: dolo e colpa grave
La proposta di riforma mira a uniformare il regime di responsabilità degli avvocati a quello dei magistrati, limitandolo ai soli casi di dolo e colpa grave, con esclusione degli errori di interpretazione del diritto.
L’analogia con il sistema della responsabilità civile dei giudici (disciplinata dalla l. n. 117/1988 e modificata dalla l. n. 18/2015) non è casuale: entrambe le categorie operano in un contesto di “incertezza del diritto”, ove la mutevolezza della giurisprudenza e la complessità normativa rendono inevitabile un margine di opinabilità nelle soluzioni giuridiche adottate.

5. Profili critici e prospettive sistemiche
La riforma prospettata solleva interrogativi di ordine dogmatico e pratico.

  • Tutela dell’affidamento del cliente: limitare la responsabilità dell’avvocato al dolo e alla colpa grave potrebbe ridurre gli strumenti di tutela risarcitoria a disposizione dell’assistito, specie nei casi di negligenze non qualificabili come “gravi”.
  • Distinzione tra errore interpretativo e negligenza: non sempre agevole sarà distinguere un errore di interpretazione “non colpevole” da un comportamento negligente, rischiando di trasferire la questione dall’ambito sostanziale a quello probatorio.
  • Equilibrio con l’art. 2236 c.c.: l’intervento normativo, se approvato, sembra superare la disciplina codicistica, elevando la soglia di responsabilità in via generale e non solo nei casi di “speciale difficoltà tecnica”.

6. Conclusioni
Il Ddl Zanettin si inserisce in un più ampio dibattito sulla funzione dell’avvocato quale operatore essenziale della giurisdizione. L’orientamento sotteso alla proposta è chiaro: tutelare l’autonomia tecnico-interpretativa della professione forense, garantendo al difensore margini di azione analoghi a quelli riconosciuti ai magistrati.
Resta tuttavia da verificare, nella prassi applicativa, se tale limitazione della responsabilità sarà in grado di realizzare un giusto bilanciamento tra l’esigenza di certezza e libertà della funzione difensiva e la necessità di garantire un’adeguata tutela all’affidamento del cliente, che rimane parte debole del rapporto contrattuale.


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RESPONSABILITÀ MEDICA: LIMITI DEL PRINCIPIO “IUDEX PERITUS PERITORUM” NEL GIUDIZIO DI RESPONSABILITÀ CIVILE PER EMOTRASFUSIONI

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Responsabilità civile per emotrasfusioni di sangue infetto: la Cassazione chiarisce i limiti del giudice nel discostarsi dalla perizia medico-legale

Introduzione

Il tema della responsabilità civile per danni da emotrasfusioni di sangue infetto continua a rappresentare uno dei nodi più delicati del diritto alla salute e della tutela risarcitoria dei pazienti e dei loro eredi. Con l’ordinanza n. 22388 del 4 agosto 2025, la Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti su due aspetti fondamentali:

  1. l’onere motivazionale del giudice di merito che intenda discostarsi dalle conclusioni della consulenza tecnica d’ufficio (CTU);
  2. i criteri di valutazione delle concause alla luce del principio della prevalenza probabilistica.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, da sempre attento alle dinamiche giurisprudenziali in materia di responsabilità sanitaria, offre un’analisi approfondita di questa pronuncia, sottolineando le ricadute pratiche per la difesa dei diritti dei cittadini.


Il caso: dalle emotrasfusioni degli anni ’80 alla Cassazione del 2025

La vicenda trae origine dagli anni Ottanta, quando un paziente contrasse epatite C a seguito di emotrasfusioni. Dopo il decesso, gli eredi convenivano in giudizio il Ministero della Salute, chiedendo il risarcimento dei danni.

  • Il Tribunale aveva riconosciuto il nesso causale, accogliendo la domanda.
  • La Corte d’appello, nel 2023, riformava la decisione, escludendo il nesso eziologico e discostandosi dalla CTU medico-legale.
  • La Cassazione è stata infine chiamata a pronunciarsi sul corretto utilizzo delle perizie e sulla valutazione delle concause.

Il ruolo centrale della consulenza tecnica d’ufficio (CTU)

La Suprema Corte ha ribadito che, nei processi per danni da trasfusioni infette, la CTU assume natura percettiva e non meramente valutativa. Essa rappresenta, cioè, uno strumento tecnico di percezione dei fatti che non può essere superato con semplici affermazioni apodittiche.

Il principio “judex peritus peritorum” consente al giudice di discostarsi dalla perizia, ma solo attraverso un percorso motivazionale logico, coerente e scientificamente fondato. In caso contrario, la motivazione scivola al di sotto del “minimo costituzionale”, rendendo la sentenza viziata sul piano logico e giuridico.


Nesso causale e concause: il criterio del “più probabile che non”

Altro punto qualificante dell’ordinanza è il richiamo al criterio del “più probabile che non”, che guida l’accertamento causale in materia civile.

  • La semplice presenza di patologie concomitanti non basta a escludere la responsabilità del Ministero.
  • È necessario verificare, in concreto, quale patologia abbia avuto prevalente incidenza eziologica sul decesso.
  • Il giudizio di causalità deve fondarsi su un’analisi logico-probabilistica, non riducibile a un calcolo statistico (il noto “50% + 1”), ma radicato nella concretezza del caso storico.

La Cassazione richiama gli articoli 40 e 41 c.p. e l’art. 2043 c.c., ribadendo che la concorrenza di cause preesistenti, simultanee o sopravvenute non elide automaticamente il nesso eziologico.


Implicazioni pratiche per la responsabilità civile sanitaria

Questa pronuncia si inserisce nel solco di una giurisprudenza consolidata che tutela i diritti dei pazienti e dei loro familiari. Per gli avvocati che operano in materia di malasanità, si tratta di un precedente di grande rilievo:

  • ribadisce i limiti del potere discrezionale del giudice rispetto alla CTU;
  • valorizza il ruolo della scienza medica come parametro di accertamento del nesso causale;
  • riafferma il principio della prevalenza probabilistica nella valutazione delle concause.

Conclusioni: la competenza dello Studio Legale Bonanni Saraceno

L’ordinanza n. 22388/2025 offre spunti essenziali per la strategia difensiva in casi di emotrasfusioni di sangue infetto e, più in generale, in tutte le controversie di responsabilità civile sanitaria.

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno mette a disposizione un’approfondita competenza scientifico-giuridica nella gestione di queste complesse controversie, unendo rigore tecnico e sensibilità per la tutela della salute dei cittadini.

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Cass. Civ., III Sez., ordinanza n. 22388/2025 integrale, in formato pdf:

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Per ulteriori approfondimenti su questo tema o sulle relative implicazioni pratiche potete contattare:

STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO
Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno
Piazza Giuseppe Mazzini, 27 – 00195 – Roma

Tel+39 0673000227

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Avv. F. V. Bonanni Saraceno
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IA E DIRITTO (ART. 50 AI ACT – EU): IL FUTURO CODICE DI CONDOTTA EUROPEA BASATO SU CONSULTAZIONE PUBBLICA

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Art. 50 AI Act – EU


L’attuazione dell’art. 50 AI Act: trasparenza, etichettatura dei contenuti artificiali e ruolo del codice di condotta europeo

Introduzione

Il 4 settembre 2025, la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica sulla predisposizione di linee guida e di un codice di condotta per l’attuazione dell’articolo 50 dell’AI Act, il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale.
L’obiettivo è garantire la trasparenza dei contenuti generati o manipolati dall’IA, con particolare attenzione ai deepfake, ai sistemi di riconoscimento delle emozioni e alla categorizzazione biometrica.

Per professionisti, imprese e istituzioni, si tratta di un tema di enorme rilevanza pratica e giuridica. In tale contesto, lo Studio Legale Bonanni Saraceno, grazie alla sua esperienza nel diritto dell’innovazione e della responsabilità civile, è in grado di offrire un’analisi e un supporto qualificato nella gestione delle sfide poste dal nuovo quadro regolatorio.


Gli obblighi di trasparenza previsti dall’art. 50 AI Act

L’articolo 50 AI Act introduce obblighi specifici per fornitori e utilizzatori di sistemi di intelligenza artificiale, volti a garantire che le persone possano riconoscere l’origine artificiale di contenuti e interazioni.
In particolare:

  • IA interattiva: l’utente deve essere informato che sta dialogando con una macchina, salvo che ciò sia evidente a una persona ragionevolmente attenta.
  • Contenuti sintetici: i materiali generati artificialmente devono essere etichettati con marcatori leggibili automaticamente.
  • Riconoscimento delle emozioni e categorizzazione biometrica: è necessario informare i soggetti coinvolti del trattamento.
  • Deepfake e testi informativi: quando riguardano temi di interesse generale, occorre dichiararne esplicitamente la natura artificiale, con poche eccezioni ammesse.

Tali obblighi diventeranno operativi a partire dal 2 agosto 2026, rendendo fondamentale un’attività di compliance preventiva.


La consultazione pubblica e il percorso europeo

La consultazione lanciata dalla Commissione è aperta dal 4 settembre al 2 ottobre 2025 e mira a raccogliere contributi da fornitori di IA, enti pubblici, organizzazioni della società civile, accademici, governi e cittadini.
Il codice di condotta che ne deriverà sarà redatto entro l’estate 2026 sotto la guida dell’AI Office, con la collaborazione di esperti indipendenti e di due gruppi di lavoro tematici.

Lo scopo è fornire agli operatori strumenti pratici per dimostrare la conformità agli obblighi normativi, riducendo i rischi di impersonificazione, inganno e manipolazione informativa.


Le criticità applicative: un terreno di confronto giuridico

Nonostante la portata innovativa, l’attuazione dell’art. 50 AI Act solleva questioni problematiche:

  • Affidabilità delle etichettature: la resistenza a manipolazioni o rimozioni è essenziale per la reale efficacia del sistema.
  • Overload informativo: troppi avvisi rischiano di ridurre l’attenzione degli utenti e svuotare di significato gli obblighi di trasparenza.
  • Equilibrio tra innovazione e regolazione: la normativa dovrà garantire tutele senza ostacolare l’evoluzione tecnologica.

Queste sfide richiedono competenze trasversali in diritto europeo, tecnologia digitale e responsabilità civile, ambiti nei quali lo Studio Legale Bonanni Saraceno possiede una consolidata esperienza di ricerca e consulenza.


Il valore aggiunto dello Studio Legale Bonanni Saraceno

La complessità del quadro normativo europeo sull’IA impone a imprese, enti pubblici e professionisti di adottare strategie mirate di compliance e risk management.
Lo Studio Legale Bonanni Saraceno si distingue per:

  • Approccio multidisciplinare, che unisce diritto europeo, diritto delle nuove tecnologie e responsabilità da prodotto digitale.
  • Analisi giuridico-scientifica, fondata su un costante aggiornamento dottrinale e giurisprudenziale.
  • Consulenza operativa, rivolta a fornitori di sistemi di IA, aziende che utilizzano modelli generativi e soggetti istituzionali coinvolti nella gestione di contenuti sintetici.

In questo contesto, lo Studio è in grado di assistere operatori economici e istituzionali nell’interpretazione dell’art. 50 AI Act, nella predisposizione di policy interne di trasparenza, nonché nell’elaborazione di strategie difensive in caso di controversie o responsabilità legate all’impiego dell’IA.


Conclusioni

La consultazione pubblica sull’art. 50 AI Act rappresenta un passaggio fondamentale per definire regole chiare in materia di trasparenza e etichettatura dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale.
Se da un lato il codice di condotta costituirà uno strumento prezioso, dall’altro restano aperte criticità giuridiche e tecniche che richiedono analisi approfondite e soluzioni operative.

In questa prospettiva, lo Studio Legale Bonanni Saraceno si conferma un interlocutore autorevole per chi desideri affrontare le nuove sfide regolatorie poste dall’IA, con un approccio che coniuga rigore scientifico e concretezza applicativa.


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Art. 50 IA Act – EU integrale, in formato pdf:

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MISURE CAUTELARI REALI: DIRIMENTE SENTENZA N. 30611/2025 DELLA CASSAZIONE SULL’OPPONIBILITÀ DI CREDITI AI CESSIONARI

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Sequestro e Crediti Garantiti da Ipoteca: La Giurisprudenza più Recente

La Cassazione n. 30611/2025 chiarisce un aspetto cruciale nel diritto bancario e civile: l’opponibilità del credito garantito da ipoteca sui beni vincolati, anche quando il credito è ceduto a un terzo, come una banca, successivamente all’istituzione del vincolo. Questa pronuncia rappresenta un punto di riferimento per operatori finanziari, creditori e professionisti del settore legale.

Il Caso della Corte di Cassazione

Nel caso in esame, un credito ipotecario originario è stato ceduto in blocco a una banca dopo l’instaurazione di un vincolo cautelare reale sui beni del debitore. La questione principale riguardava se la banca cessionaria potesse far valere il proprio credito sul bene ipotecato e se tale diritto fosse opponibile ad altri creditori.

La Corte ha affermato che la cessione di crediti in blocco non preclude la legittimazione del cessionario a far valere l’ipoteca. Tuttavia, ha sottolineato che è necessario dimostrare con documentazione precisa che i crediti ceduti corrispondono effettivamente a quelli garantiti dall’ipoteca.

Implicazioni per i Creditori e le Banche

La pronuncia della Cassazione evidenzia alcuni punti chiave:

  • La documentazione del credito ceduto è fondamentale per garantirne l’opponibilità.
  • La cessione successiva all’instaurazione di vincoli cautelari richiede prove sostanziali della legittimazione del cessionario.
  • Gli operatori bancari devono prestare attenzione alla corretta gestione delle cession i di crediti in blocco per evitare contestazioni giudiziali.

Il Ruolo dello Studio Legale Bonanni Saraceno

Lo Studio Legale Bonanni Saraceno, con la sua consolidata esperienza nel settore bancario e delle misure cautelari reali, è particolarmente qualificato per assistere i clienti in questioni complesse come quella trattata dalla Cassazione n. 30611/2025. La competenza dello studio in materia di cessione di crediti in blocco, opponibilità dei crediti garantiti da ipoteca e gestione di vincoli cautelari reali consente di offrire consulenza strategica e difesa efficace in contesti giudiziali e stragiudiziali.

Conclusioni

La Cassazione n. 30611/2025 è una pronuncia chiave per comprendere le dinamiche della cessione di crediti garantiti da ipoteca e la loro opponibilità in presenza di misure cautelari reali. Affidarsi a professionisti esperti come lo Studio Legale Bonanni Saraceno significa avere un supporto completo nella tutela dei diritti creditizi e nella gestione delle complesse procedure bancarie.

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Le MISURE CAUTELARI REALI

Le misure cautelari reali sono provvedimenti giudiziali che incidono sui beni patrimoniali, imponendo un vincolo di indisponibilità su cose mobili o immobili per garantire il soddisfacimento di determinate esigenze probatorie, il pagamento delle somme dovute o la prevenzione di futuri reati. Le principali misure cautelari reali nel processo penale italiano sono il sequestro conservativo,che serve a garantire il risarcimento dei danni e il pagamento di pene pecuniarie e spese, e il sequestro preventivo, che mira a impedire che i beni legati al reato possano esserne le conseguenze o agevolare la commissione di altri reati. 

Caratteristiche e finalità

  • Incidenza patrimoniale:A differenza delle misure cautelari personali, che limitano la libertà del soggetto, quelle reali gravano sui beni. 
  • Vincolo di indisponibilità:Il bene colpito dalla misura non può essere venduto, donato o altrimenti trasferito dall’indagato o dall’imputato. 
  • Obiettivi cautelari:
    • Sequestro conservativo: Assicurare la garanzia di somme dovute, come pene pecuniarie, spese di giustizia e risarcimento danni. 
    • Sequestro preventivo: Evitare che il patrimonio legato al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato, o facilitare la commissione di altri illeciti. 

I tipi di misure cautelari reali

  1. 1. Sequestro conservativo (art. 316 c.p.p.)
    • Finalità: Tutele le ragioni civili (risarcimento danni) e quelle economiche del processo (pene pecuniarie, spese). 
    • A chi è rivolto: Beni mobili o immobili di proprietà dell’imputato o a lui riconducibili. 
    • Chi può richiederlo: Il Pubblico Ministero e la parte civile. 
  2. 2. Sequestro preventivo (art. 321 c.p.p.)
    • Finalità: Prevenire e impedire la commissione di reati o l’aggravamento delle conseguenze di un reato esistente, attraverso il controllo dei beni pertinenti al reato. 
    • Chi può richiederlo: Il Pubblico Ministero. 

Differenza con il Sequestro Probatorio 

È importante distinguere il sequestro conservativo e preventivo dal sequestro probatorio (art. 253 c.p.p.). Quest’ultimo è uno strumento istruttorio e non una misura cautelare reale, e ha come scopo la ricerca e acquisizione di prove per il processo, piuttosto che la garanzia del patrimonio. 

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Cass. Pen., sentenza n. 30611/2025 integrale, in formato pdf:

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EMERGENZA GIUSTIZIA: L’OCF INTERVIENE SUL DECRETO LEGGE

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OCF

L’Organismo Congressuale Forense (OCF), rappresentato dal Segretario Accursio Gallo e dall’Avv. Elisabetta Brusa, ha partecipato alle audizioni in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati sul decreto-legge contenente misure urgenti per la giustizia.

L’OCF ha espresso apprezzamento per l’attenzione del Governo, ma ha evidenziato criticità strutturali e la necessità di interventi organici e immediati, sia in ambito civile che penale.


Giustizia Civile: Criticità e Soluzioni Proposte

L’Organismo ha evidenziato le criticità principali:

  • L’impiego dei giudici di pace al posto dei magistrati ordinari, considerato inadeguato;
  • La costituzione di una task force di 500 magistrati volontari, ritenuta rischiosa per il principio del giudice naturale e fonte di una giustizia “di serie B”.

Proposte operative dell’OCF:

  • Impiego dei 404 giudici ausiliari già in servizio presso le Corti d’appello;
  • Rientro in ruolo di almeno 100 magistrati fuori ruolo;
  • Valorizzazione della magistratura onoraria, evitando soluzioni improvvisate.

“Non possiamo dividere la giustizia tra ricchi e poveri”, ha dichiarato il Segretario Gallo.


Giustizia Penale: Emergenza Carceraria

L’OCF ha accolto con favore il rafforzamento della magistratura di sorveglianza, essenziale per la tutela dei diritti dei detenuti e per l’efficacia dell’esecuzione penale.

Criticità attuali:

  • I nuovi magistrati entreranno in servizio solo dal 2026;
  • Sovraffollamento grave: 62.000 detenuti su meno di 47.000 posti disponibili;
  • 61 suicidi registrati dall’inizio del 2025.

Misure urgenti proposte:

  • Mobilità straordinaria di magistrati verso gli uffici di sorveglianza;
  • Impiego temporaneo di personale amministrativo da uffici meno gravati;
  • Ampliamento delle misure alternative alla detenzione;
  • Reintroduzione della liberazione anticipata speciale;
  • Potenziamento degli Uffici di esecuzione penale esterna;
  • Rafforzamento dei protocolli con le ASL per supporto psicologico e psichiatrico.

“Il carcere è il banco di prova della nostra civiltà giuridica: servono scelte coraggiose e strutturali”, ha sottolineato l’Avv. Brusa.


Conclusioni e Implicazioni

Le proposte dell’OCF mirano a soluzioni strutturali, immediate e sostenibili per:

  • Garantire efficienza e imparzialità della giustizia civile;
  • Affrontare il sovraffollamento carcerario;
  • Tutelare i diritti dei cittadini e dei detenuti.

L’Organismo sottolinea che solo interventi organici e mirati possono garantire una giustizia equa e accessibile a tutti, evitando soluzioni temporanee che rischiano di generare diseguaglianze.

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