I due disegni di legge esaminati dalla Commissione Giustizia del Senato introducono significative novità per la professione forense, sia in tema di responsabilità che di procedure semplificate per il recupero crediti. Vediamoli in dettaglio:
1. Limitazione della responsabilità professionale (Zanettin, Forza Italia)
L’obiettivo è di modificare il regime della responsabilità degli avvocati, in analogia a quanto avviene per i magistrati. Attualmente, secondo la giurisprudenza prevalente, l’avvocato risponde anche per colpa lieve, a meno che la sua prestazione non implichi problemi tecnici di particolare complessità.
Proposta principale:
• Responsabilità limitata al dolo e alla colpa grave.
• Si esclude la responsabilità per l’errata interpretazione di norme di diritto.
Questa proposta nasce dall’aumento delle cause intentate contro gli avvocati, anche a seguito della maggiore rigidità introdotta dalla riforma Cartabia sui ricorsi in Cassazione.
2. Intimazione di pagamento monitoria (Stefani, Lega)
Questo disegno di legge propone una nuova forma di soluzione alternativa delle controversie, mirata a semplificare il recupero crediti per importi entro 10.000 euro.
Elementi principali:
• L’avvocato, in possesso di procura, potrebbe emettere un provvedimento di intimazione di pagamento notificabile direttamente al debitore.
• Tale procedura semplifica l’attuale iter del decreto ingiuntivo, dove è necessaria l’autorizzazione del giudice civile.
• La verifica dei presupposti (come documenti comprovanti il credito) verrebbe affidata all’avvocato, senza coinvolgere immediatamente il tribunale.
Garanzie previste:
• Conservazione del diritto del debitore di opporsi.
• Responsabilità per dolo e colpa grave in caso di errori o abusi da parte dell’avvocato.
Obiettivi comuni delle proposte
• Ridurre il contenzioso giudiziario (soprattutto per cause di minore importanza).
• Deburocratizzare e semplificare le procedure civili, con risparmio di tempo e risorse.
• Migliorare la protezione per i professionisti forensi contro le azioni temerarie, bilanciando tuttavia il tutto con un sistema di responsabilità serio.
Queste modifiche, se approvate, potrebbero avere un impatto significativo sia sul funzionamento della giustizia civile che sulla professione forense in Italia.
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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno Viale Giulio Cesare, 59 – 00192 – Roma
La Corte di Cassazione, nell’ordinanza n. 7640 del 21 marzo 2024, si esprime su un tema particolarmente rilevante nel diritto del lavoro: il demansionamento per inattività totale del lavoratore e il relativo onere probatorio.
Principi chiave della decisione:
1. Onere probatorio alleggerito per il lavoratore:
Quando il datore di lavoro non assegna al dipendente alcuna mansione o compito, il lavoratore, al fine di ottenere il riconoscimento del danno da demansionamento, può beneficiare di un’attenuazione dell’onere di specifica allegazione dei fatti. Ciò avviene perché l’inadempimento datoriale (mancata assegnazione di mansioni) pone il lavoratore in una condizione di totale inattività, che di per sé costituisce una violazione.
2. Il demansionamento come lesione della dignità professionale:
La Corte qualifica il danno derivante dalla condizione di inattività come immanente, in quanto insito nella violazione del diritto del lavoratore a svolgere un’attività utile. Questa condizione provoca una lesione della dignità professionale, identificata come un bene immateriale fondamentale, legato al bisogno umano di esprimere le proprie capacità e la propria utilità nel contesto lavorativo.
3. Caratterizzazione del danno:
• Il danno non è necessariamente patrimoniale, ma riguarda l’aspetto non patrimoniale della personalità del lavoratore.
• L’inattività, di per sé, rappresenta un pregiudizio significativo, tale da non richiedere ulteriori accertamenti sull’effettivo verificarsi del danno.
Implicazioni pratiche:
Questa pronuncia sottolinea come il diritto alla dignità professionale sia tutelato in modo stringente. Pertanto:
• Il lavoratore non deve necessariamente dimostrare in modo puntuale e dettagliato il danno subito, in quanto la lesione è intrinseca alla condizione di inattività.
• Il datore di lavoro, al contrario, potrebbe dover fornire giustificazioni sull’assenza di incarichi lavorativi.
Riflessioni:
Questa decisione si inserisce in un filone giurisprudenziale che rafforza la tutela del lavoratore, riconoscendo il diritto a essere attivamente impiegato in mansioni che valorizzino la sua professionalità, evitando che l’inattività si traduca in una forma di emarginazione professionale.
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Il Dl Flussi, recentemente approvato alla Camera con 152 voti favorevoli e 108 contrari, introduce una serie di misure riguardanti la gestione dei flussi migratori e l’immigrazione, e ora è al vaglio del Senato. Ecco i principali punti del decreto:
1. Elenco dei Paesi sicuri
Il provvedimento include un emendamento governativo che definisce un elenco di Paesi considerati “sicuri” per i richiedenti asilo. Tra questi figurano Bangladesh, Egitto e Marocco. Tale misura è volta a velocizzare l’esame delle domande di asilo e, in alcuni casi, a limitarne l’accoglimento.
2. Segretezza dei contratti pubblici
Un emendamento prevede la segretezza dei contratti pubblici stipulati per cedere mezzi e materiali a Paesi terzi destinati al controllo delle frontiere, alla gestione dei flussi migratori e alle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Questo punto ha suscitato dibattiti sull’opportunità di mantenere segreti tali accordi.
3. Competenze delle Corti d’Appello (“Emendamento Musk”)
Un emendamento modifica le competenze giurisdizionali sui procedimenti relativi ai migranti richiedenti protezione internazionale:
• La competenza per la convalida del trattenimento e le sue proroghe passa alla Corte d’Appello in composizione monocratica, anziché alla sezione specializzata in materia di immigrazione del Tribunale.
• Le controversie sull’impugnazione di provvedimenti di diniego della protezione speciale restano invece assegnate ai Tribunali.
Per l’implementazione di queste nuove competenze, un aggiustamento transitorio ha concesso alle Corti d’Appello un mese di tempo in più per organizzarsi.
4. Ricongiungimenti familiari
Un emendamento della Lega stabilisce un inasprimento dei requisiti per i ricongiungimenti familiari:
• I richiedenti devono dimostrare di aver risieduto in Italia per almeno due anni consecutivi, rispetto al requisito precedente di un anno.
5. Obblighi per gli aeromobili privati
Il decreto introduce obblighi specifici per gli aeromobili privati che effettuano attività di ricerca e soccorso in mare:
• Devono informare le autorità italiane di ogni emergenza in mare.
• Devono attenersi alle indicazioni del centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, pena sanzioni amministrative in caso di mancata osservanza.
Prossimi passi
Il Senato esaminerà il decreto la prossima settimana, dal 3 al 5 dicembre, con un probabile ricorso al voto di fiducia per accelerarne l’approvazione. Contestualmente, sarà discusso anche il decreto sulla tutela ambientale.
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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno Viale Giulio Cesare, 59 – 00192 – Roma
Il principio espresso dal Tribunale di Avezzano si fonda su una corretta applicazione della nozione medico-legale di danno biologico e sulla distinzione tra invalidità temporanea e invalidità permanente, particolarmente rilevante nei casi in cui la lesione conduce alla morte.
Aspetti medico-legali
• L’invalidità temporanea si riferisce al periodo in cui il soggetto è vivo e subisce un’alterazione transitoria dell’integrità psicofisica, che si conclude con il decesso o con la guarigione (con o senza reliquati permanenti).
• L’invalidità permanente, invece, presuppone che il soggetto sopravviva, poiché implica un equilibrio stabile dell’organismo, seppur alterato, che non può verificarsi in caso di morte.
Danno biologico in caso di morte conseguente a lesioni
Nel caso in cui le lesioni causino la morte, non è configurabile un danno biologico da invalidità permanente, perché:
1. La malattia o lesione non si risolve con un equilibrio stabile, ma conduce al decesso.
2. L’unico danno biologico risarcibile è quello da inabilità temporanea, limitato al periodo tra l’evento lesivo e il decesso.
Risarcimento del danno biologico da inabilità temporanea
Nel calcolo del risarcimento del danno biologico da inabilità temporanea in tali situazioni, si evidenziano due fattori:
1. Il fattore tempo: è limitato al periodo tra la lesione e la morte. Se questo intervallo è breve o nullo, il danno risarcibile sarà ridotto o inesistente.
2. L’intensità della lesione: deve essere considerata nella sua massima gravità, poiché la lesione ha determinato l’esito più grave possibile (la morte).
In sostanza, il danno biologico da inabilità temporanea va riconosciuto ed eventualmente quantificato considerando la massima intensità del pregiudizio subito dalla vittima, ma entro il limite temporale circoscritto al periodo di vita residua.
Trasmissibilità agli eredi
Il diritto al risarcimento per il danno biologico da inabilità temporanea maturato dalla vittima è trasmissibile agli eredi, in quanto sorge prima del decesso e si configura come un diritto già acquisito dal danneggiato.
Questo orientamento rispecchia un’applicazione rigorosa dei principi medico-legali e giuridici relativi al danno alla salute e alla trasmissibilità del credito risarcitorio agli eredi.
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La pronuncia della Corte d’Appello di Ancona (11 novembre 2024, n. 1607) offre un’importante chiarimento in materia di fallimento, con particolare riferimento alla prova dei requisiti di non fallibilità dell’imprenditore, previsti dall’art. 1, comma 2, del R.D. n. 267/1942 (Legge Fallimentare).
Punti salienti della decisione
1. Bilanci come base documentale obbligatoria, ma non prova legale:
I bilanci degli ultimi tre esercizi, che l’imprenditore è tenuto a depositare ai sensi dell’art. 15, comma 4, della Legge Fallimentare, rappresentano un presupposto documentale essenziale. Tuttavia, tali bilanci non costituiscono una prova legale, nel senso che il Giudice può motivatamente ritenerli inattendibili qualora vi siano carenze formali o sostanziali nella loro redazione o approvazione. In tal caso, l’onere della prova rimane comunque in capo all’imprenditore, il quale deve dimostrare la ricorrenza dei requisiti di non fallibilità.
2. Funzione pubblicistica delle procedure concorsuali:
La normativa fallimentare evidenzia una forte connotazione pubblicistica, come si evince dall’obbligo di depositare i bilanci e da altre misure volte a garantire la trasparenza. Tuttavia, ciò non comporta che il Giudice debba sostituirsi all’imprenditore nell’onere della prova.
3. Ruolo del Giudice nel procedimento prefallimentare:
La natura officiosa del procedimento prefallimentare consente al Giudice di acquisire autonomamente elementi di giudizio, ma non lo obbliga a svolgere attività di ricerca della prova in assenza di collaborazione da parte dell’imprenditore. Se quest’ultimo non deposita i bilanci, il Giudice non è tenuto a indagare autonomamente per accertare l’insussistenza dei requisiti di fallibilità.
Riflessioni operative
• L’imprenditore, al fine di evitare la dichiarazione di fallimento, deve garantire la regolarità formale e sostanziale dei bilanci depositati presso il Registro delle Imprese (ai sensi dell’art. 2435 c.c.) e produrre ulteriore documentazione idonea a dimostrare i requisiti di non fallibilità, qualora i bilanci siano contestati o ritenuti inattendibili.
• La Corte chiarisce che il Giudice può rifiutarsi di considerare i bilanci se essi non rispettano i requisiti di legge o risultano inattendibili, lasciando inalterato l’onere probatorio a carico dell’imprenditore.
Questa sentenza si inserisce in un quadro normativo che sottolinea l’importanza della trasparenza e della documentazione completa nei procedimenti concorsuali, riaffermando la centralità dell’onere della prova in capo all’imprenditore.
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La sentenza delle Sezioni Unite n. 30051/2024 rappresenta un punto di svolta per quanto riguarda il potere di autotutela in malam partem esercitato dall’Amministrazione finanziaria, ampliando le sue possibilità di rimediare agli errori iniziali commessi negli atti impositivi. La decisione si basa sul principio dell’interesse pubblico alla corretta esazione dei tributi, che prevale sul legittimo affidamento del contribuente, salvo situazioni particolari.
Punti salienti della sentenza:
1. Autotutela sostitutiva in malam partem:
• L’Amministrazione può annullare un atto viziato, sia per errori formali che sostanziali, ed emetterne uno nuovo, anche con una maggiore pretesa tributaria, purché:
• Non sia decorso il termine di decadenza per l’accertamento.
• L’atto non sia stato oggetto di una sentenza passata in giudicato.
2. Differenza con l’accertamento integrativo:
• L’autotutela sostitutiva annulla e sostituisce l’atto originario basandosi sugli stessi elementi già valutati, in quanto il precedente atto è considerato viziato.
• L’accertamento integrativo, invece, affianca un nuovo atto a quello originario, valido, grazie alla sopravvenuta conoscenza di nuovi elementi.
3. Limiti al legittimo affidamento:
• Non basta la presenza di un precedente atto viziato o un errore nell’originaria valutazione per integrare il legittimo affidamento del contribuente.
• Tuttavia, questo principio può essere riconosciuto in presenza di:
• Pagamento integrale delle somme già richieste, unitamente a esigenze di stabilità.
Principi di diritto affermati:
I tre principi enunciati nella sentenza chiariscono:
• La fonte costituzionale del potere di autotutela, radicato nei principi di efficienza amministrativa e giustizia tributaria (artt. 2, 23, 53 e 97 Cost.).
• La distinzione tra autotutela e accertamento integrativo.
• L’impossibilità per il contribuente di fondare un legittimo affidamento sulla mera esistenza di un atto impositivo illegittimo, salvo i casi sopra indicati.
Implicazioni pratiche:
Questa sentenza attribuisce maggiore flessibilità al Fisco per correggere errori, aumentando il rischio per il contribuente di vedersi annullare atti che avrebbero potuto ritenere definitivi. Tuttavia, restano salvi i termini di decadenza e il giudicato, che continuano a garantire un limite alla discrezionalità dell’Amministrazione finanziaria.
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Benefici contributivi per esposizione all’amianto: una panoramica
I benefici contributivi amianto sono misure previdenziali introdotte per tutelare i lavoratori esposti a questa sostanza, altamente nociva e correlata a gravi malattie professionali. Tali benefici, regolati dalla legge 257 del 1992, prevedono un incremento dell’anzianità contributiva per compensare il danno biologico e sociale subito.
Cos’è il beneficio contributivo amianto?
Si tratta di una maggiorazione dei contributi pensionistici pari al 50% del periodo di esposizione all’amianto (coefficiente di rivalutazione pari a 1,5), riconosciuta dall’INPS. Questo consente:
2. Ricalcolo della pensione: adeguamento dei ratei già erogati per chi è già in pensione.
La ratio della normativa è duplice: indennizzare i danni da esposizione e prevenire ulteriori esposizioni attraverso il prepensionamento.
Chi può accedere ai benefici?
1. Esposizione ultradecennale a una soglia superiore a 100 fibre/litro:
• Non è necessario aver sviluppato una malattia asbesto-correlata (art. 13, comma 8).
2. Lavoratori affetti da malattie asbesto correlate (come mesotelioma, asbestosi, tumore al polmone):
• Il riconoscimento della malattia professionale comporta il diritto ai benefici (art. 13, comma 7).
Come si calcola il beneficio?
• Per esposizione certificata senza malattia, il coefficiente di rivalutazione è attualmente ridotto a 1,25 e vale solo per il calcolo della pensione, non per anticiparne l’accesso.
• Per chi ha sviluppato una malattia asbesto correlata, il coefficiente resta pari a 1,5 ed è valido per il prepensionamento.
Procedure e limiti temporali
• Per l’accesso ai benefici è necessario presentare una domanda all’INAIL e fornire prova dell’esposizione.
• La normativa ha introdotto limiti temporali per alcune categorie: ad esempio, la domanda INAIL doveva essere presentata entro il 15 giugno 2005, salvo casi di malattia successivamente riconosciuti.
Impatto delle esposizioni all’amianto
L’amianto, ampiamente utilizzato in Italia fino alla messa al bando nel 1992, è ancora responsabile di gravi malattie come:
• Mesotelioma pleurico (altamente letale, con una mortalità del 93%).
• Tumore al polmone, laringe, ovaie e altre forme di cancro.
• Malattie fibrotiche come asbestosi e placche pleuriche.
Secondo dati recenti, oltre 6.000 persone sono morte per esposizione all’amianto, con più di 7.000 nuovi casi di malattie correlate ogni anno.
Benefici previdenziali e prevenzione
Oltre al risarcimento previdenziale, i benefici rivestono un ruolo preventivo:
• Prepensionamento dei lavoratori esposti: evita ulteriori contatti con l’amianto, riducendo il rischio di sviluppare malattie.
• Bonifiche ambientali: essenziali per fermare l’epidemia e tutelare la salute pubblica.
Questi strumenti, seppur importanti, devono essere affiancati da interventi strutturali per il monitoraggio e la rimozione del rischio amianto.
VERSOilFUTURO offre un servizio di assistenza legale mirato alla tutela dei diritti dei lavoratori esposti all’amianto. Questo servizio è progettato per garantire il supporto necessario in due ambiti principali:
1. Indennizzo INAIL: assistenza nella richiesta e nel riconoscimento delle malattie professionali correlate all’amianto (come mesotelioma, asbestosi e tumori amianto correlati).
2. Maggiorazioni contributive INPS: supporto per ottenere i benefici pensionistici riconosciuti a chi è stato esposto professionalmente alle fibre di amianto.
Pensione amianto e normativa di riferimento
La pensione amianto può essere richiesta anche in base a disposizioni specifiche come l’articolo 1, comma 250 della legge 232/2016. Tale norma prevede un accesso agevolato alla pensione per i lavoratori che, oltre all’esposizione certificata, abbiano ottenuto il riconoscimento di una malattia asbesto correlata.
Grazie all’intervento legale di VERSOilFUTURO, i lavoratori possono:
• Presentare correttamente le domande agli enti competenti (INAIL e INPS).
• Rivendicare i propri diritti per il prepensionamento o la riliquidazione della pensione.
• Assicurarsi il riconoscimento degli indennizzi e delle maggiorazioni contributive previsti dalla normativa vigente.
L’assistenza professionale si rivela fondamentale per affrontare iter burocratici complessi e ottenere il massimo delle tutele previste.
Ecco una sintesi dettagliata del processo per ottenere il riconoscimento dei contributi amianto e delle relative tutele previdenziali:
1. Sorveglianza sanitaria
• Obiettivo: Verificare se l’esposizione all’amianto ha causato danni alla salute.
• Procedura:
• Sottoporsi a visite medico-legali, preferibilmente con il supporto di organizzazioni specializzate come l’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto).
• Se non emergono danni, è possibile richiedere i benefici contributivi ai sensi dell’art. 13, comma 8, della L. 257/1992.
• In caso di danni, attivare la procedura di riconoscimento INAIL per malattia professionale.
2. Riconoscimento delle malattie asbesto-correlate
Le malattie causate dall’amianto sono suddivise in tre liste INAIL:
• Lista I (elevata probabilità):
Include patologie con presunzione legale di origine professionale, come:
• Asbestosi polmonare
• Placche e ispessimenti pleurici
• Mesotelioma pleurico
• Tumore del polmone, della laringe e delle ovaie
• Altri tumori specifici (es. peritoneale, tunica vaginale del testicolo).
• Liste II e III (limitata probabilità):
Qui il lavoratore deve dimostrare il nesso causale tra esposizione e malattia.
Nota: Una volta riconosciuta la malattia, il lavoratore ha diritto:
• All’indennizzo INAIL.
• Ai benefici contributivi per il prepensionamento.
3. Benefici contributivi (art. 13, comma 7, L. 257/1992)
• Rivalutazione dei contributi con un coefficiente 1,5.
• Anticipo della pensione fino al 50% del periodo di esposizione riconosciuto.
• Iter:
• Ottenere la certificazione INAIL.
• Presentare domanda all’INPS per la rivalutazione contributiva.
• In caso di rigetto, è possibile presentare ricorso amministrativo o giudiziario.
4. Pensione amianto (art. 1, comma 250, L. 232/2016)
• Destinatari iniziali: Lavoratori affetti da mesotelioma, tumore del polmone o asbestosi.
• Estensione successiva (L. 58/2019): Include tutte le malattie asbesto-correlate.
• Caratteristiche:
• Pensione immediata per chi ha malattie riconosciute.
• Accessibile anche a giovani lavoratori che non hanno maturato contributi sufficienti per la pensione ordinaria.
5. Contributi per lavoratori senza malattia (art. 13, comma 8, L. 257/1992)
• Destinati ai lavoratori esposti ad amianto ma senza diagnosi di malattia.
• Requisiti:
• Esposizione ultradecennale.
• Superamento della soglia di 100 fibre/litro nelle 8 ore lavorative.
• Limitazioni introdotte (art. 47, L. 326/2003):
• Riduzione del coefficiente a 1,25.
• Termine per la domanda INAIL scaduto nel 2005, rendendo questa misura residuale.
6. Rivalutazione e riliquidazione pensionistica
• Chi può accedervi:
• Lavoratori già in pensione con esposizione riconosciuta.
• Vantaggi:
• Adeguamento dell’importo pensionistico.
• Liquidazione degli arretrati.
7. Ricorso giudiziario
In caso di rigetto da parte di INPS o INAIL:
• È possibile intraprendere un ricorso amministrativo o una causa presso il Giudice del Lavoro per il riconoscimento dei benefici.
Questo processo richiede competenze legali e mediche specifiche. Un’assistenza professionale adeguata è cruciale per garantire il riconoscimento dei diritti e delle tutele previste dalla normativa vigente.
Questo testo presenta una guida esaustiva sulle procedure legali e amministrative relative ai benefici contributivi per i lavoratori esposti all’amianto, con particolare riferimento alla normativa vigente e alla giurisprudenza in materia. Di seguito i punti salienti del contenuto:
1. Obblighi e Decadenza per la Mancata Domanda INAIL
• La Legge Finanziaria 2004 (L. 350/2003) e altre normative hanno introdotto la decadenza per i lavoratori che non abbiano presentato la domanda di esposizione all’amianto all’INAIL entro il 15 giugno 2005.
• Tuttavia, tale decadenza non si applica in alcuni casi specifici, come:
• Lavoratori che avevano già maturato il diritto a pensione prima di tale data.
• Lavoratori già in quiescenza.
• Casi di prepensionamento per patologie asbesto-correlate.
2. Iter per Ottenere i Benefici Contributivi
• Certificazione INAIL: È necessario ottenere un certificato di esposizione dall’INAIL, o presentare comunque la domanda anche in caso di rigetto.
• Domanda INPS: Successivamente si inoltra la richiesta di accredito delle maggiorazioni contributive all’INPS.
• Ricorso amministrativo: In caso di rigetto della domanda o di “silenzio-rigetto”, è possibile presentare un ricorso al Comitato Provinciale INPS entro 90 giorni.
• Azione giudiziaria: Esaurita la fase amministrativa, è possibile ricorrere al Giudice del Lavoro (o alla Corte dei Conti per i dipendenti pubblici) per richiedere il riconoscimento delle maggiorazioni contributive.
3. Termini di Decadenza e Prescrizione
• Decadenza triennale: Il lavoratore deve avviare l’azione giudiziaria entro 3 anni dal termine della procedura amministrativa.
• Prescrizione decennale: Il diritto alle maggiorazioni contributive si prescrive in 10 anni, ma il termine decorre:
• Dalla conoscenza della condizione di rischio amianto.
• Dalla data del pensionamento o della domanda all’INAIL, secondo la giurisprudenza della Cassazione.
• In alcuni casi, si può contrastare l’eccezione di prescrizione invocando comportamenti illegittimi dell’INPS o facendo valere termini differenti di decorrenza.
4. Giurisprudenza Rilevante
• Sentenze come Cassazione Sez. Lav. n. 24998/2014 e Cassazione n. 2243/2023 hanno ribadito che il termine di decadenza del 2005 non si applica in alcune circostanze, e che la prescrizione deve considerare la conoscenza o conoscibilità del rischio.
5. Documentazione Necessaria per il Ricorso Giudiziario
• Certificato di esposizione INAIL o domanda INAIL.
• Documentazione INPS relativa alla domanda amministrativa e ai ricorsi.
• Prove documentali sull’ambiente di lavoro e sul superamento della soglia di esposizione (100 ff/ll su 8 ore lavorative).
6. Specificità per Settori
• Ferrovieri: La normativa prevede disposizioni specifiche per i lavoratori esposti nelle Ferrovie dello Stato, con termini abbreviati di istruttoria e riferimenti normativi specifici come la L. 205/2017 e la L. di Bilancio 2021.
7. Ruolo di VERSOilFUTURO
• L’associazione VERSOilFUTURO (VilF) continua a promuovere iniziative per la bonifica dei siti contaminati e per la tutela dei diritti dei lavoratori esposti, spesso non riconosciuti in via amministrativa.
Questa guida mira a fornire un quadro chiaro delle procedure per i lavoratori esposti all’amianto, evidenziando la necessità di agire tempestivamente per evitare la decadenza o la prescrizione dei diritti.
L’Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno dedica la sua attività anche e soprattutto alla tutela legale dei lavoratori esposti all’amianto, impegnato in azioni volte al riconoscimento dei benefici contributivi e al risarcimento dei danni correlati all’esposizione. Fondatore e presidente dell’’associazione VERSOilFUTURO (VilF), l’Avv. Bonanni Saraceno si dedica alla difesa dei lavoratori esposti ad amianto sia sul piano previdenziale che risarcitorio.
Tra le sue iniziative principali si evidenziano:
1. Assistenza legale per benefici previdenziali
L’Avv. Bonanni Saraceno patrocina i casi relativi al riconoscimento dei benefici contributivi amianto (art. 13, comma 8, L. 257/1992), sostenendo lavoratori nel complesso iter amministrativo e giudiziario contro INPS e INAIL.
2. Tutela giudiziaria
L’Avv. Bonanni Saraceno impugna provvedimenti di rigetto e attua strategie per evitare la decadenza triennale e la prescrizione decennale dei diritti previdenziali. Inoltre, difende i lavoratori contro l’eccezione di prescrizione invocata dall’INPS.
3. Riconoscimento danni da esposizione amianto
Oltre al supporto previdenziale, l’Avv. Bonanni Saraceno si batte per il risarcimento dei danni biologici, morali e patrimoniali per i lavoratori e le loro famiglie.
4. Attività di sensibilizzazione
Attraverso conferenze e campagne, l’Avv. Bonanni Saraceno denuncia le difficoltà dei lavoratori nel far valere i propri diritti e ha sollecitato interventi normativi e istituzionali per la bonifica dei siti contaminati e una maggiore protezione.
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STUDIO LEGALE BONANNI SARACENO Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno Viale Giulio Cesare, 59 – 00192 – Roma
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2393/2023, ha stabilito che, sebbene i fatti risalgano a un periodo antecedente al D.lgs. 626/1994, il committente (Fincantieri Spa) è comunque responsabile per la sicurezza del luogo di lavoro, in quanto manteneva la disponibilità dell’area.
Questa responsabilità si fonda sul principio generale sancito dall’articolo 2087 del Codice civile, che obbliga l’imprenditore (in questo caso il committente) ad adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica e morale dei lavoratori.
Anche se l’articolo 7 del D.lgs. 626/1994 introdurrà formalmente una specifica disciplina sulla responsabilità del committente per i rischi presenti nell’area di lavoro, la Cassazione ha ritenuto che la responsabilità di Fincantieri emergesse già dal fatto che il luogo di lavoro era sotto la sua gestione e controllo. Il mantenimento della disponibilità dell’area da parte del committente lo rendeva quindi obbligato a garantire condizioni di salubrità e sicurezza per i lavoratori presenti.
Questa interpretazione rafforza il principio per cui il committente non può considerarsi estraneo alla sicurezza del luogo di lavoro, soprattutto quando ha un ruolo determinante nella sua organizzazione.
L’ordinanza n. 2393/2023 della Corte di Cassazione rappresenta un pronunciamento significativo in materia di tutela dei lavoratori e responsabilità civile per malattie professionali. Di seguito un riepilogo dettagliato:
1. Responsabilità del committente (Fincantieri Spa) e del datore di lavoro (Tecnimpianti Spa):
• Entrambe le società sono state ritenute responsabili per la morte del lavoratore causata dal mesotelioma pleurico, malattia riconducibile all’esposizione all’amianto.
• La responsabilità non è stata qualificata come oggettiva, ma discende dalla mancata predisposizione di misure di prevenzione e sicurezza, obbligo sancito dall’articolo 2087 del Codice civile.
• La disponibilità del luogo di lavoro in capo al committente ha reso Fincantieri corresponsabile, nonostante l’epoca dei fatti fosse precedente alla legge 626/1994, che ha disciplinato specificamente la responsabilità del committente.
2. Nesso causale tra esposizione e malattia:
• La Corte ha applicato il principio del “più probabile che non” per stabilire il nesso causale tra la malattia e l’esposizione alle polveri di amianto.
• Le carenze antinfortunistiche e il lungo periodo di lavoro presso Tecnimpianti sono stati considerati determinanti.
• Le obiezioni relative al periodo di latenza del mesotelioma, ritenuto dai ricorrenti inferiore rispetto agli standard scientifici attuali, sono state rigettate poiché ininfluenti rispetto alla responsabilità accertata.
3. Rilevanza delle attività lavorative precedenti:
• La Corte ha escluso che fosse necessario verificare l’incidenza di eventuali esposizioni ad amianto presso precedenti datori di lavoro, ritenendo che le condizioni lavorative presso Tecnimpianti fossero sufficienti per fondare la responsabilità.
4. Danno da perdita parentale:
• La Cassazione ha confermato il risarcimento agli eredi del lavoratore, includendo il danno da perdita parentale.
• Tale danno è stato qualificato come oggetto di presunzione legale, superabile solo con la prova contraria. Poiché i ricorrenti non hanno fornito alcuna prova per contestare la presunzione, il riconoscimento del danno è stato confermato.
5. Rimpallo di responsabilità tra committente e datore di lavoro:
• La Cassazione ha rigettato i tentativi di ciascuna parte di attribuire la responsabilità esclusivamente all’altra.
• L’affermazione di responsabilità di entrambe le parti sottolinea l’importanza della cooperazione tra committente e datore di lavoro nella tutela della salute dei lavoratori.
Questa decisione ribadisce l’importanza dell’articolo 2087 del Codice civile come norma di garanzia per la salute e la sicurezza sul lavoro, anche in epoche precedenti l’introduzione di normative specifiche come la legge 626/1994. Inoltre, conferma la tutela rafforzata per gli eredi delle vittime, sottolineando il valore del danno parentale come presunzione legale.
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La sentenza della Cassazione n. 42823 del 2024 affronta una questione rilevante nell’ambito dei reati tributari: il rapporto tra il reato di frode fiscale (art. 2 del D.Lgs. 74/2000) e quello di dichiarazione infedele (art. 4 del medesimo decreto).
Principio espresso:
Il concorso tra i due reati sussiste solo quando vi sia identità della condotta materiale, cioè quando la medesima dichiarazione sia utilizzata per integrare entrambe le fattispecie delittuose.
Dettagli del ragionamento:
1. Diversità delle condotte tipiche:
• La frode fiscale richiede artifici o raggiri (ad esempio, l’uso di fatture o documenti falsi) che ingannano l’amministrazione finanziaria, mentre la dichiarazione infedele si caratterizza per l’indicazione di elementi attivi inferiori a quelli effettivi o di elementi passivi inesistenti, senza l’uso di mezzi fraudolenti.
• Quindi, in linea generale, i due reati hanno condotte autonome e non sovrapponibili.
2. Eccezione: medesima dichiarazione:
• Se la stessa dichiarazione è utilizzata per realizzare entrambe le violazioni, può configurarsi un concorso apparente di norme (non concorrono entrambi i reati) oppure un concorso reale, a seconda della rilevanza dei singoli elementi.
3. Orientamento della Cassazione:
• Per evitare duplicazioni punitive, la Suprema Corte sottolinea che il concorso reale può scattare solo in presenza di una condotta materiale coincidente, diversamente si applicano le norme secondo il principio di specialità.
Implicazioni pratiche:
Questa sentenza rappresenta un ulteriore chiarimento per la giurisprudenza e per i professionisti che si occupano di diritto penale tributario, indicando un criterio per stabilire se sussista un concorso di reati o meno. È importante valutare attentamente:
• La natura della condotta posta in essere.
• La modalità con cui la dichiarazione è stata predisposta.
• Gli elementi probatori che dimostrano la sussistenza (o meno) di artifici fraudolenti.
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Nella nuova puntata, l’Avv. Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno intervista l’esperto in contenziosi transfrontalieri, l’Avv. e Barrister Giuseppe Calà affrontando le differenze tra il sistema giuridico del Common law e quello del Civil law.
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